Capitolo Terzo

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Dopo quello che fu un inverno freddo e silenzioso, la bella stagione aveva cominciato a risvegliarsi nei primi giorni del mese. Il sole giaceva placido sullo sfondo rosa di una mattina di Aprile, quando un paio di occhi d'oro si aprirono alla nuova giornata, risvegliati da una voce squillante di donna.
"Arriverai tardi! Oggi c'è la cerimonia per l'inizio del nuovo anno scolastico!" A quelle parole, il ragazzo balzò giù dal letto con uno scatto fulmineo.
La cerimonia...
Mentre i margini degli oggetti ricominciavano a prendere spessore sotto il suo sguardo, la stanza piccola e disordinata, illuminata da un sole ancora timido, faceva da cornice al ragazzo in piedi al centro che si guardava intorno cercando la divisa grigia. La mano passava tra i suoi capelli bicolore per un'ultima volta mentre procedeva verso la cucina.

Come aveva potuto dimenticarsi di quella giornata così importante?
Diede un bacio a sua madre, che era l'unica in piedi già a quell'ora, per poi uscire di casa.

"Bokuto! Sei in ritardo." L'espressione seria di Konoha, che lo aveva rimproverato nello stesso istante in cui aveva messo il piede oltre il cancello della scuola, lo aveva messo di cattivo umore. I ragazzi del terzo anno avevano lasciato  loro l'incarico di distribuire i volantini per il club di pallavolo, per sfruttare al meglio quelle ore libere in palestra in vista del torneo interliceale. I ragazzi del secondo anno erano perfetti per rendere accattivante l'attività del club: con una personalità spumeggiante come Bokuto, che era diventato l'attrazione più gettonata della palestra, avrebbero sicuramente trovato dei nuovi membri nel giro di poche ore.

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"Ma come è possibile che non si voglia iscrivere nessuno?!" Konoha sbuffava, lasciandosi cadere sulla sedia.
Il tempo passava.
La gente si fermava anche, incuriosita dalla figura di Bokuto, ma dopo aver capito che si trattava della promozione della squadra di pallavolo i ragazzi si allontanavano, intimoriti dall'alto livello che la loro scuola aveva raggiunto negli anni precedenti.
Bokuto intanto si era allontanato dallo stand e aveva iniziato ad attaccare bottone con i ragazzi delle altre squadre scolastiche, tornando di tanto in tanto con qualche primino sotto braccio che veniva accolto con entusiasmo.
"Hey Hey Hey, perchè voi non provate a reclutare qualcuno per conto vostro?" -Bokuto li squadrava dall'alto, era l'unico ancora in piedi- "Voglio tornare ad allenarmi!"
"Se tieni le mani sui fianchi in quel modo, assomigli ancora di più ad un gufo" aveva esordito Yukie, cercando di non cadere dalla sedia mentre si dondolava.
"I primini ti adorano perchè sembri la mascotte di questa scuola" la testa di Komi fece capolino da sotto il tavolo, tenendo in mano altre due penne per la compilazione dei moduli.
"Penso sia meglio se lasciamo questo duro compito al futuro capitano" aggiunse Konoha, che gli aveva appoggiato una mano sulla spalla esibendo il suo solito sorrisetto mentre cercava di corrompere il ragazzo dai capelli bicolore.
Volevano corromperlo e puntualmente ci riuscivano, premendo sul tasto dell'orgoglio, il principale motore d'azione di Bokuto.

La mattinata era passata relativamente in fretta, avevano raccolto poco meno di una decina di nuovi nomi e si sentivano tutti soddisfatti dei risultati raggiunti. Si salutarono, dandosi appuntamento per il pomeriggio dopo le lezioni in palestra, poi ognuno si avviò nella direzione della propria classe.

Non vedo l'ora di andare all'allenamento di oggi pomeriggio.
Ho un buon presentimento.

Bokuto era la cosa più lontana possibile da uno studente modello: il suo rendimento scolastico non era dei migliori e non sembrava nemmeno importargliene più di tanto; aveva difficoltà soprattutto in matematica perchè, a detta sua, "i numeri si mescolavano mentre li leggeva" ma nessuno nella sua famiglia si era mai preoccupato più di tanto, finchè riusciva a superare le verifiche.
Non avendo mai subito nessun tipo di pressione dai suoi genitori, si era sempre sentito piuttosto tranquillo da questo punto di vista e anzi sono sempre stati i suoi compagni a preoccuparsi più dei suoi voti che lui stesso. Cercavano di aiutarlo meglio che potevano, passandogli appunti e studiando insieme quando se ne presentava l'occasione, ma il profilo che emergeva era sempre lo stesso: era svogliato, riusciva a mantenere l'attenzione solamente per una manciata di minuti di fila e spesso aveva un modo tutto suo di ragionare, diverso da quello dei suoi compagni che non lo riuscivano a seguire.
Alla fine molti si rassegnarono, non riuscendo ad aiutarlo, limitandosi a passargli i compiti quando lo vedevano con l'acqua alla gola (cosa che suo malgrado succedeva più spesso di quello che voleva ammettere).
Questa sua particolare condizione scolastica a volte lo faceva sentire solo. Un ragazzo solare come Bokuto Koutaro, che tutti ammiravano per il modo energico e rumoroso, si chiudeva completamente in sè stesso a causa di un brutto voto o davanti ad un argomento difficile. La cosa peggiore era che questa sua tendenza a demotivarsi non si limitava all'ambito scolastico, ma tendeva a proiettarla anche sul campo: c'erano giorni in cui riusciva a demoralizzarsi per un semplice attacco sbagliato o una battuta in rete ma nessuno era in grado di sollevargli il morale e puntualmente si finiva col lasciarlo sbollire da solo, anche se questo significava non poter usufruire di lui in momenti che risultavano fondamentali.

In due anni, ancora nessuno dei suoi compagni aveva trovato un modo sicuro e veloce per farlo uscire da questa 'emo-mode' (così l'avrebbero poi soprannominata) e questa cosa aveva iniziato a far preoccupare soprattutto il capitano del terzo anno che, in procinto di andarsene, avrebbe lasciato la squadra proprio a Bokuto.
Erano momenti tesi, soprattutto quando Yukie sentì per caso la confersazione tra il capitano e il coach:
"Abbiamo fino al torneo primaverile per assicurarci che, se gli affidiamo la squadra, sarà in grado di gestirla."
"Mi fido del ragazzo, ma questo suo modo di affrontare le difficoltà mi preoccupa."
"La squadra troverà un modo per sostenerlo anche in quei momenti" -aveva esordito il capitano, liberando un sospiro rassegnato- "ma senza di lui non possiamo puntare a vincere il torneo." I due si scambiarono un cenno di consenso prima di salutarsi, mentre la manager sgattaiolava via per non essere beccata ad origliare.

Così, con quel peso sulle spalle che Bokuto non sapeva neanche di avere, quel pomeriggio dopo le lezioni iniziarono i provini.


"...E per finire ecco l'ultimo partecipante alle selezioni di oggi" Il coach Yamiji esibiva il suo solito sorriso pacato mentre teneva le mani sulle spalle del ragazzo che aveva appena presentato alla squadra, prima di lasciare che si introducesse da solo:
"Mi chiamo Akaashi Keiji" aveva esordito così- "Gioco a pallavolo già dalle medie ed occupavo la posizione di palleggiatore." Concluse la presentazione con un inchino: "Piacere di conoscervi".
Lo sguardo scuro si sollevò sulla palestra, vagando sullo spazio vuoto per qualche istante.

Poi lo vide.

Bokuto Koutaro.

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Angolo autrice. (ノ≧ڡ≦)
Sono molto insoddisfatta da me stessa. La storia sta cominciando a piacere e io decido di bloccarmi per più di un mese.
Ho raccolto la mia dignità e ho steso questo strascico del capitolo 2.
Siccome scrivo a computer non ho le vocali accentate come si deve (in Koutaro).

Una cosa che mi sono sempre immaginata è la difficoltà che Bokuto affronta in ambito scolastico (sostenuta dalla battuta di Akaashi "You failed your mathematics") quindi in questa storia il nostro caro capitano avrà dei problemi con la scuola...

Per il resto spero che questo capitolo, nonostante sia ancora più corto del precedente, sia leggibile e piacevole.

Spero di riuscire a pubblicare anche il cpaitolo 4 presto o tardi (;・∀・)

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