Capitolo 15

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Si trovavano sulla groppa di Nesso in silenzio. Dante, posto tra il centauro ed il suo compagno, si sentiva ancora più in imbarazzo, soprattutto perché il mantovano aveva le mani strette ai suoi fianchi per non cadere. Anche Virgilio stesso non se la passava bene. Provava un forte senso di colpa, che lo stava logorando dentro. Doveva trovare un momento in cui parlargli e rimediare al suo sbaglio.
A distogliere entrambi dall'imbarazzo ci pensó Nesso, il quale gli fece cenno di guardare avanti. In lontananza era distinguibile una selva, simile a quella in cui Dante si era ritrovato. Una volta che furono più vicini notarono quanto fosse orribile. Il fogliame fitto e scuro, i rami contorti si intrecciavano tra di loro e al posto dei frutti vi erano spine velenose. Gli alberi erano occupati dai grossi nidi delle Arpie, creature appartenenti alla mitologia greca, mostruosi uccelli dal volto femminile, generalmente associate alla violenza ed alla furia delle bufere. Con i loro artigli affilati graffiavano la corteccia e sembrava quasi che da essa provenissero lamenti sommessi.

《Addio viaggiatori, vi auguro di riuscire nel vostro intento e di uscire dall'inferno》li congedó Nesso, galoppando verso il Flagetonte.

Prima che Dante potesse fare un passo, Virgilio lo fermó prendendolo per la manica della felpa. Il fiorentino si voltó, il suo cuore inizió nuovamente a battere all'impazzata.

《Dante...io...》prese un respiro profondo《Volevo scusarmi per prima. Non so come mi sia saltato in mente di...forse sono stato troppo preso dal momento...sono stato uno stupido...》

Dante gli sollevó il mento per portare lo sguardo di Virgilio sul suo. Gli sorrise. Un sorriso semplice, rassicurante.

《Non scusarti. Non hai motivo per farlo》

《Ma, Dante...》

《Ti prego...》disse il moro posandogli un dito sulle labbra. Erano così morbide《Non devi.》

Un breve silenzio.

《Dimmi solo....che non ho rovinato la nostra amicizia...》

《Non hai rovinato proprio un bel niente. Stai tranquillo, davvero》

Detto questo lo abbracció. Virgilio si sorprese del gesto, ma non fu affatto contrario. Era contento che tra di loro fosse tornato tutto come prima.
Dante non smise di sorridere tra le sue braccia. Non gli importava di altro se non rimanere così ancora per un po', il più a lungo possibile. D'altronde non poteva negare che i suoi abbracci lo facessero sentire protetto. Si separarono.

《Forza, entriamo nella selva》

Dante annuí e gli andó dietro. Ora che vi era dentro appariva ancora più spaventosa e lugubre. Intorno a loro si potevano udire i continui lamenti. Il moro si paró e si guardò attorno confuso. Virgilio fece lo stesso, fissandolo con espressione interrogativa.

《Li senti anche tu? Da dove proverranno?》

Virgilio si volse verso gli alberi contorti. Gli si avvicinó e sfioró la corteccia con una mano.

《Credo di aver capito...》disse in un sussurro《Dante puoi venire un attimo qua?》

Dante fece come gli era stato chiesto e Virgilio indicó un ramo.

《Perché non provi a spezzarlo?》

《Spezzarlo? Ma...per quale motivo?》

Il biondo non replicó, fece solamente un sorrisetto furbo. Così allungó la mano e, con un gesto rapido, spezzó il ramo secco. Subito da esso uscì una voce. Il tronco inizió a deformarsi. Dal suo centro si andó a formare lentamente un viso che, pian piano, fuoriuscí completamente. Era pallido, gli occhi nocciola sbiaditi e lacrime trasparenti gli rigavano le gote. Dante fece qualche passo indietro facendo cadere in terra il ramoscello, dal quale stava sgorgando del sangue scuro, quasi nero. Pareva essere un giovane, probabilmente della loro età.

L'amor che move il sole e l'altre stelle ||DantilioWhere stories live. Discover now