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(REVISIONATO)

«Hai sentito la nonna stanotte?» mi sedetti al tavolo con il collo dolorante. Non mi faceva bene dormire tutte quelle ore, quando mi svegliavo poi ero in uno stato di trance e dolori per tutto il giorno.

«No, che ha fatto?» aprii la ciotola di biscotti e ne presi due per inzupparli nel latte caldo. «Ha vinto al Lotto? Non sapevo ci avesse giocato recentemente.» iniziai a fare colazione in tutta tranquillità mentre mia madre girovagava per la casa in cerca probabilmente di quelle scarpe con il tacco pitonate.

«Nulla di tutto questo tesoro, solo una scappatella notturna con quello delle mele. Sì insomma, il venditore di frutta e verdura all'angolo.» sorrisi, accendendo lo schermo del mio telefono ormai più che rovinato per leggere le nuove notifiche.

Non che di solito ne avessi. Ero sempre stata una ragazza solitaria, anche se ero più che solare, ma nessuno aveva mai fatto amicizia con me durante i primi anni di scuola. Nessuno si era mai seduto al mio stesso tavolo in mensa, nessuno mi aveva mai accompagnato ad una partita e nessuno mi aveva mai permesso di essere me stessa.

Tutti quelli con cui parlavo a scuola erano semplici conoscenti con cui passavo la mattinata, niente di più e forse niente di meno.

Eppure sul mio telefono una notifica c'era ed era dell'unico amico che mi era rimasto.

Finii di fare colazione osservando la cucina che mi circondava: il muro bianco ancora scrostato e mai riverniciato, il mobile color quercia che rendeva cupa l'atmosfera oltre alla mia vita. Sbuffai e poi guardai mia madre passare da una stanza all'altra con una fretta che non le avevo mai visto.

«Che hai?» feci stridere le gambe della sedia contro il pavimento gelido della casa e poi sistemai gli oggetti che avevo utilizzato al loro posto, tranne la tazza che andai a posizionare all'interno della lavastoviglie.

«Tu che hai, piuttosto. Non sei contenta dell'inizio del terzo anno? Nuovi amici, nuove conoscenze e nuove materie. Pensa che quando ero io tra i banchi del liceo, al terzo anno si cambiavano anche gli armadietti. Magari incontri un bel ragazzo» sghignazzai, avviandomi lungo le scale di casa.

«Le persone però sono sempre le stesse dell'anno scorso, non cambiano con un'estate nemmeno tanto entusiasmante.»

Non ero pessimista. Sapevo solo che alla Greendale le persone non avevano lo scopo di fare amicizia, non volevano conoscere persone nuove. Al mio liceo tutti erano già sistemati negli appositi gruppi: nerd, sportivi, popolari, cantanti, hippy e così per altri cinque gruppi circa.

Dopo aver fatto la doccia, aver dato una sistemata ai capelli ed aver indossato i primi vestiti dell'armadio a disposizione, uscii di casa chiudendomi la porta alle spalle. Ero pronta ad un nuovo anno, a nuovi compiti, ma non alle medesime persone di sempre. Quelle che incontravo nei corridoi e ogni giorno trovavano obbligatoriamente il difetto della giornata, quelli che a mensa si alzavano quando prendevo posto al loro tavolo, quelli che alle partite cercavano i propri amici invece di sedersi vicino alla ragazza emarginata.

Insomma, loro non mi erano mancati durante la noiosa estate che avevo passato ad accudire bambini e vendere frullati all'angolo insieme ad un simpatico trentenne.

Aspettai il pullman con le cuffie nelle orecchie e la musica neomelodica in circolo per la mia mente. Chissà se fuori la sentivano, chissà se qualcuno oltre a me ascoltava le mie stesse canzoni in quello scorcio di città nascosto dai palazzi rovinati dalla salsedine.

Quando arrivai a scuola, mi posizionai contro il solito albero dove mi rifugiavo quando volevo pensare e dove mai nessuno si materializzava perché era troppo lontano dal cortile ormai colmo di gruppetti ansiosi per il loro primo giorno di una lunga serie.

Per Sempre TuaWhere stories live. Discover now