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Heléna stava infilando i suoi jeans preferiti mentre ascoltava la musica a tutto volume in camera. Era la sera di Juventus - Young Boys, era la sera della prima partita Champions in casa ed era la sera in cui la squadra non avrebbe avuto Cristiano Ronaldo perché squalificato. La torinese si stava preparando per bene, aveva deciso di mettersi la maglia di Paulo sotto il giubbetto di pelle che portava e, per ogni evenienza, portarsi un maglioncino di ricambio. Aveva bisogno di sentirsi la maglia della sua squadra addosso e ancor di più voleva mettere quella del suo migliore amico che aveva bisogno di un po' di sostegno.

Prima di infilare la maglia decise di mettersi gli anfibi e di truccarsi leggermente con una semplice linea di eye-liner e un po' di mascara. Infilò la maglia e la sistemò all'interno dei suoi jeans a vita alta per poi mettere le cose essenziali che sarebbero potute servirle nella borsa e uscire di casa. Con l'ascensore scese fino al garage, dove salì sulla sua jeep e si avviò con non troppa calma verso lo Juventus Stadium.

Passò circa una ventina di minuti in mezzo al traffico torinese, gli uffici stavano chiudendo, la gente tornava a casa dal lavoro e i tifosi venuti in trasferta iniziavano a muoversi verso lo stadio. Gli autobus erano gremiti di gente e Heléna non invidiava affatto i passeggeri, aveva sempre odiato i mezzi pubblici e nonostante provenisse da una famiglia come la famiglia Agnelli, quando frequentava il liceo pubblico, aveva dovuto prenderli e non era stata esattamente la sua esperienza migliore.

Quando arrivò nei dintorni dello stadio, vide arrivare, poco prima di lei, il pullman che stava entrando all'interno del recinto per poi prendere il tunnel sotterraneo che portava fino alla porta che dava sul corridoio degli spogliatoi. La ragazza si avvicinò ai cancelli con la macchina e aprì appena il finestrino, giusto per far vedere al gigante della sicurezza chi era lei. L'uomo la riconobbe subito e la fece passare. Heléna parcheggiò al suo solito posto, di fianco alla macchina del padre, prese la borsa e scese dalla macchina avviandosi verso l'entrata principale.

Davanti a lei si presentava un ambiente già quasi pieno di gente e Oriana e Georgina che la aspettavano proprio lì con un bicchiere di bollicine di benvenuto. -Ciao bellissime.- le salutò entrambe lei con un bacio sulla guancia. Oriana ricambiò subito, aveva anche lei la maglia di Paulo addosso e subito sorrise quando la vide addosso all'amica. -Mi hai copiato la maglia?- rise subito la mora facendo sorridere anche Heléna. -Non avevo voglia di vestirmi elegante e poi ho già detto a mio padre che non mi siederò con la dirigenza.- rispose subito lei.

-Esattamente, verrai al nostro SkyBox, Cristiano vuole soffrire in compagnia...- rispose Georgina alzando gli occhi al cielo. Heléna sorrise di quell'affermazione e si sistemò la maglietta, allentandola leggermente in vita ma lasciandola sempre dentro i jeans. -Si fa desiderare stasera? O ha paura che le poltroncine dello SkyBox lo mangino vivo?- rise la torinese appoggiando il calice ormai vuoto sopra un tavolo che poi i camerieri avrebbero ripulito e preparato per il servizio tra il primo e il secondo tempo.

-Lo sai, è nello spogliatoio con la squadra, non accetta ancora l'idea di non giocare la prima partita di Champions in casa, tiene il muso da domenica.- rispose Georgina con un sospiro, nonostante stessero insieme da tanti anni e lo conoscesse ormai bene, non riusciva ancora ad abituarsi all'idea di avere un uomo che non si ferma mai accanto. In quei giorni era sempre stato nervoso e irrequieto, continuava a dire di non aver fatto nulla per meritarsi l'espulsione e non avrebbe smesso in breve tempo.

Le tre ragazze si avviarono insieme verso la tribuna e si appoggiarono con le braccia al vetro mentre parlavano del più e del meno come loro solito. -Che ne dite di andare a fare una sessione di shopping questa settimana?- chiese Oriana guardando prima Heléna e poi Georgina. -Per me non c'è problema, fatemi sapere dove e quando.- rispose subito la torinese per poi buttare gli occhi verso la squadra che stava entrando in campo per il riscaldamento. Paulo e Federico entrarono insieme in campo correndo e parlottando tra di loro dirigendosi verso la curva dove i tifosi stavano già intonando i loro cori e incitando la squadra.

Nel silenzio di mille parole. | Federico BernardeschiWhere stories live. Discover now