Spiegami, principessa

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Ed era vero, mentre lui di lei sapeva più o meno tutto, lei di lui non conosceva nulla. Non aveva un nome o un'età, aveva solo il modo in cui la guardava e questo sarebbe già dovuto bastare a farla cedere. Infondo a cosa servivano? Erano cose superficiali se paragonate ai sentimenti che erano cresciuti solamente per il loro essere stando insieme.
<< E con questo? Pensi cambierebbe qualcosa? A me non sapere il tuo nome non mi impedirebbe comunque di provare queste emozioni.>> Si alzò dal suo divano.
<< È bello il tuo romanticismo da romanzo rosa ma non è possibile stare insieme a qualcuno in questo modo!>> alzò il tono di voce.
<< Pensi che il mio sia un romanticismo inutile da quattro soldi? Solo perché me ne frego delle convenzioni sociali e scelgo noi? Beh mi fa piacere sapere come la pensi.>> Anche lui indurì il tono e si fece più nervoso.
Dopo tutto quello che era successo era illogico gridarsi contro. Ma come poteva lei dire quelle cose su di lui che stava solo provando a fare funzionare le cose?
<< Non è fattibile tutto questo! Non avremmo dovuto nemmeno baciarci. È stato tutto un enorme errore!>>
La stanza entrò nel gelo in una frazione di secondo. La ragazza si pentì all'istante di quell'uscita infelice.
Lui era rimasto come colpito in pieno da una pallottola.
Come poteva pensare fosse sbagliato?
Dal suo modo di vedere non esisteva cosa più bella e giusta di loro due insieme. Magari si sbagliava. Aveva ragione lei.
Se solo si fosse reso conto prima, se non fosse stato così cieco e fissato con il voler fare amicizia a tutti i costi nascondendosi dei veri sentimenti, se solo Adrien si fosse innamorato di lei a tempo debito.
<< Chat io...>> Cercò di raggiungerlo ma sta volta fu lui a non farsi trovare.
<< Hai ragione Marinette, hai ragione su tutto. Ma questo non potrà mai essere un errore da cancellare. Io non voglio dimenticare quello che è successo. >> Abbassò lo sguardo e strinse i pugni.
<< Perdonami, se solo sapessi...>> Si avvicinò di nuovo e sta volta riuscì a mettergli un braccio al collo per abbracciarlo e ad accarezzargli la guancia con l'altra mano che poi lasciò li, sul suo viso.
La tempia poggiata al mento di lui.
<< Allora spiegami. Parlami, principessa.>> Le cinse i fianchi con le braccia. La voce rotta dall'emozione.
<< Tu non puoi dirmi chi sei, io non posso saperlo, nessuno può sapere di noi, non voglio metterti in pericolo e mettere in pericolo anche me stessa e tutte le persone a cui tengo o teniamo. Saremmo un bersaglio troppo facile.>> Chiuse gli occhi. Era doloroso dover elencare di nuovo alcuni dei motivi per il quale non poteva dare retta al suo cuore.
<< Difenderò tutti. Ti proteggerò a qualunque costo. >> La strinse più forte.
<< Non essere sciocco. Sai che ho ragione.>> Disse dolcemente.
<< Lo so, ma fa male. >> Ammise con tono dolorante.
Passarono altro tempo abbracciati prima che a lui tornasse in mente una cosa. Si staccò da lei per poterla guardare in viso.
<< Sabato sera stai con me. Un'ultima volta. >> Disse serio, quasi con tono autoritario.
<< Non ha senso mandarla per le lunghe. Staremmo sempre a posticipare un addio mano mano più doloroso.>> Gli fece notare.
Lui non si era reso conto di quanto le lacrime avessero inondato le guance rosse della ragazza, almeno fino a quel momento.
Se voleva avere risultati doveva essere più diretto.
<< Non chiedermi perché ma so cosa devi fare sabato sera e ti sto supplicando di non andare con lui.>>
La ragazza rimase sorpresa dalla serietà di quel discorso e, ovviamente, anche dall'informazione del ragazzo.
Avrebbe voluto sapere come facesse ad essere a conoscenza di quello che avrebbe dovuto fare sabato sera, ma sapeva fosse meglio non chiedere.
<< Chat...>> Era ancora senza parole, era inutile sforzarsi.
<< Ti prego, principessa.>>
Ogni volta che la chiamava così era un tuffo al cuore.
<< In ogni caso lo vedrei li.>>
<< Immagino allora dovrò rassegnarmi a vedervi insieme.>> Sorrise amaramente prima di poggiare la fronte sulla spalla della ragazza e bearsi del profumo dei suoi capelli disordinati e quasi completamente sciolti per via di ciò che era accaduto.
Quella frase non passò inosservata a Marinette ma, di nuovo, si costrinse a non approfondire.
Lui sarebbe stato li?
No, non doveva chiederselo. La curiosità uccise il gatto e lei voleva proteggerlo da tutto e tutti. Il suo piccolo micio.
<< Chat io credo che dovremmo cercare di andare avanti. Dimenticarci questa storia e provare a...>>
<< Non voglio andare avanti. Sono stufo di dover sempre andare avanti.>> Sospirò tra i suoi capelli morbidi.
Lei prese un respiro profondo. Sapeva che gli avrebbe fatto male ma doveva recidere quel legame. Lui doveva detestarla.
<< Sabato andrò con Luka alla festa perché con lui sto bene e non ci sono problemi insormontabili come per noi. Fattene una ragione.>> Lo afferrò per le spalle e lo allontanò facendolo mettere dritto.
Lui si scrollò da dosso le mani di lei e la guardò cercando di riconoscere in quel viso la ragazza che stava baciando fino a qualche minuto fa. Ma c'era solo una corazza e sapeva che probabilmente quelle cose le aveva dette solo per farlo allontanare, ma sapeva anche che lo avrebbe fatto sul serio e faceva tremendamente male.
<< Divertiti allora a quella stupida festa.>>
Si allontanò ancora di qualche passo da lei prima di voltarsi verso l'uscita e lasciare quella stanza.
Mentre tornava a casa non poteva fare a meno di pensare che non gli importava cosa avrebbe fatto Marinette quel sabato, con chi sarebbe stata, lei provava qualcosa per lui e chiunque altro sarebbe stato solo un ripiego. Ma era odioso pensarla tra le braccia di Luka e doloroso era pensare che lo aveva scelto lei, quando lui gli aveva proposto un'alternativa.
Anche lui sarebbe andato a quel ballo e ci sarebbe andato con la ragazza che Marinette tollerava meno.
Arrivò nella sua stanza.
<< Ritrasformami!>>
Non appena fu tornato solo Adrien, iniziò a prendere a calci e a mettere in disordine tutto ciò che gli capitava a tiro. Urlò anche per liberarsi da quella frustrazione che gli opprimeva l'anima.
Plagg lo guardava con compassione. Questa volta era stata la peggiore di tutte le volte in cui LadyBug o Marinette lo aveva lasciato solo con il cuore rotto. 
<< Adrien non ha senso distruggere la stanza.>> Cercò di farlo rinsavire.
<< Disse il Kwami della distruzione.>>
<< Non usare quel tono sarcastico con me!>> Lo rimproverò.
<< Lasciami in pace Plagg!>> Gli urlò contro.
<< Devo forse ricordati che nei paraggi c'è un cattivo che usa le emozioni negative degli altri per i suoi scopi? Se ti prende è la fine. Devi calmarti.>> Voleva farlo ragionare e parve riuscirci perché lo vide fare un respiro profondo e calmarsi.
<< Perché fa sempre più male?>> Si accasciò ai piedi del letto e si prese la testa tra le mani.

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La Dea BendataWhere stories live. Discover now