The Jedi Steps

99 8 22
                                    

Dedicata a Velia, senza la quale queste storie non avrebbero mai potuto vedere la luce.




- The Jedi Steps -



"Beyond the horizon of the place
we lived when we were young,

in a world of magnets and miracles,
our thoughts strayed constantly
and without boundary.
The ringing of the division bell
had begun."




Luminosa, come il sole[1] che sorge dal mare, la ragazza scende dal Falcon con un unico, rapido balzo.

Dalla sommità del Tempio il vecchio percepisce, sopra al mugghiare costante delle onde, il lieve scricchiolio dei suoi stivali a contatto con il basalto sdrucciolevole della proda.

Questa volta non sei una visione. Sei qui, sei davvero qui.

Una gelida raffica di vento – il solo, indiscusso, signore di Ahch'To – sferza l'eremita in pieno viso, costringendolo a ripararsi più a fondo tra le falde del suo ampio mantello. L'odore di salso, di cui è imbevuta la tela grezza e pesante del cappuccio, gli invade le narici, acre, pungente, e così intenso da provocargli quasi un senso di vertigine. Non ci ha mai fatto l'abitudine – non ha mai voluto farci l'abitudine.

La ragazza avanza svelta sull'impervia scalinata di ciottoli, e le sue falcate sicure sembrano smuovere le fondamenta stesse dell'Isola che, come la mano mostruosa di un gigante, emerge dalle acque argentee dell'oceano e squarcia il cielo rigonfio di nubi con i suoi svettanti artigli di arenaria scura e calcare.

Più in basso, lo sciabordio dei marosi è accompagnato soltanto dal garrito stridulo dei gabbiani, che volteggiano leggiadri attorno alle falesie, indomiti e liberi, padroni assoluti dell'orizzonte.

Avevano ragione, ragazza, sei un canale aperto verso la Forza. 

L'asceta ne avverte il potere acerbo propagarsi nella roccia in un susseguirsi aritmico di vibrazioni acute e convulse; la mente della giovane è una piana riarsa, dai contorni slavati e confusi, percorsa da contorte cattedrali di rena e acciaio che si stagliano minacciose contro un tetro cielo color ardesia.

Tatooine. Jakku. I nomi non hanno significato per i Figli del Deserto, per i piccoli Muad'Dib. In fondo è questo che noi siamo, Rey, Hikaru, Bambina Splendente: nient'altro che insignificanti topi delle sabbie, braccati da un Destino che non abbiamo scelto, ma che incombe su di noi, come un cobra sulla preda, più grande, antico e insondabile dell'Universo Infinito che ci ha creati.

Luke Skywalker – Maestro Jedi, Cavaliere in esilio, ultimo della sua stirpe – per anni ha atteso questo momento, ma, allo stesso tempo, ne ha sempre temuto l'avvento.

Perché, lo sa, lo sente, non c'è – non ci può essere – solo Luce, fra i pensieri della fanciulla che, a fatica, si inerpica lungo il Cammino che fu dei Primi Jedi. C'è anche paura, e rabbia, e odio, e sofferenza in lei. Il Lato Oscuro si è già insinuato fra le pieghe più nascoste della sua anima. Luke non gliene fa certo una colpa: il seme del rancore ha cominciato ad attecchire tempo addietro, nutrito dalle lacrime di una bambina abbandonata a se stessa fra le squallide dune di Jakku, e cullato nella solitudine di indistinti giorni gemelli seguiti da notti crudeli e desolate, trascorse a scrutare le stelle nella vana speranza che, prima o poi, uno solo fra quegli astri lontani rispondesse pietoso al suo richiamo.

Music of the Force - A STAR WARS SymphonyWhere stories live. Discover now