Parte 16

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E io il suo sguardo lo capivo e non capivo perché, ma qualunque cosa avesse, faceva male anche a me. In quel momento non sapevo cosa avesse, ma qualunque cosa fosse riusciva a toccare anche me, che ero intoccabile. Qualsiasi cosa fosse successo in mia assenza, riusciva a ferirlo. Non sapevo cosa fosse, quindi non poteva toccarmi. Eppure lo faceva, perché ferendo lui, in qualche strano modo, già colpiva me. Avrei dovuto capirlo, invece non lo feci., rinchiusi le mie domande senza dargli delle risposte e proseguì verso di lui.
“Non ho capito molto bene” mentì, lui mi guardò sospirando mentre la sua rabbia si spegneva ad ogni mio passo verso di lui. Mi piacque questo effetto che avevo su di lui, mi fece sentire invincibile.
Mi parlò dei suoi amici. Mi disse che si sentiva emarginato, la pecora nera del gruppo, quello che contava di meno. Mi disse, sfuriando, che voleva lasciare quelle amicizie perché non era lui, perché con loro non si sentiva sé stesso, perché lo facevano sentire piccolo.
Lui sfuriava, urlava, poi sussurra, poi rimaneva zitto e ricominciava. Io lo osservavo, lo studiavo, lo toccavo con gli occhi, lo capivo con i gesti e piano, tremavo.
Dopo poco, lui mi guardò con la fronte corrugata.
“Hai freddo” osservò ritrovando la calma in un gelo che per me, non gli apparteneva.
“Non ho freddo. Non posso sentire freddo se ho il fuoco nelle vene” risposi quasi battendo i denti, per cercare di farlo sfogare. Per cercare di osservarlo ancora. Per osservarlo ancora. Per cercarlo ancora. Per cercarlo. Per trovarlo.










L'Alba di Caøs ed ÅrmoniåWhere stories live. Discover now