Across the Universe

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N.B: in questo capitolo mi sono lasciata un po' (tanto) andare con le "citazioni" di altre opere, in particolare troverete riferimenti a "Dune", di Frank Herbert, e, soprattutto, a "Le Luci di Atlantide", di M.Z.Bradley. Se non ne avete mai sentito parlare, e se sarò riuscita a stuzzicarvi almeno un pochino, il mio consiglio è di correre a procurarvi questi due bellissimi – e imprescindibili – libri il più in fretta possibile.




... Images of broken light which dance before me like a million eyes,
they call me on and on across the universe...
(Beatles – Across the Universe)





07.
"You who I called brother,
how could you have come to hate me so?
Is this what you wanted? [...]

Then let my heart be hardened,
and never mind how high the cost may grow."

(The Prince of Egypt - The Plagues)


- La Desolazione dello Jundland non va affrontata tanto alla leggera. -

La voce di Owen Lars si disperde come un'eco lontana nel silenzio ovattato del crepuscolo. Ad Ovest, i soli gemelli rosseggiano bassi all'orizzonte, già pronti a scivolare pigri al di là del Mare delle Dune; l'aria si cristallizza, in pacato raccoglimento, nell'attesa del sorgere delle tre regali lune di Tatooine, Ghomrassen, Guermessa e Chenini.

Obi-Wan Kenobi si stringe tra le falde del suo ampio mantello, mentre si avvia a capo chino verso quella che d'ora in avanti sarà la sua dimora.

Davanti a lui, una distesa di segatura*, ambigua e infinita; è il Deserto che, come il canto arcano delle sirene su Teti II, si rivela in tutta la sua sublime e infida bellezza.

Una prigione di roccia e di sabbia dorata, spietata e ammaliante, immensa e senza confini, ma pur sempre una prigione – nient'altro che una dannata prigione.

L'uomo si porta cauto le mani accanto al volto; sulla pelle callosa dei palmi, percepisce ancora l'aroma ferroso e denso del sangue di Padmé. L'anima trema, percorsa dalla pena acuta del rimpianto, indifesa e fragile come una canna di bambù sferzata dalla furia impetuosa del vento.

Il bambino era così caldo, morbido e quieto tra le sue braccia; aveva dormito accoccolato al suo petto per tutta la durata del viaggio da Polis Massa. Un viaggio che a lui era apparso interminabile.

Sotto alla leggera pressione degli stivali, la rena scrocchia in brevi crepitii striduli, graffianti, rantoli aritmici di una bestia agonizzante, e urta i nervi ormai logori del Cavaliere Jedi, che cammina, esausto e greve, contando fra sé i passi che lo separano dalla meta.

E da ciò che si è lasciato alle spalle.

"Sai Maestro? Di notte, nel deserto, bisogna stare attenti a non produrre il minimo rumore; non si rischia soltanto di attirare l'attenzione dei predoni Tusken! A volte è sufficiente un respiro appena più profondo per svegliare un Verme delle Sabbie, ed essere ridotto in poltiglia entro pochi secondi! Shai-Hulud, così lo chiamano i Jawa, il 'Vecchio del Deserto', o 'Vecchio Padre Eternità', poiché può vivere migliaia di anni, indisturbato, laggiù, nell'oscurità impenetrabile degli abissi di polvere".

Obi-Wan vorrebbe smettere di pensare, vorrebbe imporre alla sua mente ostinata di non cavalcare la marea dolorosa dei ricordi, vorrebbe impedire al suo cuore di spegnersi, di trasformarsi in un buco nero in grado di divorare ogni cosa, anche il più flebile sprazzo di luce che baleni ignaro fra le sue pieghe avvizzite. Vorrebbe, Obi-Wan, vorrebbe ma non può, perché l'impronta di colui che fu suo Apprendista è ovunque, è nella cresta d'arenaria scura che si staglia minacciosa contro il cielo stellato, ombra cupa fra le ombre, è nell'odore di bachelite bruciata che ancora irradia dalle spade laser che porta appese al fianco, è nel lampo d'azzurro fulgore che ha scorto in fondo allo sguardo curioso e vivace del piccolo Luke.

Music of the Force - A STAR WARS SymphonyWhere stories live. Discover now