91- Il nostro ritorno

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Tre anni dopo

P.O.V.
Nicole

Non è facile sopravvivere alla povertà del nostro mondo, ma in qualche modo stiamo iniziando a riuscirci, io e Joseph, insieme contro il resto, giorno dopo giorno. I suoi sorrisi la mattina, appena svegli, sono la giusta carica in grado di rendermi forte, battagliera, e con le forbici alla mano, pronta a cambiare l'umore di questa gente stanca alla quale voglio donare una piccola dose di felicità.

I sorrisi di Jospeh sono la giusta carica, si, ma lo è anche il pianto della nostra bambina. Il suo piccolo corpo ospita appena tre mesi di vita, ma da brava mamma quale sono, posso dire con fierezza che mia figlia porta in sé la perfezione, e una gran dose di energia: è riuscita a donare allegria più di quanto tenti di fare sua madre giorno dopo giorno, riuscendo dove lei, suo malgrado, aveva fallito. Rebecca, infatti, aveva illuminato gli occhi della sempre impegnata Celine, nella sua costante routine di donna in carriera, e l'aveva riportata alla vita, dopo la tragica morte di Kevin.

E' infatti la mia amica ad occuparsi di mia figlia nei suoi pomeriggi liberi, vestendo il ruolo di perfetta zia interessante e simpatica, piena di vizi e trucchi in grado di stregarle mente e cuore. Sarebbe stata una perfetta madre ma la vita non ha deciso così per lei. Non è importante, al mondo esiste molto altro, e Celine sembra saperlo. Da dopo Kevin non ha più cercato l'amore, e nessuno di noi tenta di spingerla a riottenerlo. Quando hai avuto tutto accontentarti di poco non ti basta.

Siamo felici, noi quattro insieme, o almeno tentiamo di esserlo. Io e Joseph non siamo ancora spostati a causa della sua famiglia che da anni mi detesta, ma anche di questo inconveniente poco importa.
L'amore non viene stipulato solo tramite l'accordo matrimoniale in un giorno di festa in chiesa, quanto nei piccoli problemi quotidiani che tentiamo di risolvere sempre insieme, scendendo a un confronto, e per quello che siamo riusciti a fare sono fiera di noi.

Ci ospita il buon umore, se solo ... alle volte, alcune nuvole grigie, non tornassero ad affacciarsi all'orizzonte, piccoli temi che nessuno di noi ha più toccato.

Da tre anni il Brunett è rimasto vuoto, e nessuno ci ha messo più piede.

Sappiamo tutti il motivo.

Ed oggi, in questa fantastica giornata soleggiata, le nubi minacciano di affacciarsi di nuovo e dichiarare tempesta, ma non mi importa perché le attento con trepidante attesa, dal momento che non vedo l'ora di risentire contro il mio viso la loro pioggia.

Gioco con le chiavi tenute tra le mani, presa dalla frenesia dell'attesa, mentre Jospeh, all'apparenza impassibile e al mio fianco, analizza il mio nervosismo in silenzio.

Ho capito bene che gli manca. L'uomo che amo non riesce a fingere e la scorsa notte entrambi siamo rimasti ad occhi aperti, nel letto matrimoniale, vittime dei pensieri. Dovrei rassicurarlo, dirgli di stare calmo e che al momento noi siamo i soli in grado di offrire il giusto benvenuto all'interno dei ricordi, perché siamo rimasti gli stessi di sempre, uniche vittime in attesa delle aspettative del futuro.

<A che cosa stai pensando?> Mi domanda a un tratto, ed io sorrido con nervosismo, senza staccare gli occhi dal termine della strada.

<Credi che ... possa diventare, tutto quanto ...>

<Diverso?>

<Si>

<Come prima?>

<Forse ... non so se augurarmelo>

Joseph sorride, allungando poi il braccio per stringermi a sé.

<Non spetta a noi decidere, dobbiamo unicamente aspettare>

Annuisco trepidante, prima di staccare solo per un attimo gli occhi, tornando a fissare le chiavi. Una sorpresa che di sicuro le piacerà.

Ali di farfallaWhere stories live. Discover now