6. Senza tregua.

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La mattina dopo sentii suonare alla porta, mentre facevo colazione.
Chi sarà?
Andai all'ingresso e tentai di aprire l'uscio, non sorprendendomi del fatto che non si mosse di un millimetro.
Che palle, però, potresti anche darmi tregua!
Feci forza e la porta si aprì all'improvviso, facendomi sbilanciare all'indietro.

"...Levi?" la voce di Erwin mi fece immediatamente alzare gli occhi verso di lui, sorpreso.
"Sorpreso?"
"Un po'" lo feci entrare. "Che ci fai qui?"
"Non chiami mai e Hanji è preoccupata, come mai?"
Io non ho davvero parole con Hanji. Chiamare Erwin e allarmarlo così! Che cazzo ha nella testa?!
"Hanji preoccupata? Per cosa?" svagai il più possibile. "Che ti offro?"
"....Un caffè va bene"
Ci dirigemmo verso la cucina, parlando.

"Ero intenzionato ad andare in un museo, sai"
"Non dicevi che erano noiosi?"
"Non per quello che mi interessa"
"Giustamente..."
Misi la caffettiera sul fornello.
"Se vieni con me al museo, dubito tu possa rientrare presto"
"Mike è fuori per lavoro, perciò non si sentirà abbandonato"

Fantastico, così caccerà anche lui.
"Va bene, allora resti per la notte?"
"Sì, perché no"
Gli versai il caffè appena fu pronto e gli mostrai la pagina di appunti che avevo preso con il vecchio, ma questi mi scivolarono dalle mani e finirono in salone.
Senza degnare Erwin di uno sguardo li raggiunsi, e appena li sfiorai, questi scapparono di nuovo, e andarono ad infilarsi sotto quella maledetta porta.
"Ridammeli" sussurrai. "Apri. Hai rotto i coglioni"
Un ringhio fece tremare la porta, e gli risposi allo stesso modo.
"Levi..." mi girai di scatto verso Erwin, che aveva il foglio degli appunti in mano. "...Che stai cercando?"
Fai finta di niente. Fai finta di niente.
"...Niente" glieli strappai di mano e li posai sul tavolo. "Vado a prepararmi"

Salii le scale, e lo sentii bloccarmi per il polso. Mi girai.
"Che c'è?"
"Non credi sia il caso di andare domani?"
"Perché?"
"E' urgente?"
"Lo è." mi liberai il polso e salii.
"Levi, per favore." mi seguii. "Non ti starai fossilizzando troppo sulle leggende di quella casa?"

Mi bloccai immediatamente e mi girai verso di lui.
"Leggende?"
"Le leggende sul fatto che la casa è infestata da quegli spiriti tormentati"
"...No. Non ne so niente..." rimasi allibito. Perfino lui ne sapeva più di me.
Gli sfuggiva solo il fatto che in quella casa ci abitavo io.
"Dato che non vogliamo andare, allora, questa è la tua camera" e gli aprii la porta della stanza.
Davanti a me si parò il peggior scenario che quel bastardo avesse mai potuto mostrarmi.

La camera era completamente piena di corpi morti, mutilati e deformi.
Tutte le persone presenti girarono la testa verso di me, di scatto, a prescindere dalla posizione innaturale del loro corpo.
Dal letto si alzò un bambino, e quando si girò verso di me, notai che aveva una siringa conficcata nell'occhio, e gli mancava totalmente il braccio sinistro.
Una donna si mosse, attirando la mia attenzione. Si teneva il ventre, squartato da fianco a fianco, e tentava di raccogliere da terra i resti del suo stomaco, per poi rimetterseli nella pancia.
Due uomini, gemelli a primo impatto, erano perfettamente divisi a metà, con una precisione chirurgica.

Una mano sulla spalla mi fece sobbalzare, e mi girai verso gli occhi azzurri di Erwin.
"Levi..." mormorò, facendomi tornare alla realtà.
Guardai la stanza, in quel momento perfettamente normale e arredata con precisione e pulizia.
"Mi stai preoccupando..."
"Non è niente...I-Io..." balbettai. Non avevo intenzione di farmi vedere in quel modo da lui.
"Usciamo a pranzo" propose, ed io accettai.
"Vado a vestirmi..." ed entrai nella mia stanza, cercando di riprendere il controllo delle mie cazzo di emozioni.

Perché si sta comportando così, ora? Ieri mi ha dato pace, ha perfino bevuto la cioccolata anche stamattina.
Riordinai i miei pensieri, arrivando alla conclusione che forse non voleva Erwin in casa, specie quando ha tirato fuori il discorso di una possibile infestazione.
Dopo essermi vestito e preparato, lo raggiunsi in stanza e bussai.
"Erwin, sono pronto, andiamo?"
Nessuna risposta.
"Erwin?"
Aprii la porta, e lo trovai a terra, con la gola aperta in un lago di sangue.
Chiusi gli occhi, prendendo dei profondi respiri, nonostante quella vista mi fece perdere la testa al solo pensiero di lui morto.
"Basta" mormorai. "Che cosa vuoi..."
Devi mandarlo via se non vuoi che accada questo, Levi.
La sua voce distorta, proveniente dalla stessa bocca di Erwin, mi raggiunse le orecchie, e quando aprii gli occhi notai che quelli del finto Erwin mi stavano fissando.
Voi Ackerman portate solo guai.
"Io non sono come mio nonno." ringhiai, facendolo apparentemente zittire.

Ma solo dopo capii perché aveva smesso di parlare.
"....Levi, con chi stai parlando?"
Mi girai, estremamente calmo, verso i veri occhi di lui, dietro di me.
"Da solo" mi uscii spontaneo dire, freddo, peggiorando sicuramente la situazione.
"Ascolta... Perché non mi dici che sta succedendo? E cosa ha visto Hanji che-"
"No" risposi prima ancora che finisse la frase.

Squillò il cellulare di Erwin e ci interruppe da quella minima conversazione.
Rispose.
"Mike, dimmi.... Cosa? Sei già a casa?...Oh, va bene. Sì, sto tornando, ho fatto un salto da Levi"
Ottima mossa, davvero. Far liberare Mike per cacciare Erwin.
Attaccò e l'occhiata che mi lanciò mi fece capire che era disposto ad andarsene, anche se dal suo sguardo percepii che aveva intuito qualcosa di distorto, in quella casa.
"Mike è tornato a casa, ma se vuoi io...-"
"Vai pure" dissi.
"Mi stai cacciando?"
"Non proprio"

Mi capii perfettamente, in quel momento, e scese di sotto, prendendo poi la sua giacca.
"Guida piano"
"Non che possa correre con un braccio solo"
"Tu potresti fare di tutto"
Mi rivolse un leggero sorriso divertito, e se ne andò, senza aspettare che lo accompagnassi alla porta.

Appena fui da solo, per modo di dire, presi carta e penna e li posai sul tavolo.
"Perché odi così tanto noi Ackerman?"
Nessuna risposta.
"Chi sei? Cosa ti abbiamo fatto? Sei forse un'anima che mio nonno portò a Grisha Jaeger?"
Nessuna risposta.
E io vado al museo.
Presi tutto ciò di cui avevo bisogno, portatile compreso per qualche emergenza, e uscii di casa.

Mi arrivò un messaggio sul telefonino, e così lessi:
Scusa se te lo dico per messaggio in realtà volevo dirtelo, però mi è passato di mente...Se vuoi venire tu da noi, qualche notte, non esitare.

Oh. Non mi caccerai da questa casa.
Ignorai il messaggio del presunto Erwin e misi il telefono in tasca, per poi salire in macchina e partire verso Monaco di Baviera.

Bring me to life.Where stories live. Discover now