Prologo

75 10 9
                                    




RUMOURS


C'erano già delle voci, sì.

Si parlava di un virus in Cina che colpiva in modo grave alle vie polmonari. Che mieteva molte vittime.

C'erano quelli insensibili che si difendevano dal timore, con il pensiero razzista che fosse "il diverso" a portarle, quello che si nutriva di animali tipici del folklore stregonesco, in quel frammento di Italia fatto di stereotipi. Perché il pipistrello e il serpente sono creature oscure dei film dell'orrore e non cibo. Perché la scarsa igiene portava a questo. A noi non sarebbe successo.

In quel periodo il mio compagno di università, Ren, mi raccontò

«Gli orientali adesso si sentono fissati, in Italia. Ieri in metro ci guardavano strano. Succede ancora peggio con i turisti, perché hanno le mascherine! »

«Lo so, è che sono qualcosa di comune nella per alcune, una questione di cultura. Da noi non è tanto normale, è quasi come vedere dei ninja».

Per"noi" erano come il burqa, un orpello a contraddistinguere lo straniero, l'insolito, l'usanza bislacca. In questo caso la malattia del diverso che diventa anche untore. Ma no, sono sciocchezze,dicevano i sensati. È solo una malattia.

Alcuni pensavano a quando e se sarebbe arrivata.

Si sentivano rispondere "È un'influenza. Nient'altro. Una nuova influenza e ce n'è sempre una all'anno. Fate pure gli aperitivi e divertitevi come sempre"
Erano le nostre autorità, i volti dei politici, dei media.
In quest'epoca si pensava che fosse impossibile e cinematografico un diffondersi di epidemie del genere nei paesi civilizzati.

Si viveva normalmente. Capodanno. Incendi in Australia, un dramma. Forse scoppierà la terza guerra mondiale? Festival di Sanremo. Argomenti normali, o meno che normali. Uno sguardo preoccupato all'economia della Cina che avrebbe portato conseguenze mondiali.

Flash delle mie foto sul cellulare. Scorro e vedo cinesi sui mezzi pubblici con le mascherine. Foto sul ponte di Castel Sant'Angelo e anche lì, turisti con le mascherine. Risate.

"Loro le mettono anche per il raffreddore", dicevano i soliti noti.

Lo ricordo. Il 7 febbraio 2020, la notizia. Lo ricordo perché mia madre disse: è nato lo stesso giorno, mese e anno di Leonardo. Lessi.

«È morto il dottor Li Wen Liang»

Ma chi era?

« Scoprì per primo il nuovo coronavirus e venne perseguitato dalle autorità per aver lanciato l'allarme sui pericoli»

Coronavirus?

Ah già, il tipo di coronavirus che causa tanti guai laggiù. Lui era di Wuhan.

Guardai la foto. La foto sempre dello stesso uomo, del medico accanto a quella di quand'era in seguito anche lui infettato, un paziente. Nella prima serio, attento. Nella seconda aveva gli occhi più grandi, il volto arrossato dalla febbre che lo scottava, la plastica dei tubi sul viso. Ma era sempre lui. Era sia il dottore sia il malato. Sia il guaritore che la vittima. Il selfie della vita e dell'esperienza premorte.

Poco più di trent'anni. Figli, moglie. Quest'ultima, incinta, già infetta.

***

Battute in corso. Se avete sintomi andate da qualcuno che vi è particolarmente antipatico. Risate e fine.
Si può ancora ridere, è una cosa lontana. Il 30 gennaio due turisti ammalati. A Roma. Dalla Cina, sì. Tutto prevedibile. Prima o poi qualcuno sarebbe arrivato, con i voli. Nessuna preoccupazione, semmai, qualche imprecazione.

Adesso da noi non verrà, perché hanno fatto vedere i filmati, rilevano da lontano le temperature in aeroporto a Roma. Fermano chi ha la febbre. Facilissimo e gestibile.

***

A febbraio, San Valentino, io e Leonardo facciamo un mese e abbiamo cenato in un ristorante davanti allo Spallanzani. Proprio davanti. Guardavamo i cancelli, quelle colonne sue tipiche ai lati e vedevo oltre le sbarre perfino la fontana. Dietro c'era l'epidemia. Stavano lì, chiusi proprio lì. Certo ci dispiaceva. Ma sentivo attorno a me esorcizzare il tutto con le solite schermaglie. Battute sugli zombie e sull'apocalisse. Un piccolissimo brivido, perché era una notte fresca.

***

Adesso è diverso, vorrei tanto che Leo mi abbracciasse in questo momento di solitudine, macerante. Sento che potrei essere felice, con lui vicino. Vorrei ci potessimo guardare negli occhi, dove ritrovo costantemente lo stesso sorriso del primo incontro e desidero conservarlo nei ricordi, comunque vada.
Mi sembra passata una vita intera e di essere già in un'altra esistenza.

Scrivere aiuta. Comincio da principio.

Coronavirus, una vita sospesa[Conclusa]Where stories live. Discover now