La casa sulla spiaggia

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"È come se in quel momento l'intero universo esistesse solo per riunirci."
(Serendipity)
•••
Elisabeth

Sbuffo pesantemente passandomi il dorso della mano sulla fronte nel momento in cui avverto un fastidioso rivolo di sudore farsi strada lungo il mio viso.

''Anche questa è fatta.'' Mi sollevo e ammiro il divano nuovo di zecca che ho appena collocato nella piccola cucina di casa mia.

Ho spostato una quantità enorme di cianfrusaglie e qualche mobile per fare spazio, ma alla fine ne è valsa la pena: il logoro divano precedente, fedele compagno di solitarie serate, è stato fatto fuori.

Un moto di orgoglio mi riempie il petto nell'osservare il nuovo pezzo d'arredamento: è frutto di qualche mese di risparmi, di soldi che mi sono sudata con le mie mani e rappresenta una piccola ma grande soddisfazione per me.

Mi lascio cadere sul divano con un tonfo e lancio un'occhiata ai miei vestiti con una smorfia: la lunga t-shirt che ho annodato in vita è madida di sudore e gli shorts sono ormai incollati alle mie gambe sudate.

Ho assoluto bisogno di una doccia.

Osservo la luce del sole filtrare fiera dalla finestra.
La vista che mi viene offerta si limita al muro del palazzo frontale, ma non c'è alcun posto al mondo che abbia sentito come casa più di questo appartamento.
Non lo cambierei per nessun'altro luogo.

Mi sporgo verso le imposte per chiuderle, ma vengo colta alla sprovvista da un rumore.

Tip. Tip.

Perlustro la stanza in cerca della fonte di questo suono, in attesa che si ripeta.
Per qualche minuto non succede nulla.

Sollevo le spalle e faccio per dirigermi verso il bagno, pregustando mentalmente la sensazione dell'acqua calda che scorre sul mio corpo trascinandosi via stanchezza e pensieri.

Poi però accade di nuovo.

Tip. Tip.

Mi volto di scatto, gli occhi puntati sulla finestra: è da lì che proviene il rumore.

Sporgo il capo fuori e guardo prima a destra e poi a sinistra, infine inclino la testa verso il basso.

''Buon pomeriggio Elisabeth.''

Jacob è qui, sotto casa mia, illuminato dal caldo sole pomeridiano.

Perfino da quassù il suo sorriso trasuda fascino e sicurezza.

Reprimo a stento un sorrisetto. ''Jacob? Cosa ci fai qui?'' Lo sguardo mi cade sulla mano sinistra che tiene chiusa in pugno. ''Sono...sassolini quelli che hai in mano?''

Ecco spiegata la causa del misterioso rumore.

Lui solleva un sopracciglio con aria beffarda.
"Bel modo di entrare in scena, eh? Sarei il perfetto protagonista di un romanzo.''

Ed io, nonostante le incertezze, le insicurezze ed i milioni di dubbi che lui incarna, mi ritrovo a ridacchiare alla sua stupida battuta.

"Avanti Romeo..." Lo stuzzico con un sorrisetto.
"Sei qui per l'auto, non è così?" Domando riferendomi alla sua macchina parcheggiata a qualche metro da casa mia.

"Non solo per la macchina, voglio anche che tu venga in un posto con me." Dichiara tutto d'un fiato, sollevando una mano per schermarsi gli occhi dalla luce solare.

Jacob è così.
Non fa domande, non chiede il permesso.
Non entra in punta di piedi, ma fa rumore e crea un caos meraviglioso.

"E se dicessi di no?" Gli domando con una punta di reticenza.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Where stories live. Discover now