Rimani

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Si girava e rigirava nel letto senza riuscire a prendere sonno. Era la terza notte che passava lontano da lei e gli mancava terribilmente. Vederla a scuola era solo un'aggiunta alla sua tortura. Averla li e non poterla stringere, non poterci parlare o scherzare, doversi nascondere per osservarla da lontano. Era spossante.
Quel pomeriggio aveva anche rischiato di essere akumizzato, se non fosse stato per LadyBug.
Si alzò ormai rassegnato. Il sonno non lo avrebbe raggiunto quella notte.
<< Ho bisogno di vederla.>> Sussurrò a Plagg.
<< Dormi Adrien, sta piovendo.>> Si girò dalla parte opposta al ragazzo per cercare di riaddormentarsi.
<< Ti prego, Plagg.>> Lo richiamò supplichevole.
Il Kwami sbuffò e si stiracchiò. Non lo avrebbe mai ammesso ma avrebbe fatto di tutto per non vederlo così depresso.
<< Andiamo.>>
<< Grazie Plagg, sei il migliore.>>
<< Lo so.>>
Quella sera restò in disparte, nascosto sotto il suo terrazzo, a guardarla persa nei suoi pensieri. Stava pensando a lui?

Saltava e correva sui tetti parigini, la notte gli faceva da sfondo e la pioggia gli scorreva lungo il corpo e gli batteva sul viso rendendolo congelato.
Ma poco importava, voleva vederla.
Neanche quella notte sarebbe riuscito a starle lontano.
La luce sul suo balcone era accesa, cosa stava facendo sotto la pioggia?
Si mise nascosto sotto la sporgenza della ringhiera ad osservarla.
Era poggiata al ferro con le braccia e tra le mani, lo avrebbe riconosciuto sempre, teneva il suo ombrello nero.
Non sapeva se sorriderne o meno.
Era bellissima in quell'abito elegante che le cingeva la vita.
Sospirò affranto e abbassò la testa.
Voleva parlarle, voleva salire su quel balcone e rimanere con lei anche questa notte. Voleva baciarla di nuovo.
Che stupido pensare gli sarebbe bastato rimanere a guardare in disparte.
Voleva sentirsi i suoi occhi addosso, il suo sorriso a scaldarlo e le sue mani che giocavano con i propri capelli.
Ma poi che gli avrebbe detto? Gli mancavano le parole solo a guardarla di nascosto.
Non poteva tornare sui suoi passi.
Sentì un sospiro provenire dalla sua bocca, alzò di nuovo lo sguardo e la vide allontanarsi dalla ringhiera.
Se fosse entrata adesso, l'avrebbe persa per sempre. Sarebbe andata a quello stupido ballo con Luka e si sarebbe dimenticata di lui. Si fece forza.
Salì sul terrazzo, immobile a guardarla di spalle.
Marinette sembrò accorgersi della sua presenza e si voltò lentamente. Incerta se fosse un bene o meno.
<< Non so più che fare. >> Disse rassegnato. La guardava negli occhi, sicuro di sé, affrontava il suo dolore. La pioggia gli rigava il viso e faceva gocciare i capelli.
<< Chat...>>
<< Non so neanche bene cosa dirti. Voglio solo parlarti. >>
<< Vieni via da lì, Chat, ti ammalerai.>>
Gli uscì un sorriso strafottente. Dopo tutto quello che era accaduto lei si preoccupava di un raffreddore?
<< Hai mai pensato, anche solo una volta, a lottare per noi? Perché io si e sto impazzendo cercando di capire per quale motivo tu non abbia nemmeno voluto provarci.>>
Era disperato e non aveva problemi nel farglielo vedere. Voleva comprendesse quanto devastante era ciò che stava provando in quel momento.
<< Non rimanere sotto la pioggia.>>
Si dava della stupida ma non sapeva proprio che dirgli. Non voleva più riaprire quel discorso.
<< Non mi interessa prendermi un raffreddore, Marinette! Ma non lo vedi che sono perso senza di te? Cerco di sorridere, di fare finta di nulla, tutto il dannato giorno, ma quando arriva la sera io...mi manchi, principessa.>> Fece un passo solo verso di lei.
<< Sono in ritardo, devo andare.>>
<< Ti sta aspettando? È già qui? >> Chiese amareggiato.
<< Chat io...>> Lo guardò con sguardo supplichevole. Voleva che andasse via, che provasse a stare meglio senza di lei e che si levasse da sotto la pioggia.
<< Lo so, sto sbagliando anche ora, ma credo non imparerò mai la lezione. Do sempre tutto e se va male posso prendermela solo con il tempo e con me stesso. Ma sono stanco delle solite stupide frasi. Voglio averti davvero. Ho bisogno di te.>> Fece un altro passo.
Lei scosse la testa. Era proprio stupido quel gatto. Decise di avvicinarsi a lui e di coprirlo con l'ombrello. Lui sembrò tornare rilassato, come se la sua vicinanza potesse guarirlo dal dolore.
<< Rimani qui con me, anche se sono un disastro. Resta con me.>> Non aveva altre parole se non quelle da poterle offrire. Le prese la mano con l'ombrello aiutandola a tenerlo.
Era chiaro ad entrambi cosa volessero ma non potevano avere.
Con la mano sinistra le accarezzò il volto e si avvicinò a lei, poi la posò sul suo fianco e se la premette di più contro il bacino.
<< ChatNoir...non...>> Era diventata rossa come il vestito. Le stava bene il rosso.
<< Ssh, lo so che non ti fidi.>> Sorrise.
Senza saperlo anche lei aveva sorriso timidamente. Era l'effetto che lui le faceva. Era esasperante.
<< Ti giuro che faccio il bravo.>> Sussurrò al suo orecchio.
Iniziarono ad ondeggiare, come se in sottofondo ci fosse della musica e loro due stessero danzando su delle dolci note.
<< Ci ho pensato, spesso mi sei tornato nei pensieri con l'illusione di poter continuare questa storia. Anche se di nascosto, anche senza sapere chi sei.>>
Quella sua frase lo spiazzò, come un fulmine.

<< E quel che è peggio è il doverti vedere sempre in televisione a rischiare la vita.>>
Se solo lei sapesse che lui doveva vederla tutti i giorni in classe e poi andare via con Luka.
<< Possiamo superarli insieme i dubbi che ci allontanano.>> Le sussurrò cercando una soluzione per poter rimanere così per sempre, con la sua tempia poggiata alla propria guancia.
No...non potevano.
In quel momento le squillò il telefono. Sicuramente era Luka che la avvertiva di essere arrivato.
Si allontanò triste di perdere di nuovo quel contatto. ChatNoir non riusciva a capire per quale motivo lei si fosse staccata da lui. La guardava confuso e spaesato. Si sentiva perso nel realizzare che lei stava andando via da lui per andare tra le braccia di un altro.

<< Rimani qui.>> Le disse con urgenza, un ultima volta.
Lei non parlò, si limitò ad abbassare la testa e ad andare via, lasciandolo di nuovo solo e completamente bagnato, sotto l'acqua che non smetteva di scendere. Erano gocce di pioggia o lacrime sul suo volto?
<< Sei bellissima, principessa.>> Sussurrò sorridendole mentre la vedeva chiudere il passaggio.
Tornò verso casa, anche lui doveva prepararsi per quella festa. Si sarebbe asciugato i capelli e messo lo smoking di quando era andato alla sfilata con il cappello fatto da Marinette. Sapeva di poter sembrare stupido agli occhi della ragazza, ma oltre ad adorare quell'outfit, voleva ricordarle sempre di avere una seconda possibilità. Una strada diversa da Luka.
Prese il cappello ma non la maschera.

La Dea BendataWhere stories live. Discover now