"Le parole sono cose vive. Hanno personalità, punti di vista... scopi".
Questa perla di saggezza è particolarmente vera nella delicata arte della scrittura: sarà il modo in cui le utilizzate, queste parole, che edificherà le sensazioni che il vostro lavoro saprà trasmettere ai lettori, che determinerà quanto figo sarà il vostro personaggio bello e dannato col ciuffo, e quanto significativo sarà il momento in cui torna a casa dopo il lungo viaggio che l'ha portato a scoprire la perfetta ricetta della tempura per salvare il negozio dei vecchi genitori...
... Per fare un esempio.
Ma da non sottovalutare è come i vostri personaggi useranno le parole!
Tralasciamo quindi che il creatore della citazione che abbiamo usato per aprire la questione sia Hannibal Lecter (Punti Pianta a chi lo aveva capito da sé!) perché, almeno per oggi, non è sul cannibalismo che ci soffermiamo, e passiamo oltre.
Insieme, cari germogli, stiamo imparando a costruire le creature che popoleranno le vostre storie, o a mettere per iscritto quelle che già abitano la vostra mente. E ora stanno lì.
Eh sì, ma, ora che li avete creati, non possono mica passare centinaia di pagine a guardarsi in faccia zitti zitti o a lanciare urli sgrammaticati. Dov'è l'amore, la passione? Da cosa scaturisce l'odio, come si redimono o finiscono per sprofondare ancora di più nel loro lato oscuro?
E, per quanto ci intrighi l'idea di un'intera storia i cui protagonisti non fanno altro che lanciarsi occhiate significative e si pestano dall'inizio alla fine (magari sfruttando i nostri consigli sugli stili di combattimento), oggi opponiamo la lingua alla spada: si parla di dialoghi, signore e signori!
Sia chiaro, in questo deserto noi crediamo che dialoghi e relativa punteggiatura siano strumenti importantissimi e personali per uno scrittore per costruire i propri ritmi ed il proprio stile unico, perciò ci soffermeremo ben poco sul lato grammaticale della cosa e molto di più su quello logico.
Detto questo, partiamo dalle basi con uno spieghino utile!
Ci sono due modi per esprimere un dialogo: indiretto e diretto.
La prima modalità consiste nel non riferire al lettore parola per parola ciò che un certo personaggio sta dicendo e può essere molto utile quando non si vuole entrare nei dettagli di una conversazione che non è importante ai fini della trama, ma permette comunque di riportare a grandi linee i toni e i contenuti del dialogo che ci siamo persi. Ad esempio, invece di annoiare i vostri lettori con tutte le lagne di un personaggio molto lamentoso, si può semplicemente condensare con un magico: "Rosina passò tutta la durata del viaggio in auto piangendo e strepitando, per grande scorno dei suoi genitori, perché non avevano voluto comprarle la barbola Birbie che gettava luce dagli occhi a lampi alterni".
Esempio: Ambrogio Ginulfo Asterio disse di amare molto la Galleria Borghese.
La modalità diretta consiste, al contrario, nel riportare in modo fedele i dialoghi dei personaggi parola per parola. Non solo ci consente di far "entrare" con maggiore efficacia il lettore in una certa scena, ma è fondamentale per definire il modo in cui parlano i personaggi e creare frasi e punchline indimenticabili.
Esempio: «Amo molto la Galleria Borghese» Disse Ambrogio Ginulfo Asterio.
I dialoghi vanno separati dal resto del vostro testo con qualche carattere speciale, e ce ne sono diversi che vengono usati allo scopo.
Le caporali, cioè questi simboli: « » , sono quelle che noi preferiamo, ma altri scrittori usano anche i doppi apici o virgolette, cioè "...", o i trattini lunghi, cioè –...– .

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Come scrivere ogni cosa (del mondo conosciuto, sconosciuto o inventato)
Non-FictionCome si crea il cacciatore di licantropi perfetto? Come si fa a scrivere di un bambino realistico che non sia un rompiscatole cronico? Come si gestisce un'eroina delicata e intelligente senza farla sembrare una dolorosa martellata sui denti? Come si...