𝙰𝚃𝚃𝙾 𝙸﹣ Sɪʟᴇɴᴢɪᴏ ᴅᴏᴘᴏ ʟᴀ ғᴇsᴛᴀ

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𝐈Parzialmente ubriaco e incosciente, Jeongguk percorse a piedi la strada del ritorno per casa sua

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Parzialmente ubriaco e incosciente, Jeongguk percorse a piedi la strada del ritorno per casa sua. Oltrepassò un barbone su una panchina, ancora incapace di capire come non fosse nella stessa situazione, e si sedette sulla scalinata di un ponticello sul fiume Han. Riposando le gambe e allentata la cravatta un uomo fece lo stesso accanto a lui. Forse Jeongguk era brillo, ma non sicuramente scemo. Quando l'uomo, che da vicino era più un giovane adulto, stette accanto a lui, una strana sensazione lo invase. Sembrava vagamente quello che sentiva vivendo quotidianamente. Una sorta di disagio mescolato al dolore. Quella consapevolezza netta che nessuno può toglierti. Come l'amarezza che senti nella coca cola quando, bevendola, realizzi che non è niente di più di acqua e zucchero. Si alzò immediatamente, quasi bruciato da quella presenza. Fece, poi, per andarsene girandosi ma l'uomo lo chiamò, col suo nome e a gran voce.
"Jeongguk, vieni qui" quasi dolcemente parlò.
La sua testa fu un tunnel di riflessioni. Cercò di associare il suo volto, piccolo e proporzionato, ad un nome nella sua testa. Il che gli risultò impossibile. No, non conosceva quel ragazzo. Ma quel ragazzo conosceva lui. Che l'avesse confuso e caso voglia che abbiano lo stesso nome?
Tutto fu interrotto dallo stesso signore "no, non ci conosciamo"
Lo aveva letteralmente letto nel pensiero. Jeongguk si sarebbe dato alla fuga immediatamente, ma era letteralmente paralizzato dalla paura, con la sua bottiglia nella mano sinistra e i jeans strappati. I capelli gli cadevano sugli occhi e non aveva nemmeno la forza di alzare il suo braccio pieno di tatuaggi per ordinarseli.
"Come sei carino quando sei inerme, non sei tanto minaccioso" quello coi capelli grigi, al quale fu attribuita l'impossibilità di dargli un'età essendo un composto complesso di anni differenti, gli carezzò la cicatrice sotto l'occhio camminandogli intorno.
"Che fai? Ora tremi piccolino?" sorrise quasi scontrando il suo naso con quello di Jeongguk
"Carino" rispose alla sua rabbia repressa dai poteri dello stesso
Schioccò le dita, lasciando libero l'altro di muoversi per dargli un pugno. Come se già sapesse la sua reazione, l'uomo bloccò la sua mano.
"Sgarbato da parte tua dopo quello che posso offrirti"
Lo allontanò immediatamente
"Non faccio patti coi demoni" rispose subito, continuando per la sua strada. Se lo ritrovò davanti proprio quando credeva di averlo seminato
"Ah demoni, ce n'è uno molto carino che conosco ma mi piacciono più i protettori, come me"
Continuò ad ignorarlo andando avanti.
"Dai è già stressante il mio lavoro, non renderlo più complicato"
Al limite, Jeongguk, cedette
"Ok che cosa vuoi"
L'uomo sorrise
"Ti sei deciso ragazzino, andiamo a casa tua qui può vederci qualcuno"
Schioccò ancora le dita.
Quando si vide seduto sul suo letto iniziò a sospettare che tutto ciò non esistesse. Che fosse solo frutto della sua testa.
"Come non detto, buonanotte" tolse le scarpe ai piedi del letto e si girò dandogli la schiena
"purtroppo per te non posso andarmene e devo parlarti lo stesso"
Al silenzio dall'altro continuò, eseguendo gli ordini.
"Hai la possibilità di rivivere un solo giorno della tua vita. Riviverlo con la consapevolezza che hai adesso di chi diventerai e di cosa accadrà nel futuro. Ma non avrai possibilità di cambiarne la fine, solo di riviverlo. Quale giorno scegli?"
No, non rispose. Ma nella sua testa ricorreva il pensiero del giorno in cui incrociò quello sguardo. L'ultimo sguardo che diede prima di suicidarsi la sera stessa. Sì, avrebbe potuto fare di meglio, pensare al giorno in cui avrebbe potuto evitare di dire certe cose, o quando avrebbe potuto mettere da parte l'orgoglio. Sì, avrebbe potuto, ma credette che se nulla sarebbe cambiato quale senso avrebbe avuto?
"E sia"

𝙍𝙚𝙡𝙞𝙫𝙚 𝙖 𝘿𝙖𝙮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora