2. A Fistful of dollars

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In foto: Klimt e Captain Kirk

Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con il fucile è un uomo morto! (Per un pugno di dollari)


La luce tenue del neon vibrava squallidamente mentre il negozio assumeva un'aria ancora più tetra e triste delle ore diurne. Il turno di notte era appena cominciato e Klimt aveva messo a posto i nuovi articoli sugli scaffali. Se il destino avesse voluto sorridere a Klimt quella sera, nessuno sarebbe entrato a fare acquisti, ma purtroppo il fato sorrideva di rado al ragazzo e lui aveva imparato a fare i conti con qualsiasi tipo di cliente nel corso degli anni. Ubriachi, tossici in fame chimica, ragazzini in cerca di qualcosa da rubare e persino qualche ladro di professione. Un minimarket con bassa sicurezza come quello era un esca troppo ghiotta per non attirare l'attenzione di tutta la feccia nel raggio di tre isolati. Ma Klimt non aveva pensato di cambiare lavoro o licenziarsi, il signor Sahin era decisamente la figura paterna che nessuno avrebbe voluto ma il ragazzo lo trovava un uomo generoso, un uomo che non si lascia ingannare dall'aspetto della gente, anche se lo aveva chiamato "sudicio ragazzo" per i primi quattro mesi dalla sua assunzione. Poco male, ricordò a se stesso con un sorriso, alla fine aveva iniziato ad affittare una camera di motel due volte al mese per fare la doccia e si era liberato di quel nomignolo insieme alla puzza.

Ad un tratto il telefono cominciò a vibrare e Klimt si rese conto che era Jules, la sua solita chiamata di controllo era arrivata puntale come ogni sera.

-Sei vivo? Chiamo la polizia? – disse subito, ancora prima di salutare.

Il rosso scosse la testa divertito – non preoccuparti, non è ancora entrato un maniaco con il machete, direi che è atteso per le due.

-Oh certo, prenditi pure gioco del povero Jules. Il ragazzo che si preoccupa per te, che spera di rivederti sano e salvo il mattino dopo. Che lavoro di merda Klimt, ti dico sempre che in giro ormai troveresti di meglio. Quando vuoi posso mettere una buona parola dove lavoro e ...

Klimt lo interruppe – va bene così, Jules. Davvero, non lascerei mai il mio posto al market. Nessuno mi rimpiazzerebbe e non voglio creare problemi al signor Sahin.

-Beh, quel vecchio spilorcio dovrebbe pagarti di più visto il modo in cui ti fa sgobbare, persino al part time in biblioteca ti danno una paga migliore, senza che rischi la vita oltretutto.

-Non rischio la vita nemmeno qui- cercò di calmare il suo amico, ma ormai Jules era partito con la solita ramanzina sui pericoli di un commesso notturno.

-Non hai l'assicurazione sanitaria! E se ti accoltellano?!

-Direi che sono sopravvissuto a cose peggiori, grazie per l'interessamento – gli fece notare Klimt con tono eloquente.

L'altro tacque per un istante, forse perché stava ricordando alcuni dei terribili episodi che il rosso gli aveva raccontato della sua vita, ma non si perse d'animo – prima non avevi me! Ora ci sono e mi preoccupo!

-Certo, o magari sei solo a casa ad annoiarti e hai deciso di molestare me fino a quando non avrai sonno

Altro minuto di silenzio – hai forse di meglio da fare? – chiese il moro con un tono scettico.

-Vediamo un po' .... Lavorare? – gli fece notare Klimt.

-Sciocchezze, tra l'altro non mi hai ancora illustrato il tuo piano super romantico! Scommetto che non dovrò aspettarti per colazione! O per cena! O per giorni!

Klimt restò per un momento spiazzato da quelle allusioni anche se sorrise timidamente, tutto era pronto, sarebbe stato bello.

- Sì, ho chiesto le chiavi al suo coinquilino. Andrò di mattina subito dopo il turno e gli preparò la colazione, gliela porterò a letto e ... spero gli faccia piacere. Ho comprato il nuovo CD di quella band che adora, venti dollari

Pacific Heights 11Where stories live. Discover now