18-Pensieri notturni Pt.1

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Steve's Pov.

Continuo a girare e rigirare il minestrone ormai freddo. Attorno a me mangiano e parlano del più e del meno ed io non riesco a fare nessuna delle due cose.
Continuo a ripensare agli eventi di oggi e non riesco a parlare, il mio stomaco si è chiuso anche se non mangio da oggi pomeriggio.

Non so cosa esattamente mi sia preso, non avrei voluto dire quelle cose a Giovanna non le pensavo nemmeno.
Da quando lei è entrata nella mia vita non posso di certo dire che sia tutta rosa e fiori, ma questo non significa che me l'abbia complicata lei.

Io sono un supersoldato che per evitare di distruggere New York è stato ibernato per ritornare in vita settant'anni dopo. Sono nel ventunesimo secolo con il corpo di un trentenne e sono nato negli anni venti; per non parlare del fatto che sono un Avengers, combatto il crimine affiancato da un Dio, due assassini professionisti, un uomo con un'armatura che vola e un uomo che si trasforma in un bestione verde. La mia vita era già complicata.

«Steve, caro non ti piace?» Mi chiede Marie gentile, distraendomi dai miei pensieri.
Alzo lo sguardo notando che tutti si sono zittiti e guardano me.

Agli estremi del tavolo ci sono Marie e Gerald, al mio fianco c'è Sam, davanti a lui c'è Giovanna e davanti a me si trova Hernando.

Il mio sguardo cade per alcuni attimi su Giovanna e noto che ricambia il mio sguardo. I suoi occhi sono scuri sotto la flebile luce della cucina e il mio cuore comincia a battere leggermente più forte del solito. Inizio a sentirmi terribilmente in colpa per le mie parole.
Lei interrompe il nostro contatto visivo abbassando lo sguardo. Mi volto improvvisamente, rivolgendo la mia attenzione alla padrona di casa.

«No, è davvero buono solo che non ho molta fame; credo che andrò a dormire.» Affermo io esibendo un sorriso di cortesia.
Forse stare un po' da solo mi aiuterà.

«Va bene, va' pure.» Dice Marie con un sorriso.
È davvero gentile questa donna, ci tratta bene e ci ha accolto nella sua casa come se niente fosse, anche se non sa praticamente nulla di noi.

Con il suo permesso mi alzo e prendo il mio piatto con le posate usate da me per metterle nel lavandino.

«Buonanotte.» Esclamo prima di uscire dalla cucina, rivolgendo uno sguardo a tutti.

«Buonanotte.» Rispondono loro in coro.

Apro la porta d'ingresso ed esco. Il vento freddo mi travolge facendomi sentire alcuni brividi.
Mi stringo nel mio giubbotto ed infilo le mani nelle tasche dei pantaloni.

Mi avvio verso il fienile guardando il cielo, tra le varie nuvole si riesce a scorgere la luna luminosa.
Non si apprezza mai così tanto la natura se non quando la si vive a pieno contatto. È così semplice ma comunque bella. Tutta quella confusione della città e della tecnologia sembrano solo un lontano ricordo.

La mia mente però ci mette poco a farmi rinvenire, le parole che mi ha rivolto Giovanna iniziano a rimbombarmi nella mente come un grande frastuono.

Lei era così seria e decisa mentre pronunciava quelle parole e la sua l'espressione mi ha sconvolto; era arrabbiata eppure mostrava una grande calma e compostezza, come se non le importasse di ciò che diceva. Ma non so come, era come se riuscissi a leggere della delusione nei suoi occhi e della rabbia che voleva uscire, ma si tratteneva dal farlo.

Noi due non ci conosciamo da tanto e non posso dire con certezza di sapere com'è fatta, ma a volte è come se lei fosse un libro aperto per me.
Mi stravolge il fatto che in quelle poche occasioni riesco a comprendere Giovanna meglio di me; altre volte invece, quel libro si traduce nelle lingue più incomprensibili del mondo e finisco per non capirci più nulla. Non so cosa pensare e come comportarmi, è complicato starle dietro.

Salvata Dall'America. "Steve Rogers"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora