09. -Un gioco allettante

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"Abbiamo finito quattro materie, mangiamo adesso!" Chiude i libri e li butta a terra creando un tonfo fastidioso.

"Che vuoi mangiare?" Chiedo gentilmente.
Mi alzo e poso i libri nello zaino di fianco all'armadio.

Cala il silenzio quando non riesco ad abbassarmi per posare ciò che tengo nelle mani, a causa della gonna che potrebbe alzarsi.
Cazzo, devo smetterla di essere elegante anche per stare a casa.

Mi giro per vedere cosa stia combinando Alan.
Le sue gambe sono stese sulla sedia, mentre guarda interessato aspettando che la gonna si alzi.

"Alan!" Lancio il libro che riesce a prendere e buttare sulla scrivania.
"Smettila di lanciarmi continuamente delle cose." Si alza e aspetta che io esca dalla stanza.

Mi segue e vado verso la cucina, dove velocemente prendo tutto l'occorrente per preparare la pasta.

***

"È la nostra pasta." Dico.
Metto il mestolo di legno accanto alla pentola e metto una porzione si spaghetti sul piatto.

Alan prende una posata dal cassetto e con una forchetta cerca di prendere alcuni degli spaghetti, ma il risultato è alquanto rivoltante.

I spaghetti sono secchi, questo non regala un bell'aspetto al piatto, e non scivolano tra di loro, anzi, restano attaccati questo non ti permette di poterli mangiare.

"È a tuoj, pcchè ij nun ma magn propr, manc a pis d'or." Dice secco.

Gli tolgo la forchette e cerco di rimediare, ma non ci riesco manco per il cazzo.
Visto che quelli che dovevamo essere spaghetti sembrano un ammasso di vermi gialli asciutti e duri.

Oltre ad essere secchi, sono anche crudi.

"Ho detto che sarà di sicuro ottima." Traduce.
"Mi chiederai la ricetta, tu che sei italiano ed io londinese." Dico fingendo di essere soddisfatta.
"Si. A ricetta do duttor"
"Vuoi smetterla di insultare i miei piatti?"
"Sto facendo dei complimenti." Dice.
Più osserva quel piatto, e più la sua voglia di vomitare aumenta.

"La rifaccio io. Quella... quella possiamo congelarla per la prossima volta." Dice cercando di non risultare troppo offensivo.
Trattengo una risata a questo suo momento, raro, d'affetto nei miei confronti.

Ripete lentamente tutti i passaggi senza aver bisogno di libri da cucino o delle spiegazioni di internet.
Mi metto seduta nello sgabello mentre lo guardo cucinare, sembra così rilassato e tranquillo.

"Ti ha insegnato qualcuno?" Gli chiedo.
Lui fa di no con la testa e poi continua "Saper fare la pasta è una cosa basilare." Fa un mezzo sorriso mentre cucina.

Il suo telefono squilla e stacca le sue mani dalla salsa di pomodoro.
"Pronto?" "Si certo. Glielo dico."
Riattacca e poi mi guarda.

"Stasera i ragazzi hanno organizzato una specie di riunione e vorrebbero che ci fossi anche tu, così che tutti potranno conoscerti meglio."
"Si, ci sarò."

"Hanno optato per le nove. Io alle sette andrò via, quindi ti do 2 ore di tempo per prepararti, dopodiché ti lascerò qua a casa."
"Anch'io ho un auto."
"Ma non hai l'indirizzo." Si gira a cucinare la pasta con un sorriso beffardo.

***

Un'ora fa Alan è venuto a prendermi a casa mia, con molta tranquillità abbiamo raggiunto casa di Bianca.

Si, a casa della mia migliore amica.
Proprio così.

Adesso, siamo seduti a cerchio mentre giochiamo a qualcosa da me sconosciuto e andremo a a mangiare solo dopo aver finito questo giro.
Puntualizzando il fatto che sono le undici di sera.

Dall'inizio della partita sono passati circa 15 minuti, il quarto d'ora più stupido e strano della mia vita.
I ragazzi hanno deciso di installare un gioco che può essere svolto dai 16 ai 21+ anni, consiste nel fare diverse azioni che il gioco ti da, se non le fai dovrai scegliere se lasciare il gioco o subire una penitenza.

Il mio turno è già capitato tre volte, con lo svolgimento di azioni parecchio stupide.
Come twerkare, cosa che non avevo mai fatto, bere 5 shot di vodka in un solo sorso.
Non reggo brillantemente l'acool, ma riesco ancora a parlare e a capire cosa la gente mi dica

Questo vuol dire che non sono ubriaca, ma con
il divertimento che ti invade le vene.

I turni si basano su un senso orario, ai miei lati ci sono Mick e Dereck, un'abbinamento perfetto agli occhi femminili, direi.
Il giro vuole che sia il turno di Alan, non siamo ottimi amici quindi il rapporto non è dei migliori.

"Chiudi gli occhi e una ragazza dovrà baciarti, poi indovina le labbra che hanno toccato le tue." Sorrido e mi mordo il labbro inferiore.

Se la vita è una sola, voglio fare io questa cosa.
Tre ragazze si alzano allo stesso tempo proponendosi, tutto sotto gli occhi tappati da una banda di Alan.

Mi alzo anch'io e tutti consenzienti mi danno il permesso, comprese le tre ragazze che hanno sul volto un sorriso divertito e curioso.

Lui è seduto, prendo un sospiro e mi inumidisco le labbra.
Mi siedo a cavalcioni su di lui, in compenso arriva un urlo eccitato dai ragazzi, sorrido e mentalmente mi convinco a fare questa enorme cazzata.

L'acool sta avendo il suo ruolo, adesso.
Si ho bevuto qualche bicchiere con la convinzione di riuscirli a reggere, ma la situazione attuale è altrettante disastrosa.

Con il pollice tocco la sua guancia sinistra, con le altre quattro dita stringo la destra e alzo di poco il suo volto.
Mi chino di poco fino a sfiorare le sue labbra chiuse con il mio respiro caldo e calmo.

"Ho già capito chi sei." Sorrido.
"Allora la fortuna è dalla mia parte." Rispondo.

Appoggia le mani sui miei fianchi, il silenzio cade nella stanza e nessuno che incita a sbrigarmi.
Mi giro verso di loro, i sorrisi sui loro volti sono evidentemente divertiti e impazienti di vedere questo spettacolo.

Mi rivolgo di nuovo verso Alan.
"Anche l'alcol lo è." Continuo.
"Vuoi farlo fin dall'inizio dell'anno." Dice.
Deglutisco con la speranza che a breve la mia tranquillità non svanisca del tutto.

"Le labbra che desideravo all'inzio dell'anno erano quelle di un altro."
"Ti riferisci a quello che poteva scoparti dentro un camerino e non l'ha fatto?"
"Come se tu ci saresti riuscito." Sorrido divertita.
"Potrei riuscirci anche adesso." Stavolta è lui a lasciare pochissima distanza tra le nostre labbra.

Le sue mani massaggiano lentamente i miei fianchi, mi rendo conto del suo sorriso e decido di avvicinare il suo volto con la mano che stringe piacevolmente le sue guancie al mio.

Faccio scontrare le mie labbra con le sue, schiude le labbra e subito infilo la mia lingua dentro la sua bocca.
Sposta la sua mano dietro la mia nuca spingendomi ancora di più verso di lui.

Io sposto la mano, che fino a pochi secondi fa toccava le sue guance morbide, sul suo petto.
Senza neanche pensarci mi muovo lievemente su di lui, sento qualcosa smuoversi esattamente sotto la mia intimità.

La sua mano libera si appoggia sulla mia coscia scoperta, quella fottuta gonna si è alzata dandogli il piacere di toccarmi.
Come se non mi piacesse.

Ad approfondire ancora di più il bacio è lui, che tira il mio labbro inferiore per poi lasciarlo andare, lo riafferra poco dopo mordendolo.

L'intezione era quella di arrivare a questo punto e poi lasciarlo così, senza nulla, solo con un semplice bacio con la lingua.

Mi vado a sedere incrociando le labbra, il biondo di fianco a lui gli toglie la benda.
Scorre gli occhi su di tutti, come se non sapesse chi sia stato.

Lui tira un nome a caso ed io lo guardo accigliato.
Perché non ha detto il mio nome?
Questa domanda dovrà essere risolta al più presto.

The change [COMPLETA] ||Geôlier.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora