Capitolo 4

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"Ci siamo già portati a casa il primo tempo, donando 15 apparecchi per il monitoraggio dei parametri vitali dei pazienti. Nel secondo tempo, unitevi a noi: ogni donazione, anche quella più piccola, sarà fondamentale per acquistare altri macchinari e vincere questa partita insieme" [F. Totti]
"All these videos of Italian playing their instruments during the lockdown are incredible"
[Video delle frecce tricolori. Pavarotti canta: all'alba vincerò][Tom Hardy]


"L'Italia fa la siesta"
"La GB cercherà immunità di gregge a scapito dei più deboli" [Anonimi, perché le loro parole le trasporterà il vento]
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Sono chiusa in casa da così tanto che il concetto di spazio si è distorto come gli orologi di Dalì, doveva essere per poco ma ci credo ben poco. Telefono al mio ragazzo.

«Amore sono incinta!»

«Che... » rumore di oggetti che cadono.

«Pensa, tuo figlio non conoscerà suo padre. Gli racconterò che sarà un medico molto bravo e tutto quanto.»

«Stai sfottendo vero?»

«Sì, era uno scherzo. Lo ammetto.»

«Farmi venire un infarto! Sei pazza?»

«Certo, sono settimane che non vedo nessuno. Ho solo il binocolo per guardare dal balcone i flashmob fatti con il pentolame e la vicina che stende sei volte il bucato.»
«Almeno tu hai il balcone.»
Ridiamo per non piangere, una risata amara, ma fa bene lo stesso.

All'improvviso qualcosa esplode, le barriere che hai costruito. Quell'incredibile "non è qui da me, è là" che è diventato un "Non è così, è qua" e infine un "È proprio qui".


È arrivato.  Arrivato qui vicino. Il male. Quello che infesta le persone, che prende sane e giovani vite, le distrugge, le spezza. Che ti toglie la possibilità di affiancarti a chi ami, di soffrire vicino ai tuoi cari sia pure nella migliore delle ipotesi, stando a casa con loro, rivedendoli. Quante volte ho trascurato mia madre? Quanto avrei voluto esserle accanto e ora so quanto era prezioso, mentre la guardo attraverso uno schermo e lei sente la mia mancanza.
Come una temporale senza fine, tira via come un'inondazione e strappa tutto sul suo cammino, anche quello che aveva le radici ben salde.

Non è più l'anziano, l'indifeso, quello con la spada di Damocle.

È lui. Quello che puoi essere tu.

Lo dico. Alla fine lo dico agli amici e non so come, scrivendo loro:


Io: Ho un po' paura.
Pietro: Vuoi che stiamo al telefono e mi racconti?

Christian: Che succede? Stai bene?

Io: Dico che è solo questo, paura. Che è qui.

Ci sentiamo in videochiamata. Loro sono a casa insieme, sono così belli da vedere. Vitani mi porta la palla e saltella, in quel modo da rospetto che ha lei.

«Ragazzi sono tre giorni che guardo serie tv e mangio patatine. Prima mi sono consolata con la nutella, adesso il salato.

«Noi ci consoliamo con i musei gratuiti e credo di essere a buon punto nell'imparare il coreano.
Rido

«Avete già provato la ricetta che vi ho mandato?

«La faremo stasera! Come sta il tuo moroso, Lindi?

«Bene. Gli manco. Ma questa cosa della quarantena va rispettata. Non posso ancora vederlo. Chissà.»


Io ne parlo, di questo male, come se fosse un animale che dà la caccia e mi stessi nascondendo.
Siamo tutti qui, in una capanna, con in mano una torcia. Sentiamo il respiro affannoso di coloro che ci lasciano fuori dalla capanna al buio, sono come zombie. Persone che amiamo. Infetti. Vivi, ma quasi perduti se gli ospedali non bastano. Fanno spavento perché sono come noi. Non ancora tornati alla vita, non ancora persa la battaglia.
Ho solo la mia voce nella testa.
Spegni la luce o ti vedono. Resta fermo. No. Più fermo.
Immobile.
Tutta l'Italia lo è.


Coronavirus, una vita sospesa[Conclusa]Where stories live. Discover now