4. House of 1000 corpses

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In foto: Blake

Ehi, ci stai provando con me? ( La casa dei mille corpi.)

Il grattacielo si stagliava alto e imponente, gli uffici di design della Tesla erano situati all'ultimo piano di uno tra i palazzi più all'avanguardia della città.

Oz scese dalla moto e diede una rapida occhiata alle finestre lucenti, erano quasi le sette e mezza e presto Blake sarebbe uscito dal grande portone e lo avrebbe trovato lì, con un sorriso sulle labbra e un sacchetto di pretzel fumanti. Era da tanto che non si vedevano e, per quanto fosse dura ammetterlo, quel pazzo bastardo gli era mancato più di quanto fosse lecito. Avrebbe voluto essere lì già tre giorni fa, per andare a prenderlo all'aeroporto ma la convention di tatuaggi si era protratta fino al pomeriggio precedente, consentendogli di rientrare in città solo quella mattina.

Qualche altro minuto di attesa e poco dopo un gruppo di persone uscirono dall'interno del palazzo. Uomini e donne nei loro completi più costosi ed eleganti, al centro c'era proprio Blake che, come un magnete, riusciva ad attrarre tutta l'attenzione su di sé. Era sempre stato così da quando Oz ne avesse avuto memoria; era come se Blake proiettasse un'aurea a cui nessuno voleva sottrarsi, eppure quella sua connotazione innata non sempre portava dei benefici. Anzi ...

Quando gli occhi di Blake si posarono su Oz l'uomo arrestò il passo, in pochi minuti tutta la sua attenzione si spostò sull'uomo accanto alla moto. Con poche mosse salutò e liquidò il gruppo che era ancora intorno a lui e si incamminò sicuro verso il moro con uno dei suoi sorrisi straordinariamente luminosi.

Fu allora che Oz la sentì, l'aveva soprannominata la Sensazione, quello strano brivido che gli partiva dal centro della schiena e che terminava alla base del collo. La sua mano si mosse in automatico a massaggiare la pelle dietro la nuca mentre dava a sé stesso del paranoico.

- OZ!- esclamò Blake entusiasta, gettandosi al suo collo – che ci fai da queste parti?

L'altro sorrise allungando la busta con i pretzel – non è davvero un ben tornato senza questi.

- Sei sempre il solito sentimentale – rispose il moro dedicandogli un altro sorriso luminoso – non dovevi precipitarti qui, sei appena tornato! Potevamo vederci con calma domani. Tra l'altro ho anche un impegno adesso, sono già in ritardo. Perché non facciamo colazione insieme domani?

La fronte di Oz si corrugò leggermente – Che impegno? La tua segretaria non me ne ha parlato.

Ed eccolo di nuovo, un guizzo di preoccupazione e smania nello sguardo di Blake, qualcosa di appena percettibile che fu subito mascherata da uno dei suoi sorrisi luminosi, proprio mentre per la seconda volta la mano di Oz andava a sfiorare la propria nuca.

- Oh, hai già ripreso a ficcanasare nella mia vita, vedo – commentò il biondo con un tono che non tradiva la frustrazione che provava.

- E tu hai già cominciato a nascondermi delle cose, Blake? – chiese Oz provocandolo.

- Dio, fammi prendere il fiato. Sono appena tornato! E basta con questa paranoia, caro mio – il braccio di Blake si spostò a circondare le spalle del tatuatore in modo più intimo - va tutto alla grande qui, niente per cui tu debba essere in ansia. Ho solo da sbrigare questa piccola faccenda. Sai cosa ti dico? Vengo a cena da te stasera, così mi racconti tutto sulla convention e....

La Sensazione si era fatta così forte che ormai Oz non riusciva più ad ignorarla e puntò gli occhi dritti verso quelli dell'altro.

- Dove devi andare Blake? – si ritrovò a ripetere il moro, scandendo ogni parola con il tono di qualcuno che pretendeva risposte.

Pacific Heights 11Where stories live. Discover now