Avviso importante a fine capitolo.
Camminando, Juno aveva cercato di spiegarmi il più possibile di quel posto.
Da ciò che mi aveva detto avevo filtrato ciò che di più mi sarebbe stato utile, questo perché la maggior parte delle informazioni che mi aveva dato erano pettegolezzi e lamentele sulla severa e rigida direzione del campus.
Le regole erano tante e nel caso mi avessero trovata per la seconda volta ad infrangere la stessa sarei stata rispedita a casa a mie spese.
Di questo non avevo di che obiettare, tra le imposizioni più importanti spiccavano quelle di non mettere piede nel dormitorio del sesso opposto, salvo permessi particolari, essere beccati in prossimità di alcool e fumo all'interno della struttura e passare la notte fuori senza avviso. Io non avevo intenzione di cacciarmi nei guai, quindi me le stampai bene in testa.
Il campus era un intreccio di tanti edifici in mattoni rossi di circa tre o quattro piani e a dividerli c'erano piccoli prati con qualche albero.
«Adesso sono tutti in mensa a cenare, ma tempo un'ora pullulerà come sempre di gente fastidiosamente rumorosa». Juno brontolava ormai da cinque minuti, maledicendo la 'gentaglia', così come lei l'aveva definita, che anche dopo il coprifuoco delle undici alzava la musica a palla e conversava animatamente sotto casa.
Juno prese una pianta rinsecchita dal davanzale della casetta e tirò fuori dal vaso una chiave argentea.
«Chiave di scorta» spiegò aprendo la porta in legno chiaro. «Ti salva sempre».
Mentre lei si preoccupava di rimettere il vaso e tutto il resto al suo posto, io mi feci strada lungo il corridoio.
Fortunatamente la mia richiesta di alloggiare in una stanza vicina a Juno era stata ascoltata e la mia ansia si era così leggermente placata.
Venni raggiunta quando ormai ero in prossimità delle scale in legno che mi avrebbero condotta al piano di sopra, dopo aver constatato che al piano terra non c'era altro che una cucina inutilizzata, un salotto e un bagno.
«Noi siamo al secondo» annunciò Juno sorpassandomi e precedendomi, non permettendomi oltretutto di aiutarla a portare le mie valige. «Tu prendi la stanza di fianco alla mia».
La mia camera era di una semplicità inaudita. Composta unicamente da un letto, una scrivania, un armadio e uno specchio con il lavandino, per il resto era completamente spoglia, dalle pareti così immacolate da sembrare una stanza da ospedale.
Solo il pavimento scuro riportava la sua immagine a quella di una stanza di una liceale, ma da solo non faceva un granché.
«È molto... essenziale» fu il mio unico commento.
Juno scaricò le valige all'entrata e si impossessò del mio futuro letto, lanciandosi sopra a mo' di spanciata. Per un momento credetti fosse morta, ma poi si mosse. «Dillo pure, fa schifo». Si girò a pancia in su e sospirò. «Ma vedrai, quando la riempirai delle tue cose sembrerà meno terribile. Che ne so, potresti appendere dei poster, quelli colorano parecchio».
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Nightmare
Fantasy"La paura ti culla ben bene tra le sue braccia e quando stai per addormentarti - raramente con un bel sogno - ti lancia addosso le sue frecce appuntite e puoi solo piangere." ('Ti racconto formiche mentali') Per Karin il sonno e la veglia non hanno...