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Siamo tornati a casa da ormai un mese e novità delle novità: non ho ancora fatto pace con nessuno. Fantastico direi.

Ma non pensiamo a queste cose adesso. Sono al terzo mese e la gravidanza procede a gonfie vele. Tra un paio di ore ho la visita dalla ginecologa e Ethan dovrebbe passare a momenti, per andare a mangiare qualcosa insieme.

Sinceramente non so cosa siamo adesso, ammetto che c'è stato qualche bacio in questo periodo, a volte usciamo insieme ma non credo siamo neanche amici.

Mi sistemo i pantaloni cargo neri in vita mentre sto seduta nel patio mentre aspetto il mio cavaliere.
Spero si sia sentito che ero sarcastica.

Con mio padre ho chiarito, più o meno.
Certo, no perdo mai l'occasione di rammentargli quello che ha fatto, ma alla fine è mio padre e non potrei rischiare di perderlo senza perdonarlo.

Riconosco la Porsche di Ethan fuori dal cancello, così mi alzo dal dondolo e mi avvio verso il cancello.

"Ciao." Sospiro sentendomi sul sedile al suo fianco. Mi lascia un bacio sulla guancia e una carezza sul ventre prima di ingranare la marcia e immettersi in strada. Sorrido d'istinto sistemandomi meglio sul sedile.

"Dove andiamo? Sto morendo di fame." Borbotto mentre mi controllo il trucco dall'aletta parasole, sperando non si sia sciolto mentre aspettavo.

Accorgendomi che non mi risponde, mi volto verso di lui scrutandolo attentamente.
"Hai deciso di fare il voto del silenzio nei miei confronti?" Domandando divertita.

La fronte corrucciata e la mascella tesa sono la prova schiacciante che qualcosa è ovviamente successo, ma sicuramente non aprirà bocca.
"No." Ringhia con un'espressione che dice il contrario.

"Certo. Mi credi stupida?" Sbotto con un sopracciglio inarcato, mentre cerco di ignorare il gorgoglio del mio stomaco.
"Ovviamente no. Ma non sono affari che ti riguardano."

Cerco di non dare a vedere che ci sono rimasta male, ma la delusione (che non so da cosa sia provocata) mi rende leggermente emotiva, tanto che devo serrare gli occhi per evitare di scoppiare a piangere.
"Bene." Ringhio sprofondando nel sedile, dopo aver acceso la radio ed averla sintonizzata su una stazione di musica spagnola.

Mi impongo di non rivolgergli più neanche uno sguardo ma la tentazione è tanta, e le strade trafficate di Miami sono diventate noiose.

Ci fermiamo davanti al McDonalds, esco dall'auto di corsa senza preoccuparmi di sbattere la portiera.

"Perché cazzo hai sbattuto la portiera?" Mi urla ancora fermo di fianco all'auto.
"Perché speravo che la tua faccia ci finisse in mezzo." Sbotto girandomi verso di lui, ma mi penso subito di quello che ho detto.

"Bene." Borbotta con uno sguardo che mi mette i brividi di paura.
"Se mi odi così tanto perché ti ostini a volere che io stia con te e il bambino?" Ringhia sbattendo a sua volta la portiera.

Solo io posso sbattere la portiera cretino.

"Infatti io non te l'ho mai chiesto, sei tu che ti fai le seghe mentali." Incrocio le braccia al petto per ostentare sicurezza, anche se dentro ho una paura viscerale: non voglio che mi abbandoni, che abbandoni suo figlio un'altra volta.

"All'aeroporto non sembrava che mi odiassi così tanto." Sfoggia un sorrisetto che vorrei tanto togliergli a forza di schiaffi.

"Cazzo Ethan, avevo appena sboccato, mi sembra di svenire ogni passo che facevo. E anche se avessi voluto dartele di santa ragione non l'ho fatto, perché non ne avrei avuto le forze." Se vuole proprio metterla su questo piano, che lo faccia con comodo, perché non mi farò problemi a schiarirgli le idee.

Mi Suerte y Mi TentaciónWhere stories live. Discover now