Capitolo 47

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Il ruolo della capra era tanto necessario quanto disonorevole. Le Squadre d'Assalto lo consideravano buffo, pressoché pari a quello del plancton nella catena alimentare, e Daniel lo sapeva più che bene. Non lo aveva mai ricoperto, perché Sergej si era sempre premurato che fossero altri a vestirne i panni.

E se in un primo momento aveva voluto proteggerlo, se per anni lo aveva tenuto al sicuro pur mantenendolo in prima linea come Capitano dell'URC, in quel momento pareva non farsi alcuno scrupolo nel vederlo vestito con semplici panni civili – senza protezioni, senza armi, senza possibilità di autodifesa.

Perciò rabbrividì. Mantenne una postura rigida, integerrima, ma provò quasi l'impulso di darsela a gambe. E mentre i ricordi della sua prigionia tornavano aggalla, mentre il timore di essere catturato, torturato, espatriato o addirittura ucciso lo assaliva, il suo sguardo non osava sollevarsi da terra. Aveva come la sensazione di poter essere compatito da Jeremy, cosa che lo destabilizzava al solo pensiero. Non a caso deglutì. Le braccia tese, incrociate in segno di chiusura, e gli occhi fissi sulle scarpe scamosciate che coprivano appena i jeans.

Sembrava una persona diversa, molto più giovane del solito, adesso che aveva abbandonato sia la divisa che i panni eleganti dell'SRF. E Jeremy lo notò subito, non potendo fare a meno di associarlo a se stesso in quelli che riteneva i suoi tempi migliori – prima della discesa nelle fogne, prima ancora dell'ingresso nell'SRF e nell'URC. «Sicuro di essere pronto?» Chiese in un soffio.

«Che domanda idiota» sputò, troppo orgoglioso per ammettere il contrario.

«Sei rigido, si vede lontano un miglio» continuò.

«Anche tu lo eri» echeggiò a bassa voce, sull'uscio della porta.

«Io non sapevo neppure cosa dovessi fare» si giustificò, corrugando appena le sopracciglia. «Tu, invece, sei stato il Capitano dell'URC per parecchio tempo...»

«Non troppo» lo corresse.

«Abbastanza» sottolineo Jeremy. «Ma deduco che sia proprio questo il motivo di tanta agitazione.»

«Lo deduci?» Daniel sollevò lo sguardo, lo puntò su di lui con fare interrogativo e forse addirittura ferito. Non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto a leggergli dentro pur non guardandolo direttamente in faccia. «E come lo deduci? Sentiamo...»

«Te l'ho detto» soffiò. Si grattò la nuca con fare contrito, confuso. «Sei teso, Daniel.»

«Questo non comprometterà il piano» disse. «Non ho intenzione di fare da esca per quei mafiosi, ma solo per Jackson.»

«Eppure è stato lui ad assegnarti il ruolo della capra» borbottò Jeremy. «Pensi che lo abbia già capito?»

«Che cosa?» Schioccò la lingua sul palato, restringendo lo sguardo. «Il piano?» Scosse perfino la testa, retorico e convinto. «No, non lo ha capito.»

«Come fai a dirlo? Come fai a esserne tanto sicuro?» Incalzò Jeremy, sempre più preoccupato. «Quel ruolo sarebbe dovuto essere mio, ricordi? Nei piani di Garner...»

«Ha agito così per metterti in difficoltà, Jeremy» disse, la voce ridotta a un filo. «Sapeva che ti saresti agitato, che avresti fatto di tutto per impedirmi di finire nei guai e che avresti addirittura potuto proporti al mio posto... Allora avrebbe avuto una scusa per calcare la mano, per sbatterti in faccia le fotografie scattate da Ezekiel, per allontanarti dall'URC definitivamente e chiuderti in manicomio con la scusa della mia mancata complicità.» Si umettò le labbra, distogliendo lo sguardo con un velo d'imbarazzo. «Mi sorprende che tu non lo abbia capito prima.»

«Ti sorprende?» Echeggiò spaesato. «Beh, a me non sorprende affatto – non sono così machiavellico!»

«Non ne dubito» fece. «Non lo sei mai stato, dopotutto. Sei istintivo, forse anche troppo, e ingenuo – sì, ingenuo è la parola giusta, quella che meglio ti si addice.»

Butterfly TheoremWhere stories live. Discover now