Capitolo 8

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Se il destino non fosse stato un porco sadico,
non li avrebbe mai fatti incontrare. 

JON

«Che ci fai qui?» è il suono crudo delle mie parole quello che crivella l'aria, le arriva addosso come una folata ispida che non la scompone minimamente. Lei, resta impassibile dinanzi alla scrivania, con quella faccia disegnata di cinico piacere capace di acuire tutti i miei sensori nervosi. Le pupille iniettate nelle mie, schegge che premono per dettare una supremazia che non le permetto.

Le labbra umettate si schiudono, le seguo «Dentro il più prestigioso studio legale di New York?» il tono impregnato di sarcasmo cozza contro la mia pazienza, gli angoli della bocca si piegano lievemente all'insù «Direi che sono nei guai Jon...» modula malleabile, congiungendo quelle protuberanze carnose colate di sangue.

«Direi che non mi interessano i tuoi guai » sottolineo fermo, facendo l'eco delle sue parole, dell'atteggiamento borioso che si trascina addosso.

«Direi che non possono non interessarti vista la tua posizione spaziale dentro questa stanza e quella bella targhetta che hai sulla camicia» precisa gongolante, puntando le iridi sul mio pettorale sinistro. Il badge brucia sotto il suo sguardo, i miei tendini si induriscono fulminei, incapaci di tollerarla. E lei se ne accorge, lo sento che è consapevole del brulichio fastidioso che mi sonda la pelle ogni volta che la vedo.

«Uno a zero Jon» aggiunge appagata, sedendosi dinanzi alla scrivania con estrema accortezza. L'aria si gremisce del suo profumo tenue, carezzevole, uno strappo deciso rispetto  al suo atteggiamento imperioso.

«Sì, accomodati pure» modulo canzonatorio, seguendo mordace ogni inflessione della sua carne. Il raso nero del vestito plasmato meticolosamente su ogni linea del suo corpo, si raggrinzisce appena sui fianchi stretti, mentre accavalla le gambe longilinee; l'impercettibile  fruscio della stoffa che le risale lieve lungo le cosce mi stride sulle pupille calamitate in quel punto.

Distolgo frettolosamente lo sguardo, perché l'ultima cosa che voglio è aumentare il suo ego.

«Ti preferivo in tenuta sportiva: c'era tanto da guardare» prorompe sincera, scorrendo i suoi occhi curiosi sul mio busto, con la palese intenzione di mettermi a disagio.

«Ti preferivo quando stavi zitta» ribatto atono, reggendo il suo sguardo, quelle tavolozze ricolme di sfumature smeraldo e striature marine. Due cerchi dal contorno marcato, che mi fissano insistentemente, tentando di soccombermi, ma può scordarselo se pensa che glielo permetto

L'aria si acuisce di spine nel frammento di spazio che ci separa, le sento premere sulla pelle, lacerare il mio controllo  «Non assumerò mai la tua difesa legale» chiarisco frantumando quella trazione grezza intessuta dai nostri sguardi «Quindi ti consiglio di andare dalla segretaria e farti cambiare avvocato» spiego impassibile, poggiandomi alla spalliera della sedia di pelle che cigola sotto il mio peso.

«Perché?» chiede, fingendosi stranita «Potrei essere una povera anima innocente, come quelle che piacciono a te» ipotizza irrisoria  «Una piccola gabbianella impigliata nella rete che un pescatore ha abbandonato sulla spiaggia» spiega accurata, fingendosi inerme, disarmata, ma nessun angolo del suo corpo si presta a questa falsata.

«Sì, e io potrei essere quello che ci crede magari» sottolineo inflessibile, non distogliendo gli occhi dai suoi tersi come laghi  di montagna, specchi di fronde verdeggianti «In un'altra vita però» aggiungo irrisorio e un luccichio le attraversa lo sguardo, fende le molecole d'ossigeno, schiantandosi sulla mia faccia.

«Mi duole informati Jon, che tu non hai potere decisionale» modula controllata, precisa come un proiettile, con quelle labbra umide tinte di soddisfazione  «Questo non è il tuo studio, e tu non sei ancora un avvocato, ma un praticante. Hai bisogno di restare aggrappato ai pantaloni di Perez ancora per un po' prima di dettare leggi» abbassa il tono, come se mi stesse confidando un segreto peccaminoso che cozza all'istante sui miei timpani «Per ora, puoi solo obbedire» modula flessuosa, sbattendomi in faccia la verità priva di filtri, contorni spuntati. Lei lo fa con insana soddisfazione, arroganza che trapela in ogni sua movenza.

Tu sei velenoWhere stories live. Discover now