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Il sorriso sparì, lasciando posto ad un'espressione che mi fece rabbrividire di nuovo. Fece un piccolo salto indietro, prendendomi alla sprovvista, per poi scagliarsi nella mia direzione. Riuscii a malapena a bloccare il pugno prima che mi colpisse dritta in faccia. La sua velocità era aumentata di colpo. Mi feci indietro tentando di mettere più distanza possibile tra noi, ma non mi lasciava che un paio di metri prima di lanciarsi di nuovo in combattimento. Anche la sua forza era aumentata. Cercai di bloccare un altro colpo, ma riuscì a prevedere i miei movimenti e cambiare traiettoria. Sentii un dolore assurdo all'addome, e mi chinai in avanti a bocca aperta. Non ebbi tempo di riprendere fiato che un altro colpo, ancora più forte, mi prese in pieno petto, facendomi volare a qualche metro di distanza. Sentii la schiena sbattere contro il legno di un albero, e mi sembrò che i polmoni saltassero fuori dal petto. Mi accasciai a terra, tossendo violentemente, portandomi una mano in quel punto nel tentativo di riprendere a respirare. Sentivo chiaramente i suoi passi avvicinarsi in maniera lenta, sicura, ma non riuscivo a reagire. Non riuscivo a pensare. La vista mi si era offuscata leggermente, e il sudore colava dietro al collo in maniera molto fastidiosa. Vidi, tramite lo strappo dell'indumento sull'addome, un grosso cerchio rosso formarsi nel punto del primo colpo, e sapevo che presto sarebbe diventato un brutto livido viola. Con un altro colpo di tosse mi alzai, barcollando e reggendomi al tronco dietro di me. Era l'albero di fronte a quello sempre secco, anch'esso ormai senza più foglie a causa del clima freddo. Alzai lo sguardo verso il mio aguzzino, trovandolo a pochissima distanza da me, e prima che potessi fare anche solo un passo mi si avvicinò di scatto, prendendomi dal maglione e sbattendomi nuovamente contro la pianta. Sentii un dolore ancora più atroce attraversarmi la schiena e la spina dorsale, e sperai di non essermela rotta. 'Dannazione, è troppo forte!'

<<Esatto dolcezza, sono troppo forte. Quindi perché non sai la brava e->> prima che terminasse la frase alzai un braccio, e una delle radici sotto i nostri piedi si stese in avanti con forza, diretto al suo addome. Lui però riuscì nuovamente a prevedere la mossa, e prima che potessi colpirlo per allontanarlo da me lo schivò, e con l'ennesimo coltellino tolto da chissà dove la recise con un taglio netto. Sentii il palmo della mano bruciare, come se fossi stata ferita io stessa, e anche se non era chissà quanto insopportabile strinsi il pugno e ritirai la radice malandata. Mi sembrava di sentirla, una voce dentro le mie orecchie che si lamentava dolorosamente per il colpo. Era la prima volta che capitava una cosa del genere. Non riuscivo a capire, la testa mi doleva come il resto del corpo. Quello psicopatico mi guardò bene, e chissà come si accorse della cosa. Con un sorriso a trentadue denti mi prese il pugno con la mano libera, costringendomi ad aprirla e guardando con aria affascinata il lungo taglio sul mio palmo. Non era profondo per fortuna, ma bruciava e presto si sarebbe sporcato.

<<Ma guarda un po',>> disse lui quasi parlando tra sé e sé, bassandovi sopra un dito e aumentando il fastidio <<questo sì che è molto interessante. Il mio padrone ne sarà contento.>> Si avvicinò ancora di più alla mia mano, e lasciandomi shoccata passò la lingua sopra la ferita, leccando il sangue che aveva iniziato a uscire. Il bruciore si fece più insistente, e non riuscii a trattenere un mugolio di dolore. Era pazzo, era completamente fuori di testa. Subito dopo lasciò finalmente la mia mano, tenendomi con una sola dal colletto e facendomi scendere in modo tale che riuscissi a toccare terra con le punte dei piedi. Sempre contro quella parete legnosa. Si avvicinò, senza smettere di guardarmi negli occhi e con quel maledetto sorriso in volto. Avevo la vista appannata, e sentivo ora la sua mano sulla mia gola, a fare pressione e limitare l'arrivo di ossigeno al cervello. <<Come dicevo, prima che mi interrompessi... fai la brava e lasciati uccidere.>> mormorò.

<<Scordatelo, sei solo un pazzo psicopatico.>> avrei voluto urlargli contro, ma la voce mi uscì incerta e spezzata. Non avevo davvero abbastanza forze per gridare, né tantomeno per continuare a combattere. Sentivo i punti sotto la maglietta tirare in maniera dolorosissima, ed ero certa che durante il combattimento di prima qualcuno si fosse strappato. Lui rise, una risata senza divertimento. Come quando mi aveva attaccata la prima volta. Tentai ancora di reagire per liberarmi, alzando il ginocchio per colpirlo alle parti basse, ma nuovamente previso l'attacco e bloccò la mia gamba con una facilità incredibile. Poi, come se fosse una cosa del tutto naturale, la tirò a sé, avvicinandosi al contempo al mio corpo ancora schiacciato contro l'albero. Era la stessa posizione che avevo assunto nel letto con Galvorn qualche giorno prima. Ma stavolta, al posto del desiderio, non provavo altro che disgusto. Perché non c'era lui con me, ma quel pazzoide che non staccava la mano dal mio collo, e accarezzava il mio corpo senza alcun permesso. Senza riuscire ad evitarlo iniziai a tremare, cercando con tutte le forze che mi erano rimaste di allontanarmi da lui. Non avevo però alcuna via di scampo dietro e intorno a me.

<<Hai paura di me ora?>> domandò a voce bassa, come per non farsi sentire da nessun altro <<Fai bene dolcezza. Mostrami quanto ti spavento. Voglio vederti supplicare per la tua misera vita.>> Si chinò in avanti, arrivando a poca distanza dalla mia bocca. <<Mi eccita vederti in questo stato.>> Serrai la bocca il più forte possibile, facendogli capire chiaramente che non avrei emesso un singolo suono. Non avrei acconsentito alle richieste di quello psicopatico e pervertito neanche se poi avessi avuto salva la vita. Se lo poteva scordare. Tornò a ghignare, e si allontanò di poco dandomi un po' di spazio per respirare. Prima che potessi farlo, però, la sua mano tornò a stringermi il collo, bloccandomi il fiato. Portai entrambe le mani in quel punto, tentando di allentare la presa, ma era come cercare di aprire un collare di puro metallo. Impossibile. Boccheggiai un paio di volte, sentendo nuovamente la vista appannarsi. Una specie di mugolio di dolore mi uscì dalla bocca, troppo basso perché lo sentissi. Stavo per morire? Forse sì, la sensazione doveva essere quella. Sentivo le forze abbandonarmi. Ma non volevo morire in quel modo, non senza aver salutato gli altri. Non con quell'odioso sorriso pazzo davanti. In un batter d'occhio la presa intorno al mio collo sparì, e tornai a respirare. Fu come riprendere fiato dopo essere rimasta in apnea troppo a lungo. Tossii violentemente, lasciandomi cadere per terra senza più la presa del castano sul mio corpo. Mi ci volle quasi un minuto per tornare a vedere normalmente, e sentivo le lacrime combattere per uscire dagli occhi. Un'altra mano, stavolta più delicata, si posò sulla mia spalla, facendomi alzare di scatto gli occhi. Per un attimo rividi quegli occhi ghiaccio di fronte a me e feci per urlare, ma subito di trasformarono in un azzurro dolce, familiare. Lo riconobbi, finalmente. Taras sembrava preoccupatissimo, e la mia mente non riusciva a capire perché. Avevo solo bisogno di qualche minuto per tornare a respirare come prima. La sua voce mi arrivava attutita alle orecchie, e anche se il dolore al collo era persistente riuscii a girarmi verso altri suoni che facevano di sottofondo. Vidi una figura imponente, Galvorn forse, affrontare il mio aguzzino senza timore, evitando i suoi pugni e colpendolo con forza in viso e sul corpo. Non riuscivo a vederlo in faccia, ma dall'intensità e velocità con cui si muoveva sembrava a sua volta impazzito. Un animale rabbioso che si scaglia senza pietà sulla sua preda. Un brivido mi percorse la pelle, e con fatica, aiutata da Taras, riuscii a rialzarmi. Le gambe erano molli e mi reggevano a malapena, ma non potevo abbandonarmi al dolore. Non in quel momento. Il combattimento non era ancora finito.

<<Lexy, dobbiamo andarcene da qui. Sei in pessime condizioni, hai bisogno di cure.>>

<<N-non ancora.>> mormorai, sentendo la gola secca e le corde vocali stridere. Tossii un altro paio di volte, portandomi la mano in quel punto. Mi doleva anche solo sfiorarlo. Doveva aver stretto più forte di quanto avessi immaginato.

<<Non puoi continuare a combattere. Galvorn->>

<<Non riuscirà a tenergli testa.>> lo interruppi <<Non per molto almeno. Ricordati che sa leggere nel pensiero. Per quanto sia arrabbiato in questo momento, presto parerà anche i suoi colpi.>>

My Life Now 2: My Own ChoiceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora