Capitolo 4

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Non passarono neanche venti minuti dalla chiamata che le avevo fatto, che era pronta a bruciarmi il citofono. Rachel era talmente incredula del mio tranquillo pomeriggio con Turner che voleva glielo raccontassi ancora una volta.Di presenza  <<in camera signorina.>> il suo tono di comando mi fece scoppiare a ridere. Aveva una crocchia in testa che le reggeva tutti quei capelli color castagna. Indossava dei vestiti per stare a casa, faceva molto ridere trattandosi di Rachel << Rach ti ho già raccontato tutto al telefono.>> prima di sedersi sul mio letto si diede una sistemata davanti lo specchio. Era inutile parlare con Rachel, se una cosa le andava leggermente troppo a genio, la voleva raccontata non meno di tre volte. Fortunatamente la conoscevo da 17 anni, altrimenti chissà quante volte l'avrei mandata a quel paese. <<quindi si è proprio lasciato?>> annuii mentre passavo la piastra ai capelli. Li avrei fatti lisci, dovevo solo decidere l'outfit e poi potevamo andare alla partita.  <<tre giorni prima del ballo...>> lo ripetè due volte sussurrando, come se io non fossi lì e lei stesse parlando da sola. Sembrava una pazza isterica, ma in realtà era solo felice perché sapeva che una volta sparsa la notizia a scuola, lei e Nath avrebbero avuto più possibilità di essere eletti.
<<quindi non avete neanche discusso voi due?>> cambiò discorso. Era in piedi davanti al mio armadio intenta a decidere cosa rubarmi anche questa volta <<perché sei venuta conciata così? Sapevi che avevamo la partita, ed io non ho intenzione di riempirti di chiamate ogni volta che non trovo qualcosa nel mio armadio.>> fece spallucce ed afferrò una gonna di jeans bianca ed un crop color carta da zucchero. Non ricordavo nemmeno di averne uno. <<non hai risposto alla mia domanda>> si voltò ed osservò il mio riflesso allo specchio. <<Rachel in realtà te l'ho ripetuto già due volte per telefono. No. Non abbiamo discusso.>> portai lo sguardo sulla mia migliore amica e notai che si era già vestita. Quando si accertò che avessi finito di usare la piastra, me la rubò dalle mani. Il suo carattere iperattivo era puntualmente in contrasto con il mio. Riuscivamo a compensarci a vicenda.
Decisi di indossare un semplice vestitino in cotone bianco. Niente di scollato nel caso in cui mi fosse arrivato qualcosa addosso. Converse bianche ed ero pronta.
<<e mettilo un po' di mascara Ashley. Risalta quei cazzo di occhi che ti ritrovi ogni tanto!>>
Mi bloccai davanti allo specchio. Non avevo voglia di truccarmi, a dire il vero non avevo nemmeno voglia di andare a quella partita. Ma per cessare le lamentele di Rachel misi solo un pizzico di blush, niente più, niente meno.

Quando arrivammo tra gli spalti non potei convincere Rachel a sederci nel primo posto in tribuna che avremmo trovato. Ma come sempre le mie parole non servirono a nulla perché mi ritrovai costretta a sedere tra le ultime postazioni. Proprio dietro la rete che ci separava dalle panche dei ragazzi. L'aria era piuttosto umida e fredda, fastidiosa contro le mie gambe scoperte. Fortunatamente ebbi la geniale idea di indossare una felpa oversize che mi arrivava appena sotto i fianchi, lasciando intravedere un piccolo strato di vestitino. Mi sistemai una ciocca di capelli dietro le orecchie, poi mi concentrai sul campo da football. I ragazzi si stavano riscaldando. Uno ad uno, li osservai per bene. Quando mi accorsi però dello sguardo di Turner fisso sul mio, trasalii. Riuscivo ad identificare i due smeraldi nonostante la visiera, percepivo il suo respiro pieno di adrenalina. Sentivo le guance avvampare, come ogni santa volta che incrociavo il suo sguardo. Non potevo fare questo a me stessa. Non era la cosa giusta. Mi imposi di sciogliere quel gioco arduo e aimè i miei occhi caddero sul biondo ricciolino dagli occhi azzurri. Non potei evitare di alzare una mano in cenno di saluto, che venne immediatamente ricambiato << ei ei ei>> mi spintonò Rach << io ero già pronta a scommettere su Chris, invece dovrei proprio farlo su Ric->> per una volta il destino era dalla mia parte. Il fischio della partita pose fine alle stupidaggini che stavano uscendo dalla sua bocca. Che la partita abbia inizio.

I ragazzi si schierarono in campo. Improvvisamente una scarica di adrenalina percorse il mio corpo, come se fossi lì sul campo a giocare con loro. Avevo sempre amato il football, con mio padre andavamo sempre alle partite  della NFL, avevo addirittura la tuta personalizzata. Ero la sua unica figlia femmina, ed invece che trattarmi come una principessa mi portava alle partite di football. Cosa che non mi dispiaceva, anzi, nonostante non conoscessi per bene le regole del gioco, l'idea dell'adrenalina nel mio corpo durante le partite mi faceva impazzire.
Dopo il fischio d'inizio la partita continuò equilibrata tra le due squadre. I ragazzi svolgevano dei touch down e gli avversari non perdevano tempo a recuperarli. Soltanto durante gli ultimi 5 minuti dell'ultimo quarto, ci trovammo in vantaggio di due punti. << o mio dio, ho l'ansia>> Rachel era quella più agitata tra la folla, non faceva altro che stringermi il braccio e scuotermi come non mai. Il tempo rallentò quando fu Ricky ad entrare in possesso della palla, doveva solo oltrepassare il traguardo, poi toccava a Chris. Lo vidi correre verso Ricky. Le sue spalle si alzarono in un respiro profondo, poco dopo il delirio. Aveva effettuato l'ultimo touch down.
La partita era nostra.
Rachel non perse tempo per seguire la massa e scendere in campo. Era più entusiasta del suo ragazzo, il quale poco dopo l'afferrò per i fianchi e la strinse tra le sue braccia. Erano adorabili, quasi li invidiavo. <<allora? Sono stato bravo?>> mi girai e non potei intrappolarmi in quegli occhi cristallini <<Oh mio dio Ricky sei stato... non ho parole. Fantastico?>> senza pensarci due volte lo abbracciai. Profumava di pulito, nonostante fosse completamente bagnato dal sudore. I suoi riccioli mi accarezzarono la guancia provocandomi strane sensazioni. <<okay okay, mi faccio andare bene "fantastico">> si allontanò e sistemò il casco sottobraccio. <<ci vediamo da Nath?>> <<si, ci vediamo lì.>> gli sorrisi, ed inaspettatamente mi beccai un suo bacio sulla guancia. Credo proprio che ci avrei provato con Richard Bush. Insomma era circondato di ragazze, e nonostante ciò quella a beccarsi il bacio sulla guancia fui io. Non volevo di certo fraintendere, ma il modo in cui ci guardavamo bastava per capire che c'era sicuramente dell'attrazione.
Individuai nuovamente Rachel e Nathan che se ne stavano in un angolo a parlare tra di loro. I miei occhi slittarono alle loro spalle. Non potei evitare lo sguardo smeraldo di Turner. Si era appena sfilato via la maglia della divisa, lasciando in bella mostra il suo fisico ben scolpito, lucido per il sudore. Quando i suoi occhi incrociarono i miei aprii bocca <<Capitano! Devo dire che se l'è cavata!>> si portò la maglia su una spalla e con passo spavaldo mi si posizionò davanti <<Mi lusinga sentire certe parole da una come te>> strinsi gli occhi e cercai di concentrami sul suo viso, e non sulle goccioline di sudore che percorrevano lentamente i suoi pettorali <<una come me... quindi più una come te? Ovvero, stronza?>> si avvicinò fino a quando i nostri corpi si sfioravano appena, e con un gesto delicato mi spostò i capelli dietro la schiena <<vedo che ci arrivi ogni tanto>> tracciò delle linee sul lato del mio collo, fino ad arrivare alla clavicola. Seguiva con lo sguardo i suoi movimenti, finché i suoi occhi non caddero sulle mie labbra e i miei vennero nuovamente rapiti dal suo fisico luccicante. <<oh be', di certo a differenza tua io lo so ammettere.>> Non sapevo cosa mi stesse prendendo. Con Turner era sempre un battibeccare e di certo quando lo facevo non provavo un leggero formicolio nella parte bassa dello stomaco. Modellò il mio corpo con uno sguardo lento e profondo. Un'ondata di calore mi fece improvvisamente pentire di aver indossato la felpa. Si bloccò ad osservare il pezzo di stoffa del vestitino, che fuoriusciva dalla felpa <<non credi che stia iniziando a fare caldo?>> ne afferrò il bordo che si adagiava sulle mie curve. <<no Turner, perché? tu hai caldo?>> il mio tono strafottente lo portò ad incrociare il mio sguardo. <<toglila alla festa se non vorrai sembrare una...>> mi osservò <<una?>> fece una smorfia con le labbra, poi inclinò il capo in un lato <<a dopo Aies.>> se ne andò, lasciandomi immobile, incapace di comprendere ciò che era appena successo.
Durante il tragitto verso casa di Nathan, non riuscii a trovare spiegazione riguardo a quanto stava accadendo in questi ultimi giorni. Quella non era la normalità, e a dire il vero questo drastico cambiamento non mi piaceva affatto. Sapevo benissimo che Turner voleva prendersi gioco di me, ma non in quel modo. Non nel modo in cui i nostri occhi si sbranavano non appena ne avevano l'occasione. Io e Turner ci odiavamo, e così doveva essere.

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