diciassette.

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"Here I am trying to teach
the death within me how to live."
- Jean Cocteau

Taehyung POV

Probabilmente nemmeno se mi avessero dato una quantità infinita di tempo sarei riuscito ad indovinare per quale motivo Jungkook avesse bisogno di me. L'idea che dovessi fargli da cavaliere era una metafora che aveva partorito la sua mente da divoratore di libri, senza però considerare il fatto che stesse parlando con qualcuno che avrebbe potuto non comprenderlo appieno.

«Kook, che succede?» Chiesi di nuovo per la terza volta. Il ragazzo più piccolo stava armeggiando con qualsiasi cosa all'interno del suo appartamento ed era pessimo il modo in cui stava facendo finta di essere occupato. Prima con le scarpe, che dovevano essere sistemate ordinatamente accanto la porta, poi con i libri che aveva lasciato sul tavolino, che invece dovevano ritornare al loro posto accanto la tv. Per tutto il tempo non aveva acceso la luce né aperto le tende. «Ehi, Jungkook.» Dissi, raggiungendolo facilmente con poche lunghe falcate per afferrare la sua mano e trascinarlo via dalla libreria.

«Cosa?» Chiese. Abbassai lo sguardo e notai le sue dita improvvisamente bianche attorno al dorso in pelle del libro, la sua presa doveva essere stretta. I suoi capelli non più scuri erano disordinati sulla sua testa, quel rosa sbiadito non s'abbinava alle occhiaie scure che erano rimaste sotto i suoi occhi. Allungai una mano per sistemargli dietro l'orecchio una ciocca di quei suoi capelli morbidi.

«Cosa succede?» Le mie parole uscirono sotto forma di sussurro dolce, seguite da un piccolo sorriso non appena lo vidi rilassarsi visibilmente.

Jungkook lanciò delicatamente il libro sui cuscini del divano. La sua mano, adesso libera, cercò subito la mia. «Vieni ad aiutarmi.» Fu tutto ciò che disse.

Camminammo verso la sua stanza. Le luci erano ovviamente spente e un libro giaceva aperto sulla scrivania. Alcuni fogli vuoti erano sistemati accanto a quel romanzo, accompagnati da altri ridotti in pezzetti per via della frustrazione. Jungkook abbandonò la mia mano, lasciando che il braccio mi ricadesse lungo il fianco, e camminò verso il bagno, la porta già semiaperta lasciava intravedere un leggero bagliore dato dall'unica candela accesa sul lavandino. «Ho bisogno del tuo aiuto.» Disse ancora una volta.

Aveva già sottolineato più volte il concetto, ma mai l'aveva elaborato ulteriormente né mi aveva dato degli indizi su cosa avrei dovuto fare. «Jungkook, devi dirmi cosa devo fare.» Dissi, camminando verso di lui. Lo trovai inginocchiato sul pavimento, le sue dita stringevano il piccolo pomello che apriva l'armadietto sotto il lavandino. «Che stai facendo, piccolo?» Sussurrai, inginocchiandomi accanto a lui a mia volta.

Quel soprannome un po' dolce non sembrava avere alcun effetto su Jungkook, almeno non in senso negativo. Tuttavia, non era ancora sparita quella sua abitudine del cazzo di mordersi il labbro inferiore, mordicchiandosi la carne rosa mentre l'ansia lo divorava.

Aprì le piccole ante sotto il lavandino e spinse il contenitore di chissà cosa un po' più lontano, la mancanza di luce ne manteneva nascosto il contenuto. Afferrò invece un'altra scatola, facendone scivolare alcune simili e di conseguenza le cose contenute sbatterono tra di loro.

«Non è stata una buona idea.» Jungkook disse non appena ci alzammo e gesticolò nella direzione dei suoi capelli. La scatola nelle sue mani non era altro che un kit di tinte di colore nero. Decisi di ignorare il perché ne avesse così tante inutilizzate già pronte per farne uso in futuro.

Roteai gli occhi con una leggera risatina. «Te l'ho detto, mi piacciono.»

Sembrava comunque insicuro, ma accennò un sorriso lo stesso. «Non è abbastanza per tenerli, in più mi piace quando mi toccano i capelli.»

WALLFLOWER  [TRADUZIONE]Where stories live. Discover now