X - Le parole sono il venelo del cuore

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Il resto della giornata passò tranquillo, nonostante fuori dalle mura scolastiche infuriasse un temporale.
Wuxian si era diretto apposta in biblioteca, sapendo che Lan Zhan a quell'ora del giorno era solito occupare uno degli ultimi tavoli nella sezione letterature antiche (Beh, doveva ammettere che Huaisang faceva bene il suo lavoro d'informatore) . Ed era andato proprio lì, portandosi appresso Jiang Cheng, spiaccicandogli davanti un tomo de "Letteratura romana; tra mito e realtà" e appostandosi in uno dei tavoli più vicini a quello del Lan. Aveva accavallato elegantemente le gambe e si era sistemato sulla sedia nel modo più appariscente possibile, con la linea della sua mandibola ben evidente e rivolgendo brevi occhiate al tomo polveroso che si era messo sotto gli occhi. Non che stesse davvero studiando, era solo un pretesto per rivolgere occhiate civettuole a Lan Zhan, nell'attesa che lui ricambiasse.
Wei Wuxian, mentre lo guardava dal proprio tavolo, non sentiva altro che uno sciame di farfalle scapestrate volare impazienti da una parte all'altra del suo petto, mentre il suo stomaco si accartocciava come una lattina ogni volta che l'altro si muovesse appena un po' nella speranza di un suo sguardo. Era un turbinio di terminazioni nervose che mandavano scosse di tremenda frenesia ai suoi muscoli, pelle rovente delle guance che sentiva quasi tirare per quanto avesse la bocca aperta in un sorriso e pupille intrappolate in una fervente smania.
Inoltre, le parole che Lan Zhan aveva prima pronunciato non facevano che ripetersi nella sua mente.
Certo, aveva detto di volersi prendere del tempo in più per pensare alla sua improvvisa confessione, e l'altro aveva accettato le sue parole senza neanche obbiettare, ma la verità era che non erano passati neanche dieci minuti e Wuxian avrebbe voluto corrergli dietro, tirarlo per una manica e spiattellargli in faccia che gli faceva provare emozioni così strane e strabilianti che non sapeva come neanche come esprimersi. Era tutto nuovo per lui: quei sentimenti, quelle sensazioni e perfino il modo in cui si sentiva accanto a lui, ma quella novità gli piaceva da impazzire.
Quindi, alla fine, non gli era rimasta altra alternativa quale seguirlo in biblioteca e ammirarlo da lontano, a crogiolarsi in quelle nuove emozioni che circolavano nel suo corpo, nella speranza di un suo sguardo.
In realtà però, nella stanza, l'energia solare e positiva che il sorriso di Wuxian emanava sembrava come l'unica fonte di luce.
Fuori si scatenavano tuoni e fulmini, e tutto il paesaggio che Jiang Cheng riusciva a vedere dalla grande vetrata era oscurato da degli scuri nuvoloni che troneggiavano sulla città. Nel luogo, oltre al lento scroscio delle pagine che venivano sfogliate e del tenue rumore delle gocce di pioggia che si infrangevano sul vetro della finestra, non si sentiva più nulla ; ovviamente se togliamo il rumore dello sferrare costante che Wuxian faceva accavallando una gamba e l'altra.
Le luci a neon illuminavano l'ambiente, ed erano presenti sia nel soffitto sia in piccole lampade poste su ogni scrivania.
Jiang Cheng continuò a fissare il tomo che aveva aperto, perdendosi nelle pagine consumate e osservando dall'alto la luce fredda della lampada che si rifletteva sulla carta.
Cosa poteva capirne lui, che il latino non l'aveva mai nemmeno sentito?
E Wuxian lo sapeva, ma gli aveva lo stesso sppiccicato quel libro di fronte, prendendone uno di greco antico per sè e sedendosi alla parte opposta del tavolo.
Oltre ad essere sicuro di non sapere il latino, era altrettanto sicuro che il fratello adottivo non conoscesse nemmeno un'acca di letteratura greca: ma eppure eccolo lì, a sfogliare con interesse quel libro, mordendosi le labbra e rivolgendo certe occhiate al tavolo accanto a loro.
Certo, Jiang Cheng non era mica cieco. Non lo era affatto. Vedeva e Sentiva tutto... anzi, aveva visto e aveva sentito tutto. E di certo non si era fatto mica ingannare dall'improvvisa uscita di Wuxian di voler andare in biblioteca per studiare.
Non era una novità non fosse di buon umore in quei giorni, ma quando era entrato in biblioteca e aveva visto che il motivo per il quale era stato trascinato lì era quello strano bacchettino viziato di città, le nuvole che aveva sopra la testa non avevano fatto altro che diventare ancora più scure, come in pendant con il cielo fuori dalla finestra.
E se Wuxian rivolgeva solo sorrisi a quel ragazzo, Jiang Cheng invece rivolgeva occhiate cupe sia al fratello che a lui.
Era estremamente deluso, amareggiato e disgustato.
Era cresciuto avendo accanto Wuxian, sempre e in qualsiasi momento. Era ovvio gli volesse bene, ma in mezzo a tutto quello zucchero c'era anche una punta amara.
Erano cresciuti spalla per spalla, avevano frequentato le stesse scuole ed avevano affrontato e conseguito gli stessi obbiettivi; eppure, perché a Jiang Cheng pareva che la spalla di Wuxian fosse più alta? Perché Wuxian sembrava essere sempre una spanna avanti a lui, non importava quanto si impegnasse?
Erano partiti da piccole cose: il voto più alto in matematica, l'elogio dell'insegnante di lettere e il record della corsa più veloce durante Educazione fisica, ma le briciole si accatastavano l'una sull'altra, sino a formare un vero e proprio muro che troneggiava sulla propria figura, che lo schermiva dal sole e lo faceva precipitare sotto un cielo ricoperto di cupe nuvole, senza un minimo spiraglio di luce.
E stando sempre sotto un cielo senza sole, tutto attorno a te comincia ad apparirti scuro; ma non ti accorgi però, che alla fine l'unica cosa scura sei tu.
Come gli appariva egro quel sorriso che l'altro aveva stampato in volto.
Aveva ottenuto la borsa di studio e se n'era andato via da quel paesello dalle quattro case, abbandonandolo lì.
Perché Wuxian aveva avuto la borsa di studio e lui no? Aveva studiato quanto lui, se non di più.
Perché diamine il fratello sembrava sempre troppo in alto? Perché cercava di scalare quella montagna raschiandosi i palmi delle mani e procurandosi ferite su ferite, se poi finiva sempre per cadere miseramente? Che senso aveva tutto quello allora?
Aveva passato le settimane dopo la sua partenza succube di emozioni contrastanti.
Se da una parte era meramente felice di non avercelo più attorno, dall' altra l'invidia scorreva disgustosa tra le sue viscere, tralasciando dietro di sé veleno che ardeva il suo cuore.
Era maledettamente ipocrita, egoista e senza cuore, ma cosa poteva farci? Vedeva il mondo crollargli addosso, mentre lo stesso crudele mondo spalancava le porte di una nuova vita a Wuxian.
Poi però, Yanli come sempre aveva capito i sentimenti che alleggiavano nella sua mente.
Si era seduta accanto a lui e gli aveva rivolto un sorriso, l'aveva abbracciato e se l'era tenuto stretto a sé mentre pronunciava con la sua voce pacata e gentile che se avesse voluto sarebbe anche lui potuto andare a studiare a Pechino, che alle spese ci pensava la sua sorellona e che non c'era motivo di preoccuparsi.
Jiang Cheng pensava che la sorella fosse troppo buona per questo mondo, era un angelo sceso in cielo sotto umane spoglie. Era totalmente il suo opposto, eppure lo capiva così bene. Sapeva lenire il tormento del suo animo soltanto pronunciando due parole e rivolgendogli un sorriso.
Così si era armato di coraggio e aveva organizzato la sua iscrizione all'università, partendo all'insegna di quella nuova esperienza mentre per la prima volta in vita sua il futuro gli appariva più brillante che mai.
Ma non avrebbe mai pensato che una volta arrivato il mondo potesse ricadergli addosso con una velocità e una ferocia così esorbitante.
Erano stati due mesi in cui l'aveva lasciato, erano due mesi che non vedeva il proprio fratello, eppure una volta che gli ricomparse sotto gli occhi non gli passò nemmeno per idea di abbracciarlo.
Non dopo che l'aveva trovato nudo in una stanza in compagnia di un altro ragazzo, anch'esso parzialmente svestito.
Wuxian si era così immerso nella vita cittadina da entrare a farne completamente parte? Aveva davvero sviluppato quelle consuetudini? Era stato così impegnato a divertirsi in quell'ambiente mondano, spericolato e spudorato, che anche lui era diventato tale e quale? Era sicuro che non lo avesse pensato nemmeno un minuto, troppo occupato a rifarsi una vita. Ed era una vita che, da quanto aveva potuto notare, a lui non piaceva per niente.
Avevano passato la notte insieme, scappavano nei momenti liberi e si appartavano in posti deserti a scambiarsi baci e promesse d'amore.
Che diavolo stava combinando il fratello? Era davvero diventato un **taglia-manica, come ancora si diceva nel paesello?
Se si fosse saputo in paese, la sua famiglia sarebbe stata vittima di continue occhiate di disprezzo da parte degli altri abitanti del paese, e alla fine sarebbero stati costretti a trasferirsi; non era mica la prima volta che succedeva una cosa del genere in quelle quattro case di paese.

Il Sentiero Che Il Destino Ha Tracciato Per Noi || WangXianKde žijí příběhy. Začni objevovat