35. 𝘾𝙖𝙨𝙖 𝙘𝙞 𝙖𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙖!

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Inizialmente pensato volesse chiedermi della mia sicurezza sul dire che sono innamorata, ma riflettendoci meglio non l'avrebbe mai fatto in quanto è troppo timida, allo stesso modo si nota la sua curiosità.

G: « Beh, cos'è quella faccia? Ho sbagliato qualcosa?»

C: « no assolutamente, ma non avevamo detto che volevamo dirlo a tutti?»

G: «Certo, ma non è questo il modo, onestamente meriti una presentazione migliore!»

C: « E sentiamo, come vorresti presentarmi?»

G: «Innanzitutto vorrei presentarti alla mia famiglia prima, se non hai nulla in contrario»

C: «Assolutamente no, anzi»

G: «Perfetto, per il resto se per te non è un problema vorrei fosse una sorpresa. Nulla di plateale eh, chiariamoci, ma ho in mente qualcosa»

C: «Sono curiosa ma aspetterò.»

G: «Signorina, in tutto ciò s'è fatta na certa, e tu il treno a quest'ora non lo prendi sia chiaro, quindi direi che è proprio il momento di presentarti a mia madre e mia sorella, sei pronta?»

C: «Ma che cazzo dici? Così all'improvviso, non sono per niente pronta, no, che figura ci faccio a presentarmi così scombinata»

G: «A Clà ormai già sai le mie risposte, quante volte te lo devo di? Statte mpo zitta su!»

Me la rido, e lei ha il panico negli occhi, ma so bene che le cose fatte d'improvviso son quelle che riescono al meglio, non voglio stare lì a programmare ogni minima cosa, è noioso e scontato.

Quindi senza farmi troppi problemi guido verso casa mia.

Penso mi abbia pizzicato il braccio ormai una decina di volte

G: «Se po sapere che voi? Dimme tutto»

Io continuo a ridere sapendo già cosa vuole dirmi.

C: «Ti prego torniamo alla stazione, o in un albergo, dammi solo un giorno, ti prometto che ci veniamo domani.
Ti rendi conto che se mi porti a casa in queste condizioni tua mamma pensa tu abbia fatto uso di droghe per far sì che io ai tuoi occhi sia risultata carina.. ma dai che figura si merda, ti odio.»

G: «Sisi Ok, come vuoi te.»

C: «Vaffanculo, non assecondarmi, guida va che qua non ti smuovo nemmeno se ti spengo la macchina»

G: «Finalmente hai capito, ma allora ce l'hai qualche neurone funzionante ve?»

C: «Pare di si, ma a funzionare bene sono gli arti superiori, quindi vedi di non stuzzicarmi altrimenti te li faccio provare.»

Fermo la macchina, tanto ormai sta qui con me, c'é tempo, ci voglio giocare ancora un po' da sola.

G: «Voglio proprio vede, vai, comincia Claudette!»

Sgrana gli occhi quando accosto la macchina, subito le compare però un sorriso sulle labbra, come se pensasse d'avere un'altra occasione per convincermi a fare marcia indietro. Povera illusa..

Mi sferra il primo pugno sul braccio destro.
Io rido di gusto, lei inizia a "picchiarmi" ed io continuo a ridere.

C: «Ma sei seria? Dai fai almeno finta di farti male.»

Mentre rido, alzo il bracciolo che divide i due sedili ed inizio a farle il solletico, sperando funzioni.
Ovviamente così è, lei inizia a dimenarsi e ad urlare.

C: «Ooook...okkkk ti prego adesso smettila, fa-facciamo tutto quellO CHE DICI TU, ma ti supplico basta!!»

La smetto solo perché sta urlando davvero troppo e chi sa cosa potrebbero pensare gli automobilisti che ci passano affianco.
Ma prima di allontanarmi mi avvicino alle sue labbra.
La bacio con passione, le mordo poi il labbro inferiore.
Una mano è rimasta lì sul suo fianco, la porto sul suo seno e lo stringo, fino a che non sento un leggero gemito uscire dalle sue labbra, è a quel punto che mi stacco totalmente e ritorno seduta al mio posto.
Lei apre gli occhi ancora stordita.
Mi sembra di rivivere la stessa scena che abbiamo vissuto nella casetta.

C: «Ma allora si che sei proprio stronza»

G: «Secondo te i miei testi non so veri? Annamo va, c'è Casa che ci aspetta!»

Rien qu'une fois Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora