6. Mi sei mancato, topolino.

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EDOARDO

Ma cosa mi è saltato in mente?
Quando Giulia ha detto di dover andare in bagno, non ho resistito all'impulso irrefrenabile di seguirla.
So solo che avevo voglia di dirle qualcosa.
Qualsiasi cosa.
E quale idea più geniale, se non andare a sbattere addosso, proprio a lei?
Ovviamente, in modo del tutto accidentale.

Non appena l'ho tenuta tra le braccia e il mio viso era così vicino al suo, mi è sembrato di essere solo io e lei, nonostante fosse pieno di gente attorno a noi.
Non pensavo di rivederti.
Quando ho pronunciato queste parole mi è uscita una voce che stentavo a riconoscere.
Ma Dio. Quella ragazza è uno schianto. È così bella che non riesco a staccarle gli occhi di dosso.

Adesso siamo tutti seduti intorno a un tavolino tondo.
Io sono seduto a fianco ad Aurora, mentre lei è di fronte a me, in mezzo tra Riccardo e Leo.
È così arrabbiata che non mi sta degnando di uno sguardo. Forse ho un po' esagerato!
Ha ordinato una Coca-Cola e sta bevendo lentamente e guardando i suoi colleghi.
Il suo sguardo è puntato solo su di loro.

«Edo, ma adesso rimani a Milano, vero? Non devi partire di nuovo?»
Sento la voce di Leo e smetto di guardarla, spostando i miei occhi su di lui.
«Si, rimango qui. Ormai ho finito.
E tu invece, come va al ristorante?»

Lui fa un sorriso e beve un sorso di birra.
«Tutto bene, poi adesso che c'è anche Giulia, ci facciamo parecchie risate.»
Si gira verso di lei e strizza un occhio.
«Che intendi dire?» gli chiede, guardandolo di sbieco e assottigliando gli occhi.
Lui sorride e scuote la testa.
«Io? Niente. Assolutamente niente!»
Riccardo invece scoppia a ridere e Giulia si gira verso di lui.
«Sei una pasticciona e non fai altro che fare danni. Hai rotto già dieci piatti e lavori da una settimana!»

Lei schiude le labbra e gli molla uno schiaffo sul braccio.
«Non c'è bisogno di raccontarlo a mezzo mondo, e comunque...
È il detersivo che è troppo scivoloso!»
Lui ride di nuovo, poi beve un po' della sua birra e si gira verso di me.
«Edo, come ti trovi a casa di tuo zio? Hai più visto la pazza che ti ha trascinato a cercare le sue valigie?»
Chiede Riccardo, facendomi sgranare gli occhi.

Cazzo.
Ma perché gliel'ho raccontato?
Meno male ho saltato la parte dove abbiamo dormito insieme, altrimenti lo avrebbe spifferato ai quatto venti.
Vedo Giulia gonfiare le guance dalla rabbia, ma nonostante questo continua a non guardarmi.
Che fastidio.
Che devo fare per far sì che mi guardi di nuovo?
«Quale ragazza?» chiede Aurora, mettendo una mano sul mio braccio.
Lei non sapeva niente.

Okay, ora mi guarderai di nuovo.
«Una a cui hanno rubato tutte le valigie e pretendeva che io la aiutassi.
Figurati... Come sperava di trovarle?» La guardo con un sorriso strafottente.

A questo punto ottengo finalmente ciò che volevo.
Punta i suoi occhi nei miei, riducendoli a due fessure e vedo la sua mano appoggiata sul tavolo, stringersi in un pugno.
«Sono sicura che gliele hanno prese perché qualcuno non si è degnato di controllarle!»
«Io invece sono sicuro che non fossero affari di quel qualcuno, controllare quelle valigie!»
«Certo, perché già le aveva rubato la casa. Non bastava! Quindi perché aiutarla?»
«Non le ha rubato la casa. Non lo sapeva ci abitasse qualcuno!»
«Come no!»

Ci guardiamo a lungo e in silenzio. Alla fine sono io a parlare per primo.
«Alla fine che ha fatto quella ragazza? Sai se ha trovato un posto dove stare?» chiedo più calmo. Sono curioso.
Lei fa un sospiro e annuisce.
«Sì, ma di certo non per merito di quello lì» specifica, acida.
«In hotel o...»
«Non sono affari tuoi!» Sbotta, guardandomi malissimo.

Scusa se sono ottimista. Where stories live. Discover now