Capitolo 11 "Mi fai impazzire!"

16.6K 921 199
                                    

Era il 31 dicembre e Jason era sparito, non si faceva più sentire, non che mi importasse più di tanto alla fine. Era pomeriggio e mancavano poche ore all'inizio della festa. Andai in bagno ed entrai nella doccia, ripensando a quando mi ero lavato con lui. Aprii l'acqua, continuando a rimuginare. Chiusi gli occhi e sospirai, mentre l'immagine del suo corpo nudo e bagnato si faceva spazio nella mia testa, poi successe: un'erezione. Non sapevo che fare, ero imbarazzato e frustrato. Perché? Perché mi eccitava pensare a quello lì? Forse erano gli ormoni.
Mi affrettai, afferrai un asciugamano, senza indossarlo ed andai in camera a vestirmi. Quando aprii la porta, rischiai di cadere dallo spavento.

"Che cazzo ci fai qui?" chiesi, coprendomi.

Lui se ne stava sdraiato sul mio letto, a leggere uno dei miei tanti libri. Appoggiò il volume sul suo petto e sorrise, guardandomi dalla testa ai piedi.

"Oggi non c'è quella festa? Poi perché ti copri, se è roba che ho già visto?"

Arrossii di colpo ed infilai dei vestiti a caso.

Andammo al piano di sotto, in sala.

"Allora Jake, che mi racconti?"

Aveva usato il mio nome, il mio vero nome. Non "ragazzino" o "Smith". Facevamo progressi.

"Niente di niente, tu?"

"Niente. Che facciamo mentre aspettiamo le 21:00?"

Mi guardai intorno in cerca di qualcosa, qualsiasi cosa pur di evitare quegli occhi verdi, ma lui aveva altri piani.
Appoggiò una mano sulla mia nuca, mi costrinse a guardarlo ed avvicinò il suo volto al mio.

"Io un'idea ce l'avrei." sussurrò.

Le sue labbra trovarono di nuovo le mie, ma non volevo. Non volevo che la sua bocca provocasse piacere in tutto il mio corpo, non volevo sentirmi fragile tra le sue braccia come quella sera in cui le nostre labbra si erano trovate per la prima volta.
Mugolai appena e mi staccai di colpo, alzandomi e pulendomi con il dorso della mano.

"No! Non sono gay, Jason. Non sono il tuo ragazzo, né la tua puttana. Non puoi prendere e baciarmi quando ti pare."

Lui si ricompose, poi si sollevò, fronteggiandomi.

"Tu sei un tipo da una botta e via, ragazzino. Chi ha mai detto che sei il mio ragazzo?"

Il telefono squillò, era il mio.

"Pronto?"

"Ehi, Jake! Allora per stasera tutto okay? Tu e Jason verrete?!" era Sarah, ma perché aveva detto 'tu e Jason'?

"Sì, alle 21:00, giusto?"

"Giusto! Spero di non aver interrotto niente..." detto questo, riattaccò.

"Che cazzate sei andato a dire a Sarah?" chiesi, alterato.

"Niente, di che parli?"

"Dimmelo tu, stronzo!"

Sospirò e si diresse verso la porta.

"Andiamo. Sei noioso, lo sai? Non intendo sopportarti un minuto di più." annunciò, per poi avviarsi verso la sua macchina.

Alzai gli occhi al cielo e lo seguii. Mi ci ero cacciato io in quella situazione, invitandolo a quella stupida festa ed ora mi toccava sopportare la sua presenza per tutta la serata.
Mi faceva impazzire sempre di più e quella sera sarebbe stato meglio se fossimo stati l'uno lontano dall'altro: eravamo due bombe pronte ad esplodere, sarebbe bastato poco.

Jake e Jason | Come un uraganoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora