Capitolo 42

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Pov's Martina
Il nostro scambio di sguardi e sorrisi viene interrotto da Frida, che è un insieme di spensieratezza e felicità, mischiate per bene a dolcezza ed educazione.
La piccolina si avvicina al divano, si mette davanti a noi, e mette le sue braccia una dietro il mio collo, e l'altra dietro a quello di Gaia.
<Andiamo a fare una passeggiata?> ci chiede, per poi sporgere il labbro inferiore e fare un'espressione dolcissima alla quale nessuno resisterebbe mai.
<Andiamo bellissime> le risponde Gaia, riferendosi a noi due, per poi alzarsi dal divano e porgermi la mano, che io afferro prontamente.
La piccolina sorride per il complimento che ci ha rivolto, ed io la prendo in braccio per poi dirigerci in cucina. Salutiamo Luciana e Giorgia, che vedremo tra qualche ora dietro le quinte al concerto di Gaia, non sto nella pelle, non vedo l'ora di vederla cantare su un palco così grande in un posto così importante per lei, per la prima volta consapevole che ci sono anche io, tra i migliaia gli occhi emozionati che incrocerà mentre canterà la sua rivoluzione.
<Frì scendi, le fai male> la rimprovera Gaia, me la sorella non ne vuole sapere, e anche io, così, sto bene.
<Amore lasciala stare due secondi> stavolta sono io a rimproverare lei, con tono scherzoso però, e Frida inizia a ridere per poi essere seguita da me e Gaia.
<I miei amici sono ad un bar qua vicino, vuoi andare lì o preferisci fare un giro in centro?> mi chiede, ed io le dico che a me va bene qualsiasi cosa, perché è vero, se c'è lei a me va bene tutto.
Se c'è lei, accanto a me, il mondo non pesa più così tanto, i miei problemi sembrano allontanarsi così tanto da quella che sono, che quasi mi dimentico che presto dovrò affrontarli, le cicatrici si risanano e, anche quando cambia il tempo, io non le sento più. Non fanno più male. E il buio non mi spaventa, non ora, né lo farà in futuro, perché so che, comunque vada, anche lei saprà esserci per me. O forse ci spero, forse mi piace pensare che le cose belle e grandi come il nostro amore non si perdono mai del tutto, o meglio, finiscono, sì, ma solo agli occhi degli altri. Potrebbero non vederci camminare più una accanto all'altra, stringerci la mano, unirci come se fossimo una cosa sola o guardarci come se davanti agli occhi avessimo il più grande capolavoro di quell'artista incompreso ma così interessante. E gli altri, forse, non ci farebbero nemmeno, poi, così caso; finiremmo ai loro occhi, ai loro occhi così poco attenti e tanto disinteressati, che non sapranno capire che, in realtà, quelle come noi non si perdono mai.
Non potrei mai immaginare, un domani, di ascoltare una canzone che ora ascoltiamo insieme e non pensarla, di dormire con la serranda aperta e non ricordare con un sorriso malinconico quella mattinata che, però, mi ha tolto un pezzo di cuore per sempre, ricevere una lettera e non pensare alla sua calligrafia così tremolante ma al tempo stesso sicura delle belle parole che stava spendendo per me. Non potrei immaginare di addormentarmi accanto ad una ragazza che non è lei, e non pensare a quanto il mio cuore stia comodo e a suo agio se si poggia su di me, se i primi occhi ad incontrare i miei, la mattina, non sono i suoi.
Non potrei mai immaginare di cantare "se ti va" e non pensare al fatto che l'amore, per quanto possa far male, accanto ad ogni pezzo di cuore spezzato ti lascia sempre un po' di speranza per continuare a crederci, a sognare.
Non potrei mai immaginare di fare tutto questo, e altre migliaia di cose, senza rivolgerle nemmeno un sorriso, un pensiero distratto che arriva a lei un po' per sbaglio, uno sguardo malinconico e un pezzo del mio cuore. Ogni volta, un pezzo del mio cuore.
<Allora ti porto a conoscere gli altri, a Milano verrai spesso appena finirà il tour e avremo modo di visitarla con calma> mi dice, e tra le righe leggo una sorta di proposta indiretta.
<Va bene capo> le rispondo, facendo ridere ancora una volta Frida, che è in braccio a me e non fa altro che toccarmi i capelli e accarezzarmi la guancia.
Questa bambina è di una dolcezza incredibile.
Usciamo dal portone del palazzo dove abita Gaia, e subito posso notare quanto fa caldo, ma quanto, al tempo stesso, non me ne freghi nemmeno un po' perché mi basta girarmi a guardarla per dimenticare anche dove sono.
Si avvicina ancora di più a me e incrocia le nostre mani, io le sorrido un po' impaurita, qui la conoscono tutti e potrebbero pensare chissà cosa. Che poi avrebbero anche ragione, ma questo è un dettaglio.
<Gà potrebbe vederci qualcuno> le faccio notare, senza, però, aver interrotto quel contatto così innocuo, eppure, al tempo stesso, così intimo.
<Che ti frega Bì, lascia stare> mi risponde lei, con una convinzione che quasi mi domando perché mi sia venuta una paranoia del genere in testa, anche se purtroppo dura poco, e mi passano davanti tutte le motivazioni per le quali non potremmo farci vedere così.
Alzo lo sguardo al cielo che è di un blu affascinante -ma che non compete nemmeno lontanamente con la tonalità e la profondità degli occhi della ragazza che ho affianco a me- e vedo il sole che, nonostante oggi scaldi anche più del normale, è coperto da qualche nuvola passeggera che non gli permette di brillare come vorrebbe e potrebbe fare.
Milano, se non fossi così cupa e vissuta, non saresti così bella.
Mi giro verso la mia ragazza, che sorride contenta ai suoi amici che abbiamo appena raggiunto ad un bar, chissà da quanto non li vedeva e chissà quanto le sono mancati. Si presentano tutti sorridenti e con educazione, d'altronde sono amici di Gaia, non sarebbero mai potuti essere diversi.
Parliamo un po', e poi mi allontano qualche minuto per accompagnare Frida a prendere un gelato dentro al bar, esco e vedo Gaia attaccata ad un suo amico per giunta devo dire anche molto carino. Si guardano e si sorridono complici, mi sento di troppo nonostante tutte le certezze che sta cercando di darmi.
Milano, sai di nuvole, Gaia, tu le mischi alle paranoie.

Come promesso doppio aggiornamento, spero vi piaccia❤️

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