Capitolo 27

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La stanza è immersa nella più completa oscurità.
Accanto al letto c'è un'ampia finestra, con grate... da lì i raggia della luna filtrano timidi in questa camera spoglia.
Mi avvicino al letto.
Tutto il mondo tace.
I rumori della città sono inesistenti.
Il battito del mio cuore scandisce ogni secondo.
Passo dopo passo mi avvicino al letto che accoglie il mio migliore amico...
Un ultimo passo.
Eccomi.
Eccolo.
Non può essere...
Non ci voglio, non ci posso credere.
Lo fisso.
Il mondo crolla sotto i miei piedi.
Tae... cosa hai fatto?
Taehyung, quel ragazzo con il sorriso sempre stampato sul viso, quel ragazzo che riusciva a rendere bella anche la più terribile delle giornate... quel ragazzo che è riuscito a tirarmi su da un vortice che ogni giorno mi tirava sempre più verso la fine.
Ora è qui.
Una miriade di tubi oscurano il suo volto.
Le palpebre serrate.
Un pallido colorito.
I capelli arruffati, come suo solito...
La faccia piena di graffi.
Una gamba ingessata.
Un maledetto tubo incastrato nella sua gola solo per farlo respirare.
Le sue braccia sono stese accanto al busto, sul palmo della mano vi è attaccata una flebo, mentre sul dito indice è posizionato uno di quei dispositivi che tengono il battito cardiaco...
Accanto al letto oltre a tutti i monitor dei vari macchinari medici c'è un piccolo comodino, e sulla destra una vecchia seggiola che implora di essere presa...
Non esito.
Sono qui per te, amico mio.
"Tae... cosa hai combinato?" Un triste sorriso si fa largo sul mio stanco volto...
"Sei sempre stato un ottimo guidatore, ti ricordi quando andavamo insieme al centro commerciale, mettevamo la musica a tutto volume e cantavano a squarciagola, aspettavamo di arrivare al semaforo per aprire i finestrini e far sentire al mondo intero la nostra voce...
C'ero solo io.
C'eri solo tu.
C'era solo felicità."
La mia voce va man man rompendosi.
Sento il crollo vicino.
"Non ti rendi conto che corsa ho fatto per arrivare fino qui..." continuo con un filo di voce. "Non ti rendi conto che spavento mi hai fatto prendere, mi tremano ancora le gambe, il mio cuore ha rischiato di andarsene un paio di volte e i polmoni se ne sono andati in culo... ma l'ho fatto per te.
Oggi abbiamo litigato... ti prego scusami..."
Prendo tra le dite il suo mignolino e come facevamo all'asilo lo intreccio con il mio.
"Pace?"
Solo silenzio...
"Chi tace acconsente, giusto?" La vista diventa sempre più sfocata...
"Non azzardarti nemmeno a lasciare questo mondo, perché ti giuro che vengo fino in paradiso, ti riporto sulla terra e poi ti ammazzo io"
Un singhiozzo.
"Non puoi farlo, capito?"
Tutto il dolore che fino a quel momento era stato rinchiuso dall'agitazione, l'adrenalina e l'ansia, esce fuori senza il mio consenso.
Incrocio le mie dita tra quelle di Tae, stringo la sua grande mano che fino a qualche ora fa circondava il mio viso.
Calde e giganti lacrime scorrono lungo le mie guance, comincio a singhiozzare sempre più forte, Tae ho bisogno di te.
Chi mi consola adesso?
Nessuno mi sente.
"Ti prego apri gli occhi..." riesco solo a pronunciare queste semplici parole tra un singhiozzo e l'altro.
"Non può farlo, è in coma farmacologico".
Una voce.
Quella voce.
Non può essere.
Mi volto di scatto.
Lo fisso incredulo.
"Che ci fai qui?" La mia voce è aspra.
"Potrei farti la stessa domanda" risponde severo.
"Ha fatto un incidente con la macchina...".
Un brivido lungo la schiena.
"...dovevo vederlo..." abbasso lo sguardo.
Sento di nuovo le lacrime.
Non voglio piangere.
Non devo piangere.
"Piccolo..." il suo tono di voce diventa improvvisiamo calmo e dolce.
"Vieni fuori con me... ti va di prendere una boccata d'aria...?" mi propone accovacciandosi davanti alle mie gambe.
I suoi occhi tenebrosi sono fissi nei miei.
Appoggia le sue mani sulle mie ginocchia.
Si sporge verso di me.
Un bacio.
Il mondo vola.
Ed io sono qui...
"Se avesse bisogno di me...?" Mi sento un bambino, un bambino bisognoso solo d'amore... "se avesse bisogno torneremo subito e io farò il possibile per aiutarlo, va bene?"
Mi sorride.
Come ho fatto a stare senza questo sorriso.
Come ho fatto a stare senza queste labbra.
Come ho fatto a stare senza queste mani.
Come ho fatto a stare senza di lui.
Annuisco, sentendo un piacevole calore diffondersi dentro di me... perché quando sto con te tutto cambia?
Che magia fai al mondo?
Ti prego dimmela.
Lui dolcemente prende la mia mano e senza indugio mi accompagna fuori, prima di uscire mi volto verso il letto in cui sta riposando Tae... "Ehi Alieno aspettami! Torno subito..."
Una lacrima scivola solitaria lungo la guancia.
Subito l'asciugo, lui sta bene.
"Dove andiamo?" Chiedo non riconoscendo i corridoi che il ragazzo accanto a me, a cui tengo stretta la mano, mi sta conducendo... "Non facendo parte dello staff uscire dalla porta d'ingresso non mi sembra l'idea migliore, a proposito... come sei entrato?" Ridacchia voltandosi verso di me.
Lo guardo negli occhi.
"Ognuno ha i propri metodi..." sorrido beffardo. Siamo nel mezzo di un corridoio, lui si ferma. "Che fai?" Bisbiglio, afferra i miei fianchi e senza avvertire posiziona le sue labbra sulle mie...
Cominciamo a baciarci.
Un bacio lungo, un bacio desiderato, un bacio tenero, un bacio disperato...
Un bacio solo nostro.
Un lento quanto sensuale ballo di lingue.
Accarezza dolcemente i miei fianchi, solo lui sa farmi sentire protetto...
Manca l'aria, ci scostiamo.
"A quando sento, la tua bocca non è stata profanata... meglio, perché è solo mia..."
Sento il cuore tremare.
Si porta il dito indice e pollice sotto il mento e con aria da investigatore fallito afferma questa esilarante deduzione.
"Tu sei pazzo, pazzo da legare... così matto che potresti superare me" continuo io sentendo tutta la pressione lasciare lentamente  il mio corpo. "C'è solo una cosa che mi potrebbe rendere più pazzo di te..."
Mi guarda negli occhi.
"Sei tu."
Sento le guance incandescenti, riesce a strapazzare anche quelle uniche parti del mio corpo indenni... comincio a ridacchiare, gli lascio un bacio sulla guancia.
Poco dopo riprendiamo la nostra fuga da questa lurida trappola di dolore e morte quale l'ospedale.
Le nostre mani sono ancora intrecciate.
"Non hai risposto alla mia domanda..." interrompo il silenzio che si era formato.
"Quale?" Domanda confuso, continuando a tenere lo sguardo fisso sugli infiniti corridoi che compongono questo edificio.
"Perché sei qui" rispondo subito.
Si volta verso di me, con sguardo incredulo mi fissa. "Che c'è?" Ribatto impacciato. "Beh...secondo te perché sono in un ospedale alle 23 del 2 gennaio con un camice bianco?" Risponde divertito. Abbasso lo sguardo, da quando ha il camice? "Ma come è possibile?
Sei al mio stesso anno di medicina... come puoi essere già qui a fare tirocinio?" Continuo a non capire.
Lui si fa scuro in volto.
"Lascia stare" chiude sbrigativo il discorso. "Siamo arrivati" sposto lo sguardo, davanti a me c'è una porta di metallo con una sbarra rossa come maniglia, lui con forza la spinge.
In un attimo siamo fuori.
Una meravigliosa terrazza sovrasta tutta la città.
Siamo i padroni del mondo da qua su...
Mi volto verso di lui.
Perché non mi vuoi raccontare la tua storia?
Lui ha lo sguardo fisso sul panorama, non sembra essersi accorto del mio sul suo...
"Ti piace qui?" Domanda scostando per un attimo lo sguardo dallo scenario illuminato davanti a noi. "Si..." rispondo sviando lo sguardo. "Che succede?" Chiede confuso... "Succede, che io non sopporto più questa situazione... dimmi chi sei, non posso continuare a baciare una persona che non ha neanche il coraggio di dirmi il proprio nome, non posso e non voglio continuare ad aprire il mio cuore ad una persona estranea...
Sono stanco.
Stanco di tutto questo.
E la cosa che mi terrorizza di più fra tutte è la sensazione di essere stanco di te..."
Abbasso inevitabilmente gli occhi.
L'ho detto.

~Spazio Autrice~
Ci stiamo avvicinando alla fine...
Come sempre se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina o un commento noi ci rivediamo martedì alle 15:30 con un nuovo capitolo!
~Bea❤️

Euphoria                                                               ~Jikook~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora