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-Sbagliato?- Chiese l'Omega ancora frastornato.

L'Alpha annuì, ma non rispose di più, teneva lo sguardo basso e poi sospirò.

-Verrai curato, istruito, e dopo verranno chiamate le guardie imperiali.- Emise un altro sospiro.

-E ti porteranno al tuo posto, mentre cercherai il tuo Alpha.-

Saphir tremò, aveva paura delle novità, dei cambiamenti, passare da schiavo a Imperatore, era tutto al di fuori delle poche cose che conosceva.

Patrick lo salutò con un sorriso e se ne andò.

Altri Beta entrarono preparando dei panni che usarono per pulirlo, e per disinfettare ancora la sua schiena.

Si sentiva in totale imbarazzo, al fatto che qualcuno si prendesse cura di lui, e continuava a ringraziare quelle persone.

-Non dovete ringraziarci.- Mormorò uno di loro tenendo gli occhi bassi. -È nostro dovere prenderci cura di Voi.-

Saphir corrugò la fronte. -Voi chi?- disse guardandosi intorno.

-Voi, sire, siete il prossimo Imperatore, non possiamo darvi del tu.-

-Io sono solo un Omega.-

Il Beta gli sorrise dolcemente. -No, siete un Omega Imperiale. Scelto direttamente dalla Dea Luna, come suo figlio prediletto.-

-Io, non capisco...-

-Vi verrà spiegato tutto, ora i medicinali che vi hanno dato, vi confondono, Sire...-

Effettivamente si sentiva stanco.

Gli fecero indossare un pigiama, di un tessuto morbidissimo, e poco dopo, disteso nel letto, si addormentò tranquillo.

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Per la prima volta non fece incubi, si sentiva tranquillo e al sicuro.

Un dolce calore lo invadeva nel petto quando ripensava al suo salvatore.

Era un bellissimo uomo, e per la prima volta, sognò di baciare un'altra creatura.

Non aveva mai desiderato nessuno, ma con lui, quel meraviglioso Alpha, gli veniva naturale.

Sognò baci, carezze, si svegliò di scatto sentendo calore nel ventre e sentendo che il suo membro era duro ed eretto.

Sapeva le cose sul sesso, una delle cameriere, a tredici anni gli aveva spiegato come funzionassero gli affari fra maschi e femmine, o fra maschi e maschi o fra femmine e femmine.

Ma per lui era tutta una novità, il dolore a cui veniva sottoposto giornalmente, non gli lasciava il tempo a pensare al sesso, o ad aver tempo per masturbarsi.

Si alzò dal letto andando in bagno, chiudendosi a chiave dentro.

Si spogliò posando i vestiti su uno sgabello e poi si mise seduto sulla tavoletta del water. Guardò il membro che ora gli doleva quasi.

Si sfiorò, con la mano, un onda di piacere e di sollievo lo fece ansimare.

Continuò con lente carezze, trovando un piacere che non aveva mai provato prima. Iniziò ad aumentare la velocità, seguendo il suo corpo. I movimenti della mano erano sempre più veloci, e poi spalancò gli occhi e la bocca in un lungo gemito quando sentì un piacere enorme diffondersi in tutto il corpo.

Continuò fino ad arrivare al momento, gemendo sempre di più fino ad esplodere.

Un liquido biancò uscì dal suo membro in lunghi fiotti, continuò a muovere la mano fino a non vederne più. Quando si fermò, tremava, il corpo tramava in un modo che non gli era mai successo.

Non era paura, anzi, era insolitamente felice.

Per tutto il tempo, aveva ascoltato il suo corpo, e pochi istanti prima di avere l'orgasmo, aveva pensato agli occhi di Patrick.

Occhi, viso, il suo odore, che ormai aveva impresso nella mente.

Si lavò e si rivestì tornando nella stanza.

Si guardò intorno.

Su un tavolino trovò un libro, ed era sicuro non ci fosse prima.

Lo sfiorò appena.

Sentì nell'aria l'odore di Patrick.

Arrossì violentemente, lo aveva sentito?

Aveva sentito ciò che stava facendo in bagno?

Si vergognò, al solo pensiero.

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