Capitolo 6 "Cosa succede?"

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Il letto era più duro e freddo del solito e c'era odore di alcool.
Aprii lentamente gli occhi e vidi delle bottiglie vuote di vetro, sparse a terra. Non ero in camera mia, ma sdraiato sul pavimento della cucina. Tentai di alzarmi, ma ero distrutto. Mi appoggiai al tavolo e mi toccai la testa, massaggiando le tempie, nel vano tentativo di far passare il dolore.
Vidi il post-it di Eric della sera prima e lo strappai dal frigorifero, con rabbia. Guardai l'orologio che segnava le 8:00. Salii le scale a fatica e mi buttai sul letto, dopodiché, mi coprii con le coperte, addormentandomi per l'ennesima volta. Che vita produttiva.

Mi svegliò un rumore proveniente dal piano di sotto. Era mezzogiorno, avevo dormito tutta la mattina, saltando le lezioni. Mi alzai di scatto, mi affacciai dalla porta della camera, per poi scendere le scale lentamente. Una volta raggiunta la metà della scalinata, mi accorsi di essere in boxer: non che avesse fatto tanta differenza per il ladro o chiunque fosse, nella mia cucina. Continuai fino al portaombrelli ed afferrai una mazza da baseball, poi entrai in cucina. C'era un ragazzo girato di spalle che stava mettendo a posto i piatti.

"Chi sei?"

Lui si voltò e riconobbi subito quegli occhi verdi. Appoggiai la mazza a terra, sbuffando.

"Ehi ragazzino, buongiorno!" mi salutò, con tono ironico.

"Che ci fai in casa mia?"

"Eric ieri sera è passato da me, chiedendomi di darti un'occhiata in queste due settimane perché-... "

Lo bloccai, mettendogli una mano sulla bocca.

"Lo so il perché e no grazie. So badare a me stesso, quindi puoi andartene."

Lui scostò la mia mano, per poi prendere una bottiglia di birra dal pavimento e scoppiare a ridere.

"Badare a te stesso?"

Gliela tolsi dalla mano e lo guardai malissimo.

"Sì. Comunque... non sapevo dessi lezioni private a Sarah."

"Sì me l'ha chiesto lei."

Iniziò a fissarmi ed il suo sguardo scese più in basso. Solo allora mi ricordai che ero praticamente mezzo nudo.
Mi sfiorò un fianco e mi guardò negli occhi, socchiudendo le labbra.
Io rimasi immobile, incapace di dire o fare qualcosa. Mi limitai semplicemente a studiare la sua bocca, mentre il panico si faceva strada in me, provocando un rossore sulle mie guance.

"Vatti a cambiare, oggi dobbiamo decidere il tema del progetto." detto questo, tornò a mettere a posto i piatti.

Corsi letteralmente in camera mia e sbattei la porta alle mie spalle. Okay, che diavolo era stato quello? Mi diedi un colpetto sulla fronte e scossi la testa, tentando in tutti i modi di riprendermi. Mi vestii velocemte, ma prima di scendere, alzai la maglietta. Mi aveva toccato, Jason McCurthy mi aveva toccato ed io ero rimasto lì, immobile come un idiota, senza sbraitargli contro o insultarlo.

"Che tema vorresti affrontare?" mi chiese, mentre io andavo a sedermi sul divano accanto a lui.

"Non saprei, tu hai qualche idea?"

"L'omofobia?"

Mi stava provocando, perfetto, tutto tornava alla normalità. Lo guradai negli occhi e lui fece lo stesso, sorridendo malizioso. Quel sorrisetto glielo avrei tolto volentieri a morsi, se avessi potuto.

"Non sono omofobo." risposi secco.

"E chi l'ha mai detto?"

Mi rassegnai e mi voltai, facendo per alzarmi, ma lui afferrò un mio polso e mi tirò con forza verso di sé. Mi ritrovai a cavalcioni sopra di lui e lui appoggiò le mani sulla mia schiena, avvicinandomi sempre di più al suo volto.
Mi alzai di scatto con il fiatone, evitando le sue labbra all'ultimo secondo.

"Jason, ma sei fuori? Avevi promesso che non ci avresti provato, stronzo!"

"Non sei il mio tipo Smith, ma non fare il prezioso dai, una scopata non si nega a nessuno. Soprattutto non ad un bel ragazzo come me."

"Vaffanculo McCurthy! Io non sono come te!"

Si alzò e mi lasciò un bacio sulla guancia, poi sussurrò: "Il sesso è sesso."

Se ne andò, lasciandomi solo e confuso. Jason McCurthy aveva appena detto che voleva scoparmi?

Jake e Jason | Come un uraganoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora