14. Una presenza costante.

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LEVI P.O.V.

Passammo l'intera settimana a parlarci raramente, e per ragioni di stress decisi di non farlo uscire di casa per il momento. Aveva decisamente bisogno di riposo mentale.
Una notte, però, mentre leggevo un libro, notai la tua testa fare capolino dalla mia porta socchiusa.
"...Eren"
Entrò, salutandomi con lo sguardo, e aprì la porta, entrando.
"Incubi?" scosse la testa. "Vuoi qualcosa di caldo?"
"Sì..."
Scendemmo in cucina e mentre gli preparavo la sua cioccolata calda, lo guardai. Era triste vedere una tale malinconia in degli occhi così belli. Eren era davvero bello, aveva una bellezza che amavo, caratterizzata dai suoi tratti infantili.

Versai la bevanda nella sua tazza, e gliela porsi, studiando il suo sguardo. Era perso.
"Ti va, dopo, di uscire a passeggio?"
"Perché sei venuto a Nordlingen se hai questa casa?"
"Avevo bisogno di starmene da solo, lontano da tutto e tutti" mi sedetti anch'io, tè alla mano.
"Qui mi sembra parecchio tranquillo..."
"Anche a me lo sembra, ora. Forse è stato o stress..." feci una pausa, per bere un sorso. "E tu? Dolori...Niente?"
"No, sto bene" bevve anche lui.

"Che ne pensi del "nuovo mondo"?"
"Ancora non lo so... Non ho visto abbastanza per poter giudicare"
"Eppure mi affascina il tuo parere" ammisi, sperando in una sua piccola argomentazione.
"La famiglia non è come quella di una volta" posò la tazza, parlando. "Ognuno pensa per sé, i padri non comandano più, e i figli fanno come vogliono"
"E secondo te è meglio figlio libero o padre padrone?"
"Dovrebbe esserci il giusto equilibrio" guardò a terra.

"Eri promesso sposo?"
"Perché me lo chiedi?"
"Funzionava ancora così nella tua epoca, no?"
"Sì... No, non lo ero. Ma credo che lo sarei stato a breve"
"E ti andava bene?"
"No, affatto" mi guardò, aspettando una mia risposta. "E tu...? Non sei un po' grande per non essere sposato?"
"Non voglio sposarmi. I figli non sono un mio obiettivo"
"Perché no?"

"Tanto per cominciare, sono stato 10 anni al fronte. E morire con moglie e figli a casa non se ne parlava. Poi, non sono tipo da sposare una donna"
"L'importante è lasciare un'eredità"
"I tempi sono cambiati. Non c'è più l'obbligo di lasciare l'eredità ai propri figli. C'è chi la lascia, per esempio, in beneficenza" mi scaldai le mani attorno alla tazza calda.
"Capisco..."
"Ti sposeresti, in base a questi cambiamenti?"
"Non posso andare da qualcuna, ora, e dirle "Hey, ciao, sono di una famiglia benestante e sono stato in coma mentre morivano tutti. Vuoi sposarmi?""

Ridacchiai appena di fronte alla sua autoironia.
"Tu, ora che sai di non dover tornare al fronte?"
"Nel caso trovassi l'amore, sì" bevvi l'ultimo sorso di tè.
"...Usciamo a passeggio, sì" e finì anche lui la sua bevanda.
Ci coprimmo con dei cappotti, e uscimmo a passeggio per le vie di una Berlino notturna. Eren si incantò a guardare le luci tutte intorno a sé, provenienti da insegne o dai semafori.

"Levi"
"Dimmi"
"Mi hai detto che ti sposeresti. Ma non vorresti una famiglia?"
Mi stava facendo quella domanda spesso, con un tono che non riuscivo a decifrare... Ma non so perché, mi piaceva quella sensazione che mi dava, come se fosse un tono quasi geloso.
"Non sono predisposto per i figli. Per questo ho detto che non sono tipo da donne"
Mi guardò, fermandosi per un secondo senza smettere di fissarmi il viso.
"...Cioè?"
"A me piacciono anche le donne"

Vidi un leggero bagliore nei suoi occhi, dopo questa mia confessione, ma la frase che disse dopo mi lasciò un po' perplesso.
"Sei... Sei un pervertito..."
Restai per qualche secondo a fissarlo, non riuscendo a cogliere una possibile ironia.
"...Mi spiace tu mi veda così"
In quel momento doveva essersi reso conto del tono che aveva usato, e si affrettò a smentire i suoi pensieri.
"Ma no...!"
"L'hai detto con un tono parecchio serio"

Mi venne accanto, facendo sfiorare le nostre spalle, e mi guardò dispiaciuto.
"Mi dispiace...
"Il fatto che me la sia presa, è perché sei tu"
"Che significa, scusa?"
"Mi sono fidato di te, nonostante la tua mentalità. E poi...se davvero mi avresti considerato pervertito, indemoniato, avresti vissuto un inferno, a casa"
"Ah... Sì, è vero" ammise, mentre ricominciavamo la nostra passeggiata.

Bring me to life.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora