I - Come tutto è cominciato

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Anche quella mattina Lan Zhan si svegliò con odore di fiori di loto impresso sulla pelle.
Il sole non aveva ancora fatto la sua comparsa aldilà dei monti, ma si ritrovò a sospirare contro il buio pesto della stanza, spostando convulsamente le pupille da un punto all'altro, alla ricerca di un minimo appiglio su cui soffermarsi.
Prese un profondo respiro, appiattendo la testa contro il cuscino e cercando di riprendere sonno, nonostante non mancasse chissà quanto tempo al suono della sveglia.
Chiuse gli occhi, con solo un brulicare di sospiri dormienti a riempire il silenzio notturno, ma non appena il buio rassicurante delle sue palpebre ricominciò ad accoglierlo e il tepore del sonno a cullarlo, una chioma dai folti capelli scuri comparve come per magia sulla sua visuale, insieme ad un volto dalla carnagione chiara come il marmo e un paio di occhi vispi.
Quegli occhi cercavano di sfuggirgli, giocavano ad acchiapparello con i suoi e si rincorrevano per attimi interi, ma poi, quando si fermava a riprender fiato da quel frenetico gioco, li trovava fissi su di sé.
Lo fissavano intensamente, e nonostante cercassero sempre di sfuggirgli, in realtà lo avevano sempre guardato.
Non riuscì a distogliere lo sguardo da quell'eterea figura, non ci riusciva. Era un mero gioco di sguardi, lo sapeva, ma non poteva far altro che esserne indiscutibilmente stregato.
La fragranza di fiori di loto ritornò ad alleggiare nell'aria, e il sorriso di fece largo sul volto marmoreo.
Era un profumo ammaliante, era come catalizzato, ne era attratto senza rendersene conto, come un ignaro scoiattolo che sta per cadere nella trappola del cacciatore, come un pesciolino che sta per essere intrappolato nella rete del pescatore: e come immaginava, ci cascò in pieno.

Spalancò per l'ennesima volta le palpebre, boccheggiando in cerca d'aria quando la realtà lo colse di sprovvista; era stato come rovesciarsi in testa un secchio d'acqua gelata. L'allarme della sveglia stava suonando ininterrottamente da diversi momenti ormai, e quei pochi attimi che gli era parso di essersi addormentato in realtà erano stati una bella mezz'oretta.
Le cinque in punto del mattino si presentarono a lui con una velocità spaventosa.
Si stropicciò gli occhi con il dorso della mano, mentre udiva i mormorii infastiditi dei suoi compagni di stanza.
"Lan Zhan, spegni quel cazzo di coso" uscì dalla bocca di Nie Mingjue, mentre cercava di allontanare con una mano ancora addormentata uno degli innumerevoli rasta dalla sua bocca semiaperta e lucida di bava.
Quando spense la sveglia, la tranquillità ricominciò a regnare nella stanza di quel dormitorio.
Lan Zhan si alzò dal letto, rimettendo le coperte al proprio posto in un religioso silenzio, mentre la sua mente ancora intrappolata nei meandri di quel sogno elaborava pensieri non troppo lucidi.
Le prime volte che aveva sognato quel volto, i suoi tratti gli erano parsi sfocati, quasi ovattati.
Ricordava i lisci e lunghi capelli neri che gli arrivavano sino alle spalle, la veste immacolata e un largo sorriso che andava da un orecchio all'altro.
Le prime volte si svegliava sempre infastidito, con un cipiglio sul volto che non se ne andava neanche dopo una mattinata di lezioni universitarie e un pomeriggio passato sui tomi con qualche pausa caffè.
Si tormentava la mente, spremendosi le meningi per poter ricordare dove avesse visto quel dannato volto; per poter ricordare perché esattamente quella persona continuasse a sbucare nei suoi sogni, quando era nel suo stato più debole, in balia di tutte le sensazioni che i suoi sensi volevano trasmettergli.
E quando si svegliava, puntualmente il fastidio andava a conficcarsi come una scheggia nel suo polpastrello: avresti potuto fare qualunque cosa volessi, ma lei continuava a stare lì, e non si sarebbe smossa finché non l'avresti tolta tu.
Solo successivamente cominciarono i veri e propri sogni.
All'inizio Lan Zhan si era meravigliato di se stesso e del proprio cervello, e aveva perfino fatto i complimenti alla sua fantasia. Quelle scene erano così vivide e piene di sensazioni ed emozioni che sembravano quasi episodi di una vita passata.

Il ragazzo dalla veste bianca che rideva a crepapelle, buttando la testa all'indietro e scuotendo i lunghi capelli neri sulla sua schiena.
Il ragazzo dalla veste bianca che si mordeva le labbra mentre stava piegato su un tavolo a scrivere su un foglio.
Il ragazzo dalla veste bianca che gli faceva la linguaccia, leccandosi le labbra subito dopo aver bevuto da una giara.
Il ragazzo dalla veste bianca che lo guardava con un sorriso mesto sul volto, mentre poggiava il mento sulla mano.

In questi sogni, non importava cosa accadesse, Lan Zhan era sempre la persona davanti a lui, a cui il ragazzo rivolgeva tutti i suoi sguardi e tutti i suoi sorrisi.
E nonostante non conoscesse ancora la persona che da tempo a quella parte era protagonista delle sue notti, Lan Zhan era rimasto incantato da quel sorriso.
Ogni qual volta le sue labbra si increspassero in una smorfia divertita e la pelle accanto alla bocca si distendesse in delle piccole fossette, la pace cominciava ad invadere il suo animo.
Tutte le volte che lo vedeva sorridere, dentro di sé sorrideva anche lui.
Era ormai diventato come la sua dose di camomilla prima di andare a letto: non avrebbe potuto continuare a dormire se lui con la sua presenza non avesse infuso un po' di pace al suo animo.
Alcune volte, Lan Zhan si era ritrovato a pensare all'eventualità in cui quel ragazzo fosse solo stato frutto della sua mente, un mero frutto della sua fantasia. Stava immaginando tutto? Lui non esisteva davvero?

Poi, in un giorno di lezioni come tanti, mentre il caos studentesco affollava l'università come ogni mattina che si rispetti, i suoi occhi si erano incastonati in delle iridi che ormai conosceva benissimo.

Si erano fissati mentre altre centinaia di persone scorrevano davanti a loro in un ritmo ininterrotto; chi fosse in ritardo per le lezioni o chi avesse dimenticato un libro in dormitorio.

Lan Zhan aveva assistito alla nascita di una buffa riga sulla fronte dell'altro, mentre una smorfia stranita gli increspava la bocca.
Probabilmente lo credeva un pazzo psicopatico per il modo il cui lo stava guardando, e Lan Zhan non avrebbe potuto biasimarlo.

Non aveva più quella lunga chioma, ma dei corti capelli neri, e al posto della veste bianca portava un'anonima magliettina nera con la stampa di una band rock che non conosceva e dei jeans strappati; ma non c'erano dubbi sul fatto che fosse lui.

Ad un certo punto, dopo aver ciondolato da un piede all'altro e aver fatto vagabondare lo sguardo, il ragazzo aveva arricciato il naso in un'espressione imbarazzata, tentennando nell'alzare una mano e sventolandola nella sua direzione, mentre un sorrisino spuntava dalle sue labbra.

Lan Zhan avrebbe voluto ridere della sua espressione disagiata e della smorfia indispettita che le sue labbra avevano assunto, ma continuò a guardarlo in mezzo alla folla, finché anche lui scomparve in mezzo a questa.

Un sorriso aveva minacciato di spuntare sulle sue labbra per il resto della giornata, ma poi era scomparso, sostituito da un cipiglio confuso.
Quando Lan Zhan ebbe finito di sistemare il letto ed ebbe attraversato la stanza in punta di piedi, attento a non svegliare Nie Mingjue e suo fratello, si diresse verso il bagno, l'unica stanza attaccata alla camera.
Prese le sue tovaglie e si guardò allo specchio, trovando riflesso in esso due occhi annebbiati e un'espressione seria.

Aveva chiesto il nome di quel ragazzo dai capelli neri e il sorriso smagliante a Mingjue, attento a non far trapelare il nessun emozione sul suo viso che l'amico avrebbe potuto interpretare sconsideratamente (come spesso faceva), e che quindi sarebbe andato a raccontare al fratello.

Era emerso che il ragazzo era il migliore amico di suo fratello minore, trasferito da non molto tempo nella loro università da un paesino di campagna.
Lan Zhan fece scorrere l'acqua nel lavandino, raccogliendone un po' con le mani in coppa e buttandosela sconsideratamente in volto, come se questa avesse avuto il potere di liberarlo da quell'incantesimo che stava durando fin troppo tempo ormai.
Appoggiò le mani ai due lati del lavandino, fissando la sua figura illuminatadalla luce calda della lampadina del bagno.

Perché mai la matricola Wei Wuxian sarebbe dovuto essere il protagonista dei suoi sogni?

Il Sentiero Che Il Destino Ha Tracciato Per Noi || WangXianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora