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Non ero mai stata una ragazza che dava problemi, infatti mia madre se ne vantava sempre con le altre mamme e con tutti in generale. Si pavoneggiava dicendo che sua figlia è un pezzo di pane, è tranquilla, è brava ed educata. Di essere vero diciamo che lo era. Lei non sapeva cosa facevo quando stavo in giro con i miei vecchi amici, quindi era normale che mi vedesse come una santa. Non che fossi una criminale, ma tendevo ad andare da un estremo all'altro. Mi trovai in una situazione simile, ma comunque molto differente, quando al liceo istigai la mia prima rissa. Era ancora impressa in testa la scena: gente che cercava di separarci, colpi che volavano e parole gridate. Insomma fu tutta un'incomprensione: il suo ragazzo mi andava dietro e quindi il problema ero io. Le alzai le mani non per le puttanate che diceva ma per quando fosse stupida a stare con uno così.
Mia madre pianse quando lo venne a sapere. Non se lo aspettava da me, si diede colpe su colpe e io mi sentì una merda.
Ma ora era ben diverso. Non si trattava del litigio che oggi succede domani è acqua passata. Era qualcosa di più grande di me e mai mi vidi più nella merda di quel momento. Giornali, televisione e social parlavano della festa più in voga di Milano e, subito dopo aver lasciato delle paroline sull'evento, informavano la gente che Shiva, a quanto pare, faceva sul serio con Margot e poi subito dopo avvisavano che questa Margot aveva usato la violenza su una ragazza. Tutto accompagnato da foto e video. Nelle foto con li invitati e Andrea stavo bene stranamente, nel video dove buttai Valentina sul pavimento e iniziai a picchiarla, meno. E l'apice dei residui di quella festa erano le foto sgranate di me e Martina mentre ci drogavamo.
Non volevo lasciare la stanza, tanto meno uscire. Il prendere il telefono non era neanche un'opzione. Lo vedevo illuminarsi da ore ma avevo paura.
Avevo sbagliato troppo. Ora ero ufficialmente nell'occhio pubblico, solo che sotto una luce negativa. Mi preoccupava la reazione di mio padre nel sapere, e vedere, lo stato di Valentina; quella di mia madre, anche se non ci parlavamo, nel sentire che sua figlia era stata vista drogarsi, e quella di Andrea. Non sapevo se si sarebbe arrabbiato per l'MD, insomma non era come se lui fosse pulito. E poi il fatto che avessi fatto una sceneggiata alla sua festa non era il massimo. Ieri infatti si arrabbiò un po' ma poi si assicurò che stessi bene e rise della mia gelosia.

Bussarono nuovamente alla mia porta e feci silenzio. Non ero in condizioni di vedere nessuno. Non riuscivo neanche a parlare per il macigno che mi sentivo sul petto. Cosa sarebbe successo adesso? Come dovevo affrontare una situazione simile. Se veramente fossi stata una ragazza drogata e violenta, non mi avrebbe dato fastidio essere dipinta come tale ma non essendola mi sentivo male. Tanto avrei voluto essere furiosa, ma non riuscivo a provare nessuna emozione che non fosse il dispiacere e il bisogno del pianto. Non volevo questo. Non volevo che l'Italia parlasse di me in quel modo.

-Margot, apra per favore, deve mangiare qualcosa.- Angela veniva a controllarmi ogni ora, da stamattina alle undici. Non le rispondevo. Avevo timore di ciò che sarebbe potuto uscire se avessi aperto bocca. Cercavo di fare un minimo di rumore per farle capire che fossi ancora lì, viva. Dai rumori e dalla voce che sentì, riuscì a capire che mio padre era stato a casa per pranzo, solo che non era venuto da me. E questo aumentò la mia autocommiserazione. Anche lui mi odiava?
L'orologio sulla parete segnava le cinque del pomeriggio e io in quella mezza giornata mi ero mossa solo per andare in bagno. Facevo una pipì veloce, mi disgustavo alla vista del mio ridicolo aspetto, passavo le nocche ferite sotto l'acqua fredda e poi mi rifuggiavo di nuovo nel letto. Il mio stomaco brontolava e la gola era secca. Stavo per mettere la testa sotto al rubinetto per la sete ma trovai una bottiglietta d'acqua. Ero arrabbiata con me stessa per non avere il coraggio di uscire da quelle quattro mura. Avevo anche messo il telefono sotto il cuscino. Non avevo nessuno che potesse aiutarmi. Sentivo come se tutti mi fossero contro.

Avevo raccolto i capelli in una treccia e mi ero cambiata il pigiama. Mi sentivo troppo lurida. Il sole stava tramontando e Angela sembrava essersi stancata di venire da me. La capivo ed era meglio così. Mi ero volutamente castigata quel giorno. Era tutto il pomeriggio che nascondevo il cellulare ma la curiosità pulsava troppo.
Decisi di prenderlo e affrontare il mondo reale, se così si può dire. Avevo chiamate perse da tutti. Lo stesso con i messaggi. Decisi di aprire quegli di Andrea per ultimi. Instagram era tappezzato delle foto di ieri. Era strano vedere me accanto a gente tanto venerata. Era strano vedermi chiamare Margot e non più nomignoli offensivi. "Quindi fanno sul serio?" "Ma è una drogata" "Sta influenzando Martina" "Un animale da circo" "A far fare le figure di merda a Shiva "Troia e pure drogata" "Vestito comprato da Shiva, mantenuta del cazzo" "E dire che a me piaceva lei.." messaggi e commenti come questi erano dappertutto e peggiorarono il mio stato. Avevo le lacrime agli occhi perché io per prima pensavo tutto ciò di me. Andrea aveva cancellato la storia di  noi due, che ieri postai dal suo profilo,e questo mi fece fermare il cuore. Ero tentata di non aprire i suoi numerosi messaggi. Ma il minimo che potevo fare era dargli delle spiegazione, se le richiedeva. "Buonanotte mamacita." "Margot." "Che cazzo, rispondi." "Ma fai sul serio." "Devo venire sotto casa tua?" "Perché non capisci che voglio che ti fidi di me e che mi parli. Io cerco di darti tutto ciò di cui hai bisogno ma come possiamo fare una cosa seria se vedo che ti comporti così?" "Posso capire perché hai menato tua sorella alla festa, ma drogarti? Che bisogno avevi di farlo? Un conto sono le canne ma quella merda potevi evitarla. Almeno quando stai con me. E poi con mia sorella? Dai." "Non capisco cosa ti manca per averlo fatto." "Finisco con dire che è meglio se ci allontaniamo. Stammi bene e ignora ciò che dicono." Un messaggio dopo l'altro mi portarono a singhiozzare ad alta voce. Fino ad arrivare all'ultimo. Stavo letteralmente urlando dal dolore. Mi aveva lasciata. Mi ero fatta lasciare per una puttanata assurda. Era ciò che mi meritavo ma il dolore era insopportabile. Senza di lui come sarei riuscita ad affrontare tutto questo. Senza di lui come sarei riuscita a vivere con me stessa. Finiva sempre così: rimanevo sola, per colpa mia. Non so da dove avevo tutte quelle lacrime, ma non finivano mai.

Cuci i miei tagli -ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora