𝐕𝐈𝐈𝐈. 𝐲𝐨𝐮 𝐦𝐚𝐝𝐞 𝐦𝐞 𝐥𝐢𝐯𝐞 𝐚𝐠𝐚𝐢𝐧

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song: Now I'm Here by Queen

Finn🔥

Ecco, e anche la cazzata di oggi l'ho fatta.
Ho invitato Jack a casa mia. Ma cosa mi è preso? Nemmeno ci conosciamo!
L'amore fa fare di tutto, tranquillo.
Oddio, sarò sembrato così sfacciato! E come se non bastasse, arriverà fra meno di un' ora.
Appena tornato a casa, saluto velocemente mia mamma.
"Ciao mamma!" le dico, dandole un bacio veloce e scappando su per le scale.
"Ciao tesoro! Perché così tanta fretta?" chiede lei, con le mani sui fianchi e con un sorrisetto.
"Ah, viene tra poco un amico per una ricerca per la scuola!" taglio corto io, sbrigativo.
Un amico? Ma se gli ho parlato una mezza volta!
"Ok ok, poi fatemi sapere se avete fame" dice lei infine, sparendo in salotto.
Entro in camera e butto a terra lo zaino.
È un casino.
Il letto sfatto, i vestiti sul pavimento e i libri sparsi dappertutto. La mia chitarra giace vicino alla porta, abbandonata.
Guardo l'orologio: le 14:57.
Sbrigati! Hai solo mezz'ora!
Esattamente, e devo ancora sistemare tutto.
Il più velocemente possibile, faccio il letto e sistemo tutto ciò che è in disordine, cercando di far apparire la mia camera come la normalissima stanza di un adolescente.
C'è un'ultima cosa da sistemare: il mio aspetto.
Sembro uno scappato di casa.
Corro in bagno, e faccio la doccia che avrei dovuto fare stamattina.
Esco, mi asciugo, e metto vestiti decenti: una maglia a righe bianche e rosse e dei jeans. Sistemo i capelli come posso e, alle 3:30 in punto, sento il campanello.
Puntuale il ragazzo!
"Mamma vado io!" urlo a mia madre mentre volo giù per le scale.
Apro la porta e vedo Jack sull'uscio, con lo zaino sulle spalle e un sorriso sul volto.
"Hey Jack! Vedo che hai trovato la casa!" spezzo il ghiaccio, ridendo, appoggiandomi allo stipite della porta.
Mamma mia, che frase da disperato.
"Sì, meno male" risponde ridendo.
"Vieni, entra"
Lui entra timidamente in casa mia, e si guarda intorno. Vedo mia mamma sbucare dalla cucina e venirci incontro.
"Ciao!" lo saluta lei, per poi aggiungere: "è un tuo compagno di scuola?" rivolta a me.
"Sì, io e Finn frequentiamo lo stesso corso di Scienze" risponde prontamente Jack.
"Ah, Jack Grazer, comunque" dice lui, e porge la mano a mia mamma.
"Io sono Mary, la mamma di Finn, se non si fosse capito" e gli stringe la mano, sorridendo.
"Io e Jack andiamo su, dobbiamo fare un lavoro per Scienze, appunto" annuncio io, avviandomi poi verso le scale, seguito da Jack.
È tutto così strano: Jack è casa mia quando a malapena ci parliamo a scuola.
Entrati in camera, penso a cosa dire per farlo sentire a suo agio, dato che mi sembra abbastanza spaesato, e lo capisco perfettamente.
"È bella la tua camera, Finn" dice lui d'un tratto, dopo essersi guardato intorno attentamente.
"Oh, beh, grazie ma c'è un gran casino e..."
"No no, è molto più in ordine della mia sicuramente" dice sorridendo.
"Aspetta ma..." aggiunge, voltandosi verso di me e guardandomi negli occhi. "...ascolti gli Weezer?" chiede, probabilmente dopo aver visto il loro poster vicino al mio letto.
"Sì, sono uno dei miei gruppi preferiti"
"Oddio ma è fantastico! Io li adoro" esclama.
"Sul serio? Non ti facevo tipo da rock" dico io, con una risatina.
"Beh no, immagino di no" risponde facendo spallucce.
Viene verso di me e raccoglie il suo zaino da terra, cosa che faccio anche io.
"Allora, iniziamo subito con Scienze?" chiedo.
"Sì dai, intanto ti spiego cosa bisogna fare"
Mentre mi parla, non posso fare a meno di fissargli le labbra, ogni tanto, ma senza farlo capire. Non so cosa mi provochi questo ragazzo, ma credo sia presto ancora per scoprirlo.
"...questo, in pratica. Capito?" chiede, dopo aver finito di parlare.
"Sì sì, ehm, ci dividiamo i compiti?"
"Certo" risponde lui, guardandomi di nuovo negli occhi e sorridendo.
Aspetta aspetta, ti precedo: è adorabile, vero?
Che palle.

Dopo un po' di tempo passato a studiare, a chiacchierare di musica e quant'altro e a ridere, guardo l'orologio.
Le 16:32.
"Ehi Jack, hai fame?" chiedo io, stiracchiandomi sulla sedia.
Lui alza la testa dal quaderno.
"Uhm sì dai"
"Preferisci stare qui o uscire?"
Guarda velocemente fuori dalla finestra: il cielo è pulito ed è una giornata soleggiata.
"Usciamo, magari" risponde infine.
Gli sorrido, mi metto le scarpe -cosa che fa anche lui- e metto in tasca alcune monete.
Scendiamo per le scale.
"Mamma! Noi usciamo un attimo!" la avviso.
"Ok tesoro, non fate tardi!"

Mentre camminiamo c'è un silenzio imbarazzante.
Jack è tutt'altra persona, da come lo avevo etichettato. Pensavo che parlasse a stento, invece mi ha sorpreso. È una persona molto più interessante di quanto pensassi.
"È tutto così strano" dice, facendomi sussultare.
"Cosa intendi?"
"Intendo...tutto. Sai, a scuola neanche ci parliamo e ora sono a casa tua" spiega, con lo sguardo basso e un sorrisetto.
Avendo probabilmente notato la mia faccia confusa, aggiunge: "No, nel senso, è una cosa strana in senso buono. Da come parlavamo prima, sembravamo amici da una vita o non so che, invece è praticamente la prima volta che ci parliamo seriamente. " marca l'ultima parola.
"In effetti hai ragione. Non so perché, però. Nel senso, non so perché non ci parliamo a scuola. Alla fine facciamo Scienze insieme, ma non abbiamo avuto occasioni particolari" dico io.
"Magari, non so, sono io ad essere troppo timido. Ho questa fissa di sentirmi come troppo poco per le persone che non conosco, e faccio davvero tante figure di merda per questa cosa" spiega ridendo.
"A me non sembri poi così timido" dico io, guardando il cielo.
Lo vedo girarsi di scatto verso di me con la coda dell'occhio.
Mi volto e lo guardo negli occhi.
Sono abbastanza scuri e profondi, ma mi ci perderei volentieri.
"Intendo, a scuola stai sempre nell'ultimo banco e, se non avessi parlato con te oggi, penserei che tu sia la persona più timida di questo mondo. Ma da quando sei arrivato qua da me, prima, non riuscivo a capire. Mi sei sembrato molto più spigliato, sia con me che con mia mamma, e..." mi fermo, vedendolo sorridere dolcemente "...sì, è come se ci conoscessimo da una vita, pur avendo parlato poco" concludo io, dando finalmente voce ai miei pensieri.
"In realtà, mi fa piacere. Non sono mai stato bravo a fare amicizia, e per quanto ci provi faccio sempre dei casini. Non ho tanti amici, ma almeno quelli che ho sono veri. Sono rari i casi in cui mi trovo bene con qualcuno sin da subito."
L'ultima frase è un colpo.
Quindi...vuol dire che si trova bene con me?
O stava solo parlando in generale?
Era ovviamente un'allusione a te, scemo.
Lo spero.

Prendiamo un frappé, senza mai smettere di parlare durante il tragitto.
Abbiamo davvero tante cose in comune, dai gusti musicali alle passioni.
Torniamo a casa e continuiamo il lavoro di Scienze, fino a quando non si fa ora di cena.
"Cazzo! È tardissimo! Devo tornare a casa!" esclama ad un certo punto, facendomi spaventare.
"Che ore sono? Ah sì, le 7:30...mi chiamerà mia madre per la cena tra poco." ragiono io, mentre lui raccoglie le sue cose.
"Jack, vuoi rimanere qui a mangiare?"
"Oh, grazie mille Finn, ma devo tornare a casa. Mi piacerebbe restare, ma mia mamma si è raccomandata che per le 8 sarei dovuto essere a casa" si scusa.
Annuisco, comprensivo, e lo accompagno alla porta.
"Jack, aspetta, hai il mio numero?" chiedo io, prima che si avvii verso casa.
"Uhm, no, non credo"
"Passami il telefono"
Gli scrivo velocemente il mio contatto.
"Così, se dobbiamo organizzarci per qualsiasi cosa, hai il mio numero" spiego.
"Ok, grazie! Poi ti mando un messaggio, così salvi il mio numero. Vado, Finn, grazie mille, ringrazie anche tua mamma!" saluta, uscendo.
"Ciao Jack, ci vediamo a scuola!"

Entro in casa, e mi dirigo in cucina, dove trovo mia mamma intenta a cucinare.
"Finn, è simpatico quel tuo amico...come hai detto che si chiama?"
"Jack."
"Ecco sì, Jack. Invitalo più spesso, mi farebbe piacere" dice, cogliendomi alla sprovvista.
"O-ok" balbetto arrossendo.

Sento il telefono vibrare e lo accendo. È un messaggio da un numero sconosciuto.
Numero sconosciuto: "Ehi Finn, sono Jack!"
Sorrido spontaneamente, e lo salvo come "Jack", semplicemente.
Io: "Ciao Jack!"
Gli vorrei chiedere di vederci altre volte.
E se sembri un manico?
Ma che maniaco.
E allora chiediglielo.
Eh, fosse facile.
Decido però di fare qualcosa: dobbiamo uscire ancora.
Io: "Sabato pomeriggio sei libero? Potremmo..."
No no, non va bene. Cancello il messaggio, e butto il telefono sul letto.
Gli chiederò di persona di incontrarci ancora.

𝘞𝘪𝘴𝘩 𝘺𝘰𝘶 𝘸𝘦𝘳𝘦 𝘨𝘢𝘺 // 𝘍𝘢𝘤𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora