Capitolo 2-Aurora

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"Il destino mescola le carte e noi giochiamo."

Arthur Schopenhauer

Mi sveglio grazie alla luce del sole che invade la mia camera da letto, il braccio di Federico è intorno alla mia vita mentre la sua testa è appoggiata alla mia spalla, le coperte ci coprono fino all'ombelico e l'unica cosa che mi viene in mente è la serata precedente in cui ci siamo addormentati quand'erano circa le due del mattino.

«Buongiorno tesoro» mi dice con gli occhi chiusi, ancora assonnato.

Gli accarezzo la guancia e quando si siede sul letto per cercare di capire che ore sono le mie mani affondano nei suoi capelli scuri e lo attiro a me dandogli un bacio. Mi alzo e mi dirigo in bagno dove spazzolo i capelli e mi do una sistemata veloce prima di andare a preparare la colazione. Esco dal bagno e trovo Fede che sta andando verso la cucina.

Nel mentre, metto i biscotti al centro del tavolo e verso il caffè nelle due tazze che ho comprato a Varsavia. Sorridendo alla vista di quelle, mi siedo e inizio a mangiare, pensando di voler incontrare le mie amiche per parlare loro del viaggio che avrei in mente di organizzare quindi, subito dopo la colazione decido di mandare un messaggio a tutte e tre per trovarci a pranzare insieme.

Verso le 11.30 Federico torna a casa sua e ho il tempo per prepararmi all'uscita con le mie amiche. Scelgo dall'armadio un abito che arriva fino al ginocchio, questo vestito mi dà proprio l'aria da ragazza spensierata e libera dai pensieri, abbino un paio di stivaletti e mi arriccio i capelli biondi. Prendo la mia borsa beige comprata ad un mercatino ed esco di casa salutando Emanuele, il mio vicino di appartamento che incontro sulle scale.

«Ehi Aurora, ho visto Federico prima uscire, come sta?» mi domanda allegramente.

«Bene grazie, oggi vado a pranzo con le mie amiche e sono di fretta scusami, che ne dici se domani verso le 11.30 ci troviamo anche con Chiara e andiamo a prendere lo spritz?» chiedo velocemente.

Chiara è la nostra vicina, si è trasferita qui da quasi sei mesi e un giorno della settimana ci troviamo da abitudine a prendere l'aperitivo insieme. 

«Non serve neppure chiedere, ci mettiamo d'accordo dopo» mi risponde salutandomi.

Mi avvio all'uscita del palazzo con un gran sorriso felice di incontrare le mie amiche con cui abbiamo preso appuntamento ad una pizzeria non tanto lontano dalla mia casetta. Questi stivaletti s'incastrano tra i sassi della stradina che sono solita prendere come scorciatoia per arrivare in centro più in fretta. Dopo qualche minuto vedo le mie amiche che mi fanno cenno dal tavolo prenotato la sera prima in modo che ci fosse posto per mangiare fuori, le raggiungo e mi siedo nel posto libero lasciato tra Vanessa e Stefania.

Vanessa l'ho conosciuta due anni fa in un negozio di abbigliamento. Chiedeva un consiglio su una camicetta molto carina. Pensava le facesse le braccia troppo grosse e così la incoraggiai dicendole che le stava a meraviglia e che se non l'avesse comprata lei lo avrei fatto io, così la prese.

La settimana dopo uscii di casa prima del solito per andare a fare colazione in un bar vicino all'Università e la ritrovai lì, seduta a un tavolino. Mi unii a lei dopo aver accettato il suo invito, da quel giorno ci siamo trovate spesso e durante l'estate dello stesso anno abbiamo conosciuto Stefania ad una festa a Jesolo, organizzata per il compleanno di un nostro amico. Questa ragazza dai capelli castani era seduta sola su un divanetto e così ci siamo avvicinate a lei essendo un po' disinibite dall'alcol, l'abbiamo fatta ballare, e per fortuna abbiamo scoperto di vivere non tanto distanti, così potemmo rivederci.

Martina invece l'avevo conosciuta l'anno prima mentre frequentavo un corso di sicurezza dei database.

Mi sembrava una ragazza in gamba e perciò ci avevo subito fatto amicizia.

You make me crazyWhere stories live. Discover now