Capitolo 16: Tagliacarte (Prima parte)

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<< Ti prego. Lasciami andare. Io... non dirò nulla. Farò la brava>>, ripeteva la donna, con fiato corto, singhiozzando.

Ed egli, intimamente euforico e trepidante, per ciò che stava progettando di compiere, cercava di conservare un autocontrollo esemplare.

L'accarezzava.

La rassicurava.

Perseverava, imperterrito, nel convincerla ad assecondare il suo pensiero malato.

<<È soltanto il tuo corpo che muore, piccola Sharon, ma la tua anima... la tua anima vivrà in eterno.>>

Parole lente, cantilenanti e dal suono metallico, modificate dal piccolo aggeggio posto sulla lingua, gli uscivano dalle labbra mentre, cautamente, accompagnava la sua preda nel luogo già prematuramente fissato per la sua nuova opera d'arte.

In verità, non era ancora pronto per attuare il suo disegno corrotto. Era stato colto di sorpresa e, dunque, obbligato a modificare improvvisamente i propri piani.
Poiché la ragazza, lasciata incustodita per qualche giorno, non aveva toccato più né cibo e nemmeno un goccio d'acqua. Questo l'aveva resa più lucida ma, al contempo, anche incredibilmente debole.

Pertanto, se non avesse agito immediatamente, sarebbe morta, tra qualche ora, di disidratazione e stenti.

Già a mala pena si reggeva in piedi. Faceva fatica anche a muovere un solo passo, tanto è vero che l'ultima passeggiata in compagnia del suo persecutore, le stava risultando un'impresa a dir poco ardua.

Desiderava rimanere vigile e forte ma, purtroppo, quella settimana di completo digiuno non era servita a molto; continuava a essere stordita.

I numerosi farmaci e droghe, che l'uomo le aveva servito durante la permanenza come sua carceriera, l'avevano resa innocua, perpetuamente inattiva. E senza una cura, che avrebbe portato il suo corpo alla disintossicazione, le probabilità di una ripresa erano pressoché impossibili.

Ma se da un lato lei soffriva smisuratamente, sia dal punto di vista fisico che psicologico, dall'altro lato il Tagliacarte gioiva; quel digiuno gli aveva agevolato ogni mossa.

Certo, pensava di ucciderla quando la luna sarebbe stata nel crescendo, ma, a quel punto, poco importava: in quel modo gli risultava molto semplice trascinarla ovunque.

Era incredibilmente magra.

Ed era proprio per questa caratteristica che l'aveva scelta. E adesso, grazie a quel digiuno, era divenuta perfetta per la sua opera.

Era la donna giusta da poter posizionare sull'albero adocchiato.

Probabilmente pesava quasi più lo zaino caricato sulle sue spalle che il piccolo corpo quasi scheletrico della ragazza.

Giunti a destinazione, ripose l'adolescente sull'erba e poggiò in seguito anche lo zaino. Uscì il fornellino da campeggio e vi ripose le forbici in modo da renderle roventi per poter praticare così lo scorticamento delle palpebre.

Nel frattempo però che queste arrivassero a giusta temperatura, la denudò, aggindandola, di sua norma, con abiti sfarzosi, successivamente prese il veleno, riposto in una piccola fiala e iniziò a tirarlo via con una siringa.

<< Ti prego...>>
<<Shhh, shhh, shhh>>, la bloccò, premendole il dito indice, coperto da spessi guanti neri, sulle labbra, prima che potesse continuare l'ennesima lagna.

IL TAGLIACARTE (Completata)Where stories live. Discover now