4. Brade

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Caelie Aaron in camera mia non l'avrei immaginato nemmeno nelle mie fantasie più sfrenate. E invece eccola lì, mentre guardava le medaglie vinte per le gare di ballo e quelle di consolazione, i poster delle mie band preferite appesi ai muri, la scrivania piena di robacce.

«Così siamo pari» dissi, restando vicino alla porta per sorvegliare i suoi movimenti. «Io ho visto la tua e tu adesso vedi la mia.»

Mi dava le spalle ma sapevo che stava facendo una smorfia. «Questa è la tua vecchia camera?»

«L'unica che abbia mai avuto.»

Si girò, i boccoli che le sbatterono sul viso. «Come hai fatto in tutti questi anni lontano da Denver?»

Per un momento rimasi basito, domandandomi come rispondere a un quesito tanto esistenziale. Poi mi resi conto che parlava della mia sistemazione. Alzai le spalle con non curanza.

«Non sono mai rimasto in un luogo abbastanza tempo da cercare una casa, figuriamoci arredare una camera. E poi, ovunque andassi condividevo i miei spazi con gli altri ragazzi.»

Un sorrisino interessante le increspò le labbra. «Questo è il momento in cui confessi che sei tornato a casa perché la relazione segreta con il tuo migliore amico non è andata a buon fine, lui si sta per sposare e non ha scelto te?»

Con gli occhi che brillavano, le avvamparono le guance per le sue stesse parole. Mi venne da ridere solo a vederla così spaesata dai suoi stessi pensieri.

«Non era il mio migliore amico» le dissi, avvicinandomi. «Solo uno del gruppo, che si è aggiunto appena abbiamo lasciato Denver.»

Sgranò gli occhi celesti e io trattenni una risata.

«E l'ho lasciato io» continuai.

Solo dopo averle sorriso, si concesse di rilassarsi. Aveva la stessa postura rigida da quando aveva messo piede in casa dei miei, gli occhi che cercavano di imprigionare nella memoria ogni dettaglio di ogni stanza in cui entrava, quasi con avidità. Dopo aver scoperto che si era completamente dimenticata di me, non avrei mai creduto che potesse aver voglia di indagare sui dettagli della mia famiglia. Il viaggio in macchina era stato piuttosto silenzioso e una volta raggiunta la mia famiglia, Caelie si era chiusa in un mutismo imbarazzato, bilanciato solo da continuo chiacchiericcio di Alex. Le due diplomate erano corse ad aiutare la mamma a preparare la tavola mentre Mad aveva preso a telefonare a Rooler, sperando di fargli un bel cazziatone. Vedendo Caelie spaesata nell'ingresso, intontita da tutto quel movimento estraneo, mi ero preso la briga di farle compagnia. Allora mi era sembrata una bella idea ricambiare il favore facendola entrare in camera mia, per smorzare un po' di quella tensione che, da quando c'eravamo rivisti, cresceva a perdita d'occhio. Adesso che gironzolava nella mia stanza, però, l'idea geniale mi sembrò di colpo molto stupida. Non riuscivo a staccare gli occhi dalla sua schiena avvolta dal vestito mentre la immaginavo in abiti completamente diversi: coda di cavallo alta, stivaletti di camoscio logori, maglia colorata dentro jeans strappati per usura e non per moda. Era l'ultimo ricordo che avevo di lei. Beh, l'ultimo prima di ritornare in città dopo quattro anni.

«Fammi indovinare» disse dopo il silenzio interminabile, dandomi ancora ostinatamente le spalle. «Ti ha chiesto di fargli da testimone e a quel punto non ci hai visto più, sei dovuto andare via e lasciare qualunque lavoro ti trattenesse ovunque fossi in fretta e furia.»

Quel gioco mi piaceva, rendeva più sopportabile la verità.

«Sono tornato per il diploma di Fay e per rivedere la mia famiglia.» Fin qui, nessuna bugia. «E' stato un caso che coincidesse con la rottura.»

Nessuna specificazione su che tipo di rottura fosse.

«Non stiamo più giocando, vero?»

Si era fermata davanti al comodino. Guardava l'unica foto che ritraeva me e i miei fratelli in un'epoca relativamente decente, cinque anni prima. Avevamo fatto coincidere l'arrivo di Rooler con i giorni subito precedenti alla mia partenza e nella foga di un abbraccio di momentaneo addio mia madre era riuscita a catturare l'istante in cui Fay mi si era aggrappata al collo, Rooler aveva stretto un braccio attorno al suo bacino dandole un bacio sulla testa e Mad, sentendosi estraniato, si era inginocchiato e mi aveva abbracciato le gambe. La mia espressione era al limite tra un soffocamento e una gioia immensa. Era la mia foto preferita.

Brade || 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora