42. The older I get

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The older I get

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The older I get

«Questa non è l'idea di giornata tranquilla che avevo in mente» ammetto, mentre io e Lucas camminiamo per le strade affollate di Belgravia. Ci sono molti turisti in questo periodo dell'anno.
«Preferivi passarla a sentire Connor parlare delle sue conquiste?» sfida. Mio fratello minore parla decisamente troppo per un comune mortale e lo sappiamo entrambi.
Scuoto la testa e ridacchio. «Un punto per te.»

Siamo usciti più di due ore fa: abbiamo fatto un giro per i quartieri del centro e preso il pranzo da Poky's, uno dei miei posti preferiti sulla Terra. Non ha ancora nevicato ma fa abbastanza freddo da farmi sentire la mancanza della mia attuale città. Mi piace Londra, semplicemente ci sono periodi dell'anno in cui mi piace di meno - soprattutto durante i periodi festivi.

«Ammetto che questo posto mi è mancato» osservo le enormi distese di prato, ora appassito, e sorrido. Adoro Hyde Park: Marie e mia madre ci portavano quasi ogni domenica quando mio padre era impegnato con il lavoro. Nei mesi estivi passavamo i pomeriggio sulla barca che noleggiavamo al lago; nei mesi invernali, invece, la nostra attività preferita era la battaglia di neve.

«Niente parchi a LA, eh?»
«Le palme valgono?» scherzo.

Ci sediamo su una panchina dato che non ci sono molte persone in questa zona del parco. Ricordo quando lo trovavamo sempre pieno nei mesi più caldi.
«Bei tempo quando venivamo qua» commenta Luke. Concordo con un cenno del capo mentre prendo un sorso dal mio caffè bollente.

«Manca poco a Natale» rifletto. «È il quattro dicembre e devo ancora pensare a tutti i regali.» So che finirò per ridurmi all'ultimo, come ogni rito che si rispetti; sono una pessima organizzatrice. Solitamente ci pensa mia madre o Marie a ricordarmi di essere in ritardo con questo genere di cose.
«Io il tuo ce l'ho già» rivela ghignando.
Alzo un sopracciglio. «Ti odio, oltre a mettermi ansia ora voglio sapere cos'è!»
«Dovrai aspettare» nega con la testa. Incrocio le braccia al petto e assumo la stessa espressione che usavo per corromperlo quando eravamo piccoli.
«Sapevo di aver scelto il fratello sbagliato. Connor me lo direbbe» è sempre il mio più grande complice quando si tratta di svelare segreti.
«Connor non sa neanche in che mese siamo tra poco» scoppio a ridere, perché non ha tutti i torti.
«Ti immagini se fosse venuto a vivere a Los Angeles? Un disastro.»
«Tra te e lui non so chi sia peggio» commenta scherzoso.
«Ehi!» gli tiro una gomitata e si finge seriamente addolorato. Un bambino di ventiquattro anni. «Connor non sopravvivrebbe più di una settimana a LA. Io in compenso direi che me la sto cavando piuttosto bene in un anno.»
«Tralasciando i drammi» ricorda divertito.
Roteo gli occhi. «Sì, tralasciando i drammi» sorrido. «Non sarei una Wellesley senza quelli.»
Annuisce ridendo. «Hai ragione. Siamo una famiglia problematica» ciononostante, non la cambierei per nessun'altra.

«Devo pensare a cosa regalare ad Erica e Olivia» penso. Il loro compleanno coincide con la giornata natalizia.
«Quello anch'io. Un'impresa ardua» risponde Luke. Più crescono, più è difficile trovare un regalo perfetto per le gemelle. Un'idea mi balena per la testa. «Potrei avere un'idea, ma devo vedere se posso realizzarla» se dovessi farlo sono convinta che le mie sorelle impazzirebbero.

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