Capitolo 47

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Apro gli occhi al suono della sveglia.
Irritata più che mai, allungo un braccio per spegnerla.

Richiudo nuovamente gli occhi, stando attenta a non addormentarmi.
Iniziare la giornata arrivando in ritardo a lezione non è assolutamente un buon modo per iniziare la giornata.

Mi giro verso Josh ma non lo trovo accanto a me sul letto.

Sbuffo.
Ultimamente capita molto spesso che non dorma a casa o che si alzi prestissimo, come oggi.

Da quando siamo rientrati dalla luna di miele, lo vedo piuttosto stressato.

Università, lavoro e soprattutto tutta la responsabilità verso me e il bambino che sente su di se.

Gli ripeto continuamente di non preoccuparsi così tanto, anche perché non ce n'è assolutamente il motivo, ma è come parlare con un muro.

Passano dieci minuti e prima che possa farsi tardi, mi alzo dal comodo e caldo letto.

Striscio in cucina dove trovo il caffè già pronto ed un cornetto sul tavolo.

Sorrido come una scema.
È una cosa che mio marito fa sempre quando al risveglio non è con me: lasciarmi la coazione pronta.

Dalla temperatura del caffè capisco che è uscito da casa da non molto tempo.

Finisco la colazione e a ricordarmi che non sono sola sono i movimenti della cosa più preziosa che porto dentro di me.

Ormai lo sento muovere spesso e non potrei esserne più felice.
Sentirlo, o sentirla, mi fa capire che sta bene.

È estenuante non sapere il sesso, e la mia pazienza è ormai oltre il limite.

Per fortuna più tardi ci sarà la visita e se tutto va bene scopriremo se è una piccola Amanda o un piccolo Josh in arrivo.

Avremmo già potuto scoprirlo durante l'ultima visita fatta qualche giorno dopo il rientro da St. Croix, ma non ha voluto saperne di muoversi, in modo da dare alla dottoressa l'opportunità di vedere.

Si vede già che ha la testa dura.
Sorrido e accarezzo la pancia ormai ben evidente.

Dopo il mio piccolo attimo di riflessione, corro a preparami.
Anche perché si è fatto tardi.
Arrivo in ritardo anche quando mi alzo in orario, incredibile!

Esco fuori di casa e corro come un razzo per le scale e anche per le strade.

Il vento punge leggermente il viso e ben presto le guance si fanno rosee.
Gli alberi hanno assunto tutti delle sfumature che vanno dal rosso al giallo più acceso.
Boston a fine ottobre è meravigliosa.

Per la fretta vado a sbattere contro una donna, che camminava tranquillamente, e mi scuso continuando a procedere con passo svelto.

Un rumore di clacson mi fa girare e noto la macchina di Katherine che prosegue alla mia stessa velocità.
Il finestrino della parte del passeggero si abbassa e scorgo il viso di Meredith.

<<Salta su>> dice sorridendo.

Apro la portiera posteriore e mi siedo accanto ad Ethan che a quanto pare è insieme a loro.

<<Te l'avevo detto che era in ritardo>> è la prima frase che sento da parte di Meredith.

<<Come lo sapevi?>> chiedo curiosa.

<<Non hai riposto al mio messaggio.
Ogni mattina ti invio un messaggio alla stessa ora e puntualmente rispondi alla stessa ora.
Quando non lo fai è perché sei in ritardo.
Infatti, se ci fai caso, ogni volta che non rispondi al mio messaggio ci trovi sempre o ad asportarti già fuori casa o ti veniamo incontro>>

Stringimi a te 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora