Capitolo 45

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Pov's Martina
La risposta che tanto temo arriva dopo un bel po', il che non fa altro che aumentare dubbi e insicurezze presenti da sempre dentro di me.
Speravo che tu potessi accoglierli e farli tuoi, Gì.
<No, non è che mi vergogno di te...> mi dice, ma non è convinta nemmeno un po', lo noto dal suo tono di voce insicuro e dal fatto che non mi guarda negli occhi, cosa molto strana e inusuale.
<Però?> la invito a continuare, capendo che la frase detta in precedenza non era completa, voglio andare a fondo a questa cosa, e se la mia presenza nella sua vita le comporta vergogna e voglia di nascondersi, sarò io la prima ad allontanarmi, a non farmi sentire né vedere più. Ho tanti difetti ma credo di meritare qualcuno che mi apprezzi non solo quando siamo sole, io non mi vergogno di lei e non avrei timore di presentarla ai miei amici, se per lei è il contrario tutto ciò che stiamo costruendo non ha senso, e me ne tiro indietro.
<Mi vergogno a dire che mi piacciono le ragazze, non sapevo come dirglielo. Lo avevo capito già prima di conoscerti, ma non ho mai conosciuto una ragazza che mi facesse provare certe cose, non ho mai avuto relazioni di questo tipo prima di te. Quindi ho preferito tenere per me questa cosa, il problema è che mi sono accorta che io non ce la faccio a dirlo a tutti, a dirlo a persone che non siano la mia famiglia, perché non saprò mai cosa pensano veramente e ho paura non lo accettino e si allontanino da me> mi confessa, e la rabbia che avevo precedentemente, non la sento più, non mi sfiora nemmeno un po'.
So cosa prova, la conosco bene quell'insicurezza mista a paura di essere giudicata e messa da parte da persone che forse, da te, non immaginavano una "rivelazione" del genere. Conosco bene ciò che sta provando e so anche che, in momenti del genere, c'è bisogno di qualcuno che ti ripeta che non c'è niente di male in un amore come questo, che chi non lo accetta farà due fatiche, e che chi si allontanerà farà bene, a perderci sarà lui.
Di scatto mi avvicino a lei e la stringo tra le mie braccia, le accarezzo la schiena con dolcezza, mentre sento Frida unirsi a noi, e Gaia ridere leggermente contro l'incavo del mio collo.
<Non mi vergogno di te, Bì, non potrei mai> mi sussurra, e il mio cuore si tranquillizza, così come i miei muscoli che erano rimasti tesi a causa dei presentimenti che avevo.
<Non devi vergognarti nemmeno di quella che sei, però> le dico, per specificare che, innanzitutto, deve stare bene lei, e che se questo non succede, deve cercare di allontanare persone e situazioni che non lo permettono.
<Non ce la faccio, penso continuamente a cosa potrebbero dire di me> mi confida, ed il cuore mi si stringe su di sé, ricordando le prime volte in cui succedeva anche a me. Mi succede anche ora, però con meno intensità e frequenza. Forse mi ci sono abituata, o forse ho capito che sono affari miei chi amo e che non faccio del male a nessuno se la persona che voglio al mio fianco non è un ragazzo.
<Tu saresti felice di condividere la tua vita con un ragazzo? Ti ci vedi, un futuro, con un lui a condividere la quotidianità?> le chiedo, cercando di farla ragionare.
<Sì, credo di sì> è convinta, lo sento, e sento anche che quel "credo" in realtà se lo è autoimposto solo perché le piace mettersi in dubbio, mi ricordo che una volta mi disse che è il miglior modo per scoprire a pieno se stessi.
<Con una ragazza, invece? Ti ci vedi?> le chiedo ancora, mentre il suo viso è fermo lì dove l'ha messo appena dopo lo sfogo.
<Sì, anche> mi sussurra intimorita, ed io la stringo più forte.
<Non c'è niente di cui vergognarsi, ti piacciono sia i ragazzi che le ragazze, non hai mica ucciso una persona> cerco di sdrammatizzare e la sento ridere un po', anche se smette poco dopo.
<Se chi è lesbica è guardata male, chi è bisex ancora di più. Non dirmi che non ci hai mai fatto caso, sembra che non esistano persone alle quali piacciono entrambi i generi. Sembrano alieni e non se ne parla mai, o, se se ne parla, lo si fa con un tono di disprezzo, con una faccia schifata che cerca di allontanarsi il più possibile da quel pensiero. Non voglio essere guardata così, Marti> mi spiega, ed in effetti è vero, le ragazze che ho avuto erano bisex e mi hanno sempre raccontato quanto, esserlo, fosse considerata una bugia. Una sorta di leggenda metropolitana, a cui credono in pochi nonostante ci siano persone che abbiamo vissuto e visto quelle situazioni. E ricordo quanto cercassi di far capire loro che la gente non smetterà mai di parlare in modo negativo di ciò a cui non sono abituati, e ricordo che consigliavo a tutte la stessa cosa: fregatevene, vivete senza pensarci troppo.
Banale? Si, ma funzionava.
Si tende a seguire di più le cose una volta che queste vengono dette dalla persona che si ama.
Ma con Gaia è diverso, con Gaia ho paura di sbagliare, di usare parole che potrebbero farla stare male o che potrebbe considerare banali, già sentite.
<Gaia non ti dico di girarti dall'altra parte se avranno qualcosa da ridire, è difficile e non ci sono mai riuscita: non pretendo che tu lo faccia. Però pensa a te stessa, pensa al tuo cuore e a quando e per chi sorride, e poi seguilo, e spegni un po' il cervello, se serve. Pensare a certe cose ti farà più male che ascoltarle, cerca di seguire solo quello che ti urla il cuore, sa essere forte e buono se gli dai retta> le sussurro tutto questo all'orecchio, mentre le accarezzo i capelli.
Lei mi stringe più forte, mi lascia un bacio sul collo <il mio cuore dice che non vuole nessuno che non sia tu>.

Sorpresa! Terzo aggiornamento della giornata, e calcolando che il palo lo avete solo sfiorato, amatemi.
Fatemi sapere cosa ne pensate! Buonanotte❤️

Un giorno, se ti vaWhere stories live. Discover now