Capitolo 13: L'arrivo a Malta (Terza parte)

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Ogni tentativo di persuasione da parte del criminologo verso la dottoressa fu vano: cocciuta qual era, non si sarebbe mai arresa, perciò continuare a perdere del tempo prezioso sarebbe stato inutile nonché improduttivo.

Il taxi li portò davanti il locale citato nel bigliettino, proprio come aveva detto lo stesso Mattew Bass.

Adesso però, veniva la parte più complicata.

<<Non allontanarti mai da me. Chiaro?>> Disse Bruno, con tono intimidatorio, quando il taxi fu abbastanza lontano.

<<Ma dai! Smettila, Duvant. Mica stiamo andando in un fortino pieno di mercenari o all'interno di qualche cosca mafiosa>>, rispose lei, estenuata dalle continue raccomandazioni dell'uomo.

Ma ciò che ebbe come risposta non le piacque per nulla.

Bruno non proferì parola, si limitò unicamente a fissarla intensamente, senza smentire niente della sua pessima battuta. E questa reazione preoccupò non poco la bionda che, adesso sulla difensiva, indugiò a varcare l'uscio del locale.

<<Dove stiamo andando, Bruno?>>

L'agitazione e la diffidenza con il quale lo fissò, gli fece capire che, finalmente, Alice aveva preso la faccenda con la serietà che necessitava.

<<Non lo so. Ma dalle parole del direttore e dal James che conosco io, non ci sarà nulla di buono o legale lì dentro. Perciò ti consiglio di starmi vicino e di non dare nell'occhio, al solito tuo.>>

<<Mi stai mettendo paura.>>

Ed era proprio questo sentimento che voleva scaturire. Paura e precauzione.
Solo così sarebbe stato certo che non si sarebbe cacciata in nessun guaio.

<< Se mi avessi dato ascolto, decidendo di rimanere in hotel, adesso non ci troveremmo a fare certi discorsi>> sospirò rassegnato. << Ma non preoccuparti. Se si tratta di ciò che penso, conosco il modo per tenerti al sicuro. Tu lascia parlare me e stammi sempre accanto. D'accordo?>>

La donna annuì debolmente, lasciando trasparire, attraverso i suoi occhi, il turbamento che provava. Ma all'uomo il silenzio/assenso non bastava. Voleva certezze.
<< Lo voglio sentire, Alice. Dillo!>>

<<Starò buona. Accanto a te>>, disse in un sussurro, adesso cosciente e timorosa di ciò che avrebbe potuto rilevare all'interno.

E lui, vedendola così vulnerabile, non poté far a meno di addolcirsi.

Era la seconda volta che trovava la bionda così indifesa. Difatti, dopo le confessioni sulla sua vita e sulla nonna, aveva nuovamente eretto quella dura corazza insormontabile fatta di resilienza e prepotenza. E non era semplice far uscire la sua parte vulnerabile, ma quando ciò avveniva, ne rimaneva spiazzato.

Nel profondo, sperava di essere l'unico a godere di quel suo aspetto fragile.

Sorrise con fare rassicurante e le accarezzò il viso.
<< Non devi aver paura di niente. Sapranno che sei la mia donna. Non ti toccheranno.>>

Si incamminarono, quindi, in quello che all'apparenza sembrava essere un comune bar, allestito con un gran bancone sul lato destro della sala e con sgabelli in acciaio antistanti a esso. Mentre dall'altra parte, dei tavolini sparsi per tutta la lunghezza del locale permettevano alla clientela di mettersi a proprio agio e poter gustare frullati, yogurt particolari e qualche dolcetto o sandwich.

Bruno si avvicinò verso l'uomo che serviva al di là del bancone bar, porgendogli il fogliettino e citando il nome di colui che gliel'aveva consegnato.
<<Stiamo cercando Robert Beef. Devo parlare con lui>>, sentenziò infine.

IL TAGLIACARTE (Completata)Where stories live. Discover now