49. Buonanotte e Vivere Insieme

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Il tanto atteso incontro con Jace Alwyn era arrivato. Eravamo nello studio del suo avvocato. L'arredamento era molto accogliente: scaffali pieni di libri, quadri di paesaggi e un grande tavolo di legno al quale eravamo seduti che si abbinava alle pareti scure. La luce proveniva da un lampadario al centro della stanza, siccome la stanza era priva di finestre e probabilmente anche insonorizzata.
Harry e il mio avvocato sembravano tranquilli, mentre io non riuscivo a nascondere l'agitazione. Continuavo a muovere nervosamente il ginocchio finché Harry non ci poggiò sopra la sua mano. Lo guardai e mi sorrise. Quanto lo amavo. Non so come avrei fatto a gestire una situazione del genere senza lui al mio fianco.

"Avvocato Williams, signor Styles" salutó il signor Morris, l'avvocato di Jace, prima di riservarmi un sorriso viscido.
"Signorina Stone, è un piacere fare la sua conoscenze" disse, per nulla convinto, porgendomi la mano. Lo guardai. Quel parrucchino nero era così evidente che quasi non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla sua testa.

"In altre circostanze avrei detto lo stesso" risposi, stringendogli la mano. Aveva una presa forte.
Harry trattenne una risata e mi guardò come per dire "sei sempre la solita". Sorrisi soddisfatta.

Qualche istante dopo arrivò anche Jace e iniziammo a discutere dell'accaduto. Ovviamente lui negava di avermi fatta ubriacare, di avermi rubato il quadermo e di avermi minacciata, ma il mio avvocato mostrò le varie prove a mio favore.
In primo luogo aveva dimenticato la camicia sporca di vino da me che, a causa degli impegni, non avevo lavato. In secondo luogo le sue mail erano chiaramente delle minacce e infine aveva un qualcosa che era mio, con all'interno i miei lavori.

"Vuole veramente iniziare una causa per un quaderno, signor Alwyn?" chiese il mio avvocato, corrugando la fronte perplesso. Jace si stiracchiò, portando le mani dietro la testa. La sua camicia si alzò leggermente facendo intravedere gli addominali. Distolsi lo sguardo per guardare l'uomo meraviglioso che avevo al mio fianco.

"Non avrei voluto iniziare nulla, ma le false accuse della signorina Stone mi hanno costretto". Mi girai di scattò verso Jace. Mi stava sfidando. Per lui non era altro che un gioco.

"Si ostina a dire che la mia cliente mente, quando ci sono abbastanza prove e testimoni che possono confermare il contrario" continuò il mio avvocato, non capendo la strana presa di posizione di quella sottospecie di uomo. Non lo sopportavo e la sua vista mi dava i nervi.

"Sono un uomo molto potente" scandii Jace, sporgendosi leggermente in avanti. L'avvocato Morris allungò l'avanbraccio per bloccarlo. Jace si lasciò andare contro lo schienale, inspirando fortemente. Che pagliaccio. Mi ribolliva il sangue dalla rabbia. Come si può difendere un uomo del genere? Strinsi istintivamente la mano di Harry, che iniziò a carezzarmi il dorso con il pollice. Solo lui era in grado di calmarmi in quel momento.

"Quello che vuole dire il mio cliente è che non si fermerà finché non verrà fatta giustizia"

"Signor Morris, non si macchi la carriera per un caso che possiamo chiudere qui" disse il mio avvocato alzandosi e aggiustandosi la giacca.

"Direi che per oggi può bastare. Fisseremo un'udienza di fronte a un giudice al più presto" continuò Morris, stringendo la mano del suo rivale.

"A presto, Stone" mi salutò Jace, con un sorriso di chi la notte dorme tranquillo. Lo ignorai totalmente e così si girò verso Harry.

"Styles, sai meglio di me di chi è la colpa" disse, facendosi improvvisamente serio. Harry sostenne il suo sguardo. I due avrebbero dovuto parlare, risolvere la questione da persone adulte, senza farsi dispetti a vicenda. Harry era stato uno stronzo, ma Jace stava esagerando. Ma dal modo in cui agiva, sembrava convinto di non volersi fermare finchè il suo vecchio amico non avesse provato lo stesso dolore.

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