1. Les Miserables

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Ho sognato che la mia vita sarebbe stata diversa da questo inferno che sto vivendo. (I Miserabili)

Klimt camminava con passo sicuro e impettito, lo sguardo penetrante fisso sulla strada a scrutare ogni angolo di quella città che conosceva a memoria, San Francisco non aveva segreti per lui. Osservando quel ragazzo, ad una prima occhiata, chiunque avrebbe scommesso che aveva qualcosa di strano anche se non avrebbe saputo individuare cosa esattamente, ma c'era una nota bizzarra. Forse erano quei capelli rossi lunghi e dal taglio irregolare, come se qualcuno ci avesse dato qualche colpo di forbice casuale giusto per accorciarli un po'. Oppure si trattava del suo abbigliamento, che era sempre svariate misure più grande, come se quei vestiti non fossero i suoi. O il suo sguardo, quegli occhi di un colore indefinito, fra il grigio e il verde, di un'intensità in grado di trapassare chiunque e spesso questo suscitava disagio.

Poco male. Era questo quello che Klimt si diceva spesso fra sé e sé, visto tutto quello che aveva dovuto affrontare in ventidue anni di vita c'erano ormai un limitatissimo numero di cose che potessero impensierirlo davvero. L'importante era continuare ad andare avanti, instancabilmente, e lui lo faceva, con il suo inseparabile zaino di tela verde che racchiudeva tutto il suo mondo.

Si teneva sempre pronto Klimt, preferiva così, portava con sé le cose che non avrebbe mai voluto lasciare indietro: due cambi di vestiti, la sua inseparabile macchina fotografica analogica, i rullini nuovi, tutti quelli che aveva usato e il diario, la cosa più preziosa che aveva.

Ad un tratto la tasca del suo jeans logoro vibrò ed il ragazzo ne tirò fuori un cellulare vecchissimo, con lo schermo in bianco e nero, in cui a stento poteva ricevere dei messaggi. Si trattava proprio di questo, un messaggio da una delle due persone con cui Klimt era in contatto, il suo coinquilino.

"Il vecchio stronzo mi ha beccato, vuole l'affitto domani ... immancabilmente! D: Ce la fai con i soldi, vero?"

Klimt rispose rapidamente: Il Signor Sahin mi paga domani mattina alla fine del turno, i soldi del part time alla biblioteca arriveranno a fine mese.

"Pagano domani anche me, forse avremo ancora un tetto dopo tutto <3"

Klimt rimise il telefono in tasca e continuò a percorrere la strada, il suo coinquilino era davvero un ragazzo strano, in lui l'agire in buona fede e l'essere decisamente sprovveduto erano due qualità fortemente intrecciate. Il rosso sapeva di dovergli molto, lo aveva accolto in casa quando nessuno lo avrebbe mai fatto ed in cambio si era ripromesso di tentare di tenerlo fuori dai guai.

Il passo del ragazzo si fermò davanti al portone di un vecchio palazzo, quel posto aveva decisamente conosciuto tempi migliori ma era comunque un lusso che Klimt non avrebbe mai immaginato di possedere, era casa. La chiave stentò nel portone, servirono degli scossoni ed una buona dose di abilità di polso per far girare la serratura, ma alla fine scattò. L'androne del palazzo era buio e logoro, mucchi di polvere e macchie diffuse sui muri disegnavano dei motivi rivoltanti su tutto ciò su cui il ragazzo posava lo sguardo, ma lui andrò oltre. Si incamminò lungo le scale, quattro piani a piedi prima di raggiungere l'appartamento che condivideva.

Quella serratura invece si aprì con troppa facilità e rivelò l'interno dell'appartamento: una stanza. Era tutto lì, una stanza neanche troppo grande, uno spesso strato di muffa adornava gli infissi vecchi dell'unica finestra presente. Da una parte c'era l'unico letto della casa, appartenente al suo coinquilino, mentre Klimt aveva organizzato il suo giaciglio fatto di coperte e vecchi cuscini proprio sotto la finestra, accanto ai secchi per le infiltrazioni d'acqua. Se mai il riscaldamento avesse funzionato i due ragazzi non lo avevano mai saputo, di certo da quando loro vivevano lì quelle uniche due piastre presenti nella stanza erano più gelide del cuore del vecchio proprietario. La cucina era composta unicamente da due fornellini a gas e un vecchio microonde, mentre l'unica altra stanza presente era il bagno. Anche in quel caso, come per il riscaldamento, l'acqua calda non era pervenuta, ma Klimt ne faceva anche un interessante secondo uso.

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