CAPITOLO 41

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Lyra POV

Rivedere i loro volti fu come assistere ad un miraggio in pieno deserto. Eppure, per quanto felice fossi, non riuscii a non percepire una sensazione di disagio nell'osservarli: erano visibilmente stanchi, provati dal viaggio, entrambi più magri e pallidi del solito, come se non mangiassero o dormissero da giorni.

E, adesso che si trovavano in quello stato, avrebbero dovuto combattere.

Ma sapevo che lo avrebbero fatto in ogni caso. Potevo vederlo, negli occhi di Rubyo.

Fu proprio in quell'istante che, con un salto sovraumano, Gideon atterrò sulla nave. Quella visione però, mi fece raggelare il sangue.

Gideon era irriconoscibile, con i denti digrignati, le gengive scoperte, il naso arricciato e gli occhi dorati, così spalancati da sembrare fuori dalle orbite.

Era fuori di sé.

Avanzava a passi lenti e pesanti, scrocchiandosi le ossa senza neppure toccarle, mentre un'aura lucente prendeva a illuminargli il corpo.

Un primo uomo gli si avvicinò, provando a fermare la sua avanzata, ma Gideon, poco curante, lo lanciò in mare con una spinta apparentemente priva di sforzo. In breve se ne ritrovò addosso altri tre, ma nessuno riuscì a fermarlo. Anzi, sembrava come se la sua furia aumentasse man mano che gli uomini tentassero di fronteggiarlo.

Così accecato da quell'ira però, non si accorse di un altro, che gli stava arrivando alle spalle.

Con un mugugno Gideon venne trafitto, ma, nuovamente, sembrò non importargli. Con uno scatto, si girò invece verso questo e, tenendogli fermo il corpo con una mano, gli tirò il braccio con l'altra, fino a spezzargli le ossa. Con un grido l'uomo si accasciò a terra, e ci rimase, mentre Gideon tornava ad avanzare.

«Che fate impalati! Attaccate!»

Il capitano spronò i marinai che, con un urlo, si lanciarono in massa all'inseguimento di Gideon.

Lo raggiunsero poco dopo, tutti insieme, circondandolo su ogni lato. Per un momento lo persi di vista, poi, un istante dopo, una potente corrente d'aria allontanò tutti gli uomini, rivelando la siluette del Kelpie. In quello stesso secondo, Gideon si lanciò verso la ciurma come un giaguaro su un caimano: entrambe le fazioni incredibilmente potenti e letali, ma solo una tanto forte da poter avere la meglio sull'altra.

Lo scenario che ne seguì fu raccapricciante.

Armi e brandelli di cadaveri sventranti si ammucchiavano sul ponte della nave, uno dopo l'altro, dipingendo di un acceso rosso scarlatto il legno umido della nave, mentre Gideon, con il muso basso sui corpi, li trucidava senza pietà, sgranocchiandone le parti.

Un improvviso conato di vomito mi scosse nelle catene, mentre mi forzavo a distogliere lo sguardo da quell'orrida scena. Iniziai a tossire, rivolta ai miei piedi, come se le mie stesse viscere stessero cercando di fuoriuscire.

«...e poi li divoriamo, senza lasciare neanche le ossa. »

Solo in questo momento, quelle parole, dette con tanto astio al nostro primo incontro, acquisirono un vero senso.

Fu come se tutta la fatica, le ferite, le ore perse di sonno, il freddo e i combattimenti avessero effetto sul mio corpo solo in quel momento e, improvvisamente, mi sentii stremata, con le palpebre pesanti e le gambe deboli.

Ma forse era meglio così, forse, quando mi sarei risvegliata, sarei potuta illudermi che tutto quello era stato solo un sogno.

*

Quando riaprii gli occhi, Rubyo stava cercando di liberarmi dalle catene a colpi di spada e la battaglia sulla nave era nel vivo della situazione. C'erano tutti, anche Ferd e la sua truppa, ma non riuscivo a vedere Gideon.

Quando con un colpo secco le mie ginocchia colpirono le assi del ponte capii di essere libera dalle catene e mi abbandonai alla presa di Rubyo.

«Scusa, se sono in ritardo.»

Gli occhi di Rubyo mi guardarono, malinconici, mostrandomi il mio riflesso.

Scossi la testa.

«Meglio tardi che mai.» Dissi accennando un sorriso, al quale lui mi rispose con un altro, più blando.

«Mai, più ti abbandonerò.»

E mi prese in braccio, sollevandomi dal legno.

Avrei voluto dirgli che stavo bene, che poteva lasciarmi andare, che sapevo camminare da sola, ma in quel momento, non ne trovai la forza.

«Ora non guardare.» Aggiunse poi lui.

Lo ascoltai e nascosi il viso nella sua clavicola.

«Dov'è Gideon?» Chiesi mentre mi portava via.

«Sta bene.» Fu la sua risposta. «E forse anche troppo.»

«L'ho visto prima...» Dissi io. «... divorare quei corpi.»

Lo sentii deglutire.

«Vorrei poterti dire che mi dispiace, ma non è così. Questa volta ha tutto il mio appoggio nelle sue azioni. Si meritano di ricevere il tuo stesso trattamento.»

Mi accigliai all'istante.

Cosa era successo? Rubyo non era mai stato così.

«Ma io sono ancora viva!»

«Di certo non per merito loro.»

Iniziai a dimenarmi, in un tentativo di liberarmi dalla sua presa. «Non centra nulla! Loro sono comunque il mio popol-»

In un gesto rapido e furente Rubyo mi posò a terra.

«Ancora con questa storia! Anche tu sei il mio popolo Lyra e non tollero che una mia persona venga trattata in questo modo. Tu non hai idea di come è stato crederti morta per settantadue ore. Rivivrei la morte dei miei genitori pur di non provare nuovamente un dolore così grande.» Si zittì per un istante, riprendendo fiato e mutando il tono della sua voce in uno più gentile.

«Perché adesso l'ho capito: c'è una cosa che temo di più degli spazi chiusi, ed è la tua morte.»

Il respiro mi si bloccò nei polmoni e ogni mia eventuale risposta fu spazzata via in pochi secondi, lasciandomi in balia del nulla.

«Ora aspettami qui. Devo scambiare quattro chiacchiere con il capitano.»

E detto ciò, si allontanò di fretta, estraendo la spada e producendo un suono metallico. In quel momento capii che l'avrebbe avuta vinta solo dopo aver ucciso il capitano con le sue stesse mani. 

Royal Thief Where stories live. Discover now