Capitolo 2

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4 Settembre 2017, Londra.

La sede dell'azienda in cui avevo avuto un posto di lavoro come apprendista specializzato nella gestione dei rapporti internazionali, si trovava poco distante dall'appartamento che Louis mi aveva procurato. Per questo motivo, una volta aver compilato e consegnato tutti i moduli per l'assunzione e avendo il resto della giornata libera, feci subito ritorno nella mia nuova casa per poter mettere un po' di ordine e continuare a svuotare gli scatoloni, visto che nonostante avessi fatto il trasloco da ormai qualche giorno avevo comunque sempre trovato una scusa per rimandare quel momento.

L'appartamento si trovava al decimo piano di un palazzo piuttosto moderno: nel salotto c'era una piccola terrazza dalla quale la vista era spettacolare, la cucina ed il bagno non erano enormi ma giusti per due persone e, visto che io avrei vissuto da sola, mi sarebbero sicuramente bastati, mentre la camera da letto era più larga ed accogliente, con tanto di cabina armadio - che, lo ammettevo, era stata ciò che mi aveva fatto innamorare definitivamente della casa. Sapevo che l'affitto di quell'appartamento, sia per la posizione in città che per la struttura, sarebbe dovuto essere ben più alto di quanto avrei invece effettivamente pagato, e sapevo anche che in questa storia c'era lo zampino di Louis: le mie teorie erano che o conoscesse il proprietario della casa, o che suddetta persona non si fosse fatta scappare l'occasione di fare bella figura con Louis Tomlinson, componente della band più famosa al mondo in quel momento.

Quando gliel'avevo chiesto lui aveva ovviamente cambiato argomento, ma alla fine mi ero arresa e avevo decretato che se c'era una cosa che non era cambiata e che sarebbe sempre rimasta uguale, era che insistere con Louis era solo una battaglia persa.

Stavo finendo di sistemare i vestiti nella mia nuova e meravigliosa cabina armadio quando sentii il mio cellulare squillare da sopra il letto; lo raggiunsi velocemente e lo afferrai, sorridendo quando lessi il nome che si illuminava sullo schermo.

«Elise, ciao!» la salutai con entusiasmo.

«Per quale motivo tu sei qui a Londra da quasi una settimana, e noi ancora non ci siamo viste?»

Scoppiai a ridere per il suo tono quasi serio, prendendo posto sul letto.

«Sai che me lo stavo chiedendo anche io? - lanciai uno sguardo verso l'orologio appeso al muro, notando che fosse ancora primo pomeriggio - Che ne dici di andare a fare un giro?» le proposi.

Avevo davvero voglia di rivedere la ragazza dai lunghi capelli castani, i dolci occhi marroni ed il perenne sorriso dolce sulle labbra.

«Ho un'idea migliore. - disse lei, e la sentii sorridere dall'altro lato del telefono - Ho appuntamento in un posto tra un'ora e tu mi accompagnerai. Ah, e più tardi ci raggiungerà anche Rachel.»

Bastò la pronuncia del nome dell'altra ragazza che non vedevo da molto più tempo rispetto ad Elise a convincermi, facendomi dimenticare persino di chiederle dove saremmo andate.

«Perfetto.» dissi, imitando il suo entusiasmo.

«Bene, allora ti passo a prendere tra mezz'ora. E non fare tardi!»

*

Con ovviamente un quarto d'ora di ritardo, la macchina di Elise accostò sotto il mio palazzo e lei subito scese per venirmi ad abbracciare, così come io feci con lei.

Dopo i saluti iniziali le diedi subito le congratulazioni per la notizia che Louis mi aveva dato qualche giorno prima e a cui ancora stentavo a credere: pensare che il mio migliore amico si sarebbe sposato, che avrebbe iniziato una famiglia per conto suo e che avrebbe probabilmente avuto dei figli, era una cosa a cui non avevo ancora fatto l'abitudine.

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